XXIX Anniversario Ordinazione Episcopale

Conferimento Ministero Istituito della Comunione
27-12-2002

I tuoi amici, Signore, contempleranno il tuo volto.

1. In questa invocazione del Salmo responsoriale abbiamo espresso il tratto fondamentale della santità e del ministero apostolico di San Giovanni evangelista, il discepolo di Giovanni Battista, divenuto uno dei primi apostoli di Gesù e il suo discepolo prediletto, che nell’ultima cena meritò di posare il capo sul petto del suo Maestro.
Testimone della trasfigurazione e dell’agonia di Gesù nel Getsemani, fu l’unico apostolo presente ai piedi della croce, dove Gesù gli affidò la Madre Maria. Per primo vide con Pietro il sepolcro vuoto e credette.
Evangelista e teologo, penetrò profondamente il mistero del Verbo fatto uomo pieno di grazia e di verità, per farsene annunziatore e testimone, come ci ha ricordato lui stesso or ora nella prima lettura: ‘Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita’noi lo annunziamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo’ (1 Gv 1,1-4).

2. E’ questo il fondamento di ogni ministero nella Chiesa e la condizione per la sua credibilità e la sua efficacia. Ogni ministero parte dalla preghiera, è vivificato dalla contemplazione e va esercitato nella comunione e per la comunione.
La nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera ‘ ha affermato il Papa nella lettera post giubilare Novo millennio ineunte ‘ se da noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto’ (n. 16) e non fossimo testimoni della comunione ecclesiale, che è ‘il frutto e la manifestazione di quell’amore che, sgorgando dal cuore dell’eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona per fare di tutti un cuor solo e un’anima sola. (n. 45).
Uomo di contemplazione e testimone di comunione deve essere, pertanto, ogni ministro della Chiesa. La preghiera contemplativa ci ricorda costantemente il primato di Cristo e la necessità di ripartire sempre da lui nel nostro apostolato perché sia fruttuoso (n.38). La spiritualità della comunione a sua volta conferisce un’anima al dato istituzionale con una indicazione di fiducia e di apertura, che pienamente risponde alla dignità e responsabilità di ogni membro del popolo di Dio (n. 45).

3. Ciò vale anzitutto per noi Vescovi, che per la grazia del sommo sacerdozio siamo stati consacrati per essere i custodi e i promotori della vita liturgica nella quale si esprime nel grado più alto la contemplazione e dalla quale è incessantemente manifestata e costruita la comunione ecclesiale, che noi, come suoi garanti, dobbiamo testimoniare per primi.
In questo giorno, nel quale io rendo grazie a Dio per il ministero dell’episcopato, affidatomi 29 anni fa come oggi e in quest’ora, risento con sempre nuova trepidazione le domande postemi dal Vescovo ordinante, Mons. Francesco Minerva, tuttora vivente: ‘Vuoi pregare senza mai stancarti Dio onnipotente per il tuo popolo santo? Vuoi edificare il corpo di Cristo che è la Chiesa perseverando nella sua unità?’ Domande che esigono risposte quotidiane.
E mentre chiedo umilmente perdono a Dio e alla Chiesa, e soprattutto alla Chiesa di Palermo, per le eventuali incorrispondenze a tale impegno ministeriale, pur sempre presente nelle intenzioni e nella volontà, chiedo a voi tutti la grazia di aiutarmi con la vostra preghiera e con il vostro esempio a compiere in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio, come mi fu chiesto ventinove anni fa dal Vescovo nella preghiera di ordinazione. E soprattutto per questo ringrazio tutti di cuore.

4. La testimonianza della contemplazione e della comunione è il cuore anche del ministero presbiterale, che in questo anno giubilare del mio cinquantesimo di ordinazione è al centro dello studio, della riflessione, della preghiera della nostra Chiesa palermitana nel quadro più vasto della sua ministerialità e nella prospettiva del rinnovamento della parrocchia come comunità missionaria chiamata a prendere il largo.
Fra le diverse domande fattemi dal medesimo Vescovo ordinante il 28 giugno 1953, tornano con più stimolante insistenza per il mio esame di coscienza all’inizio dell’anno giubilare quelle relative agli impegni presbiterali della preghiera e della comunione: ‘Vuoi insieme con noi implorare la divina misericordia per il popolo a te affidato, dedicandoti assiduamente alla preghiera, come ha comandato il Signore? Vuoi esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale nel grado di presbitero, come fedele cooperatore dell’ordine dei Vescovi nel servizio del popolo di Dio sotto la guida dello Spirito Santo? Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?’. Sono interrogativi che segnano la vita di un presbitero e che egli non può mai dimenticare se intende crescere nell’entusiasmo del suo essere e del suo fare il prete.

5. Testimoni di contemplazione e di comunione sono chiamati i diaconi. A essi nell’ordinazione viene espressamente chiesta la volontà di custodire e alimentare lo spirito di orazione, e su di essi nella preghiera di ordinazione si invoca l’effusione dello Spirito perché ‘compiano fedelmente l’opera del ministero nella Chiesa, corpo di Cristo, varia e molteplice nei suoi carismi, articolata e compatta nelle sue membra’.

6. E in una Chiesa, articolata e compatta nelle sue membra, perché tutta missionaria e ministeriale, si collocano anche i ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato e quello straordinario della Comunione, oltre i numerosi altri servizi e compiti affidati ai laici.
Fermo restando che tutti i fedeli laici hanno come primo compito proprio quello di animare cristianamente le realtà temporali nelle quali sono inseriti con l’annuncio e la testimonianza del Vangelo, ad essi possono essere affidati dei speciali compiti e mansioni nella comunità e per la comunità.
Costituiscono anch’essi una grazia, ossia un dono che lo Spirito Santo concede per il bene della Chiesa; e comportano pure per quanti li assumono, una grazia, non sacramentale, ma invocata e meritata dalla intercessione e dalla benedizione della Chiesa. Anche questi ministeri, infatti, hanno un origine soprannaturale. Nascono cioè non da un semplice desiderio personale, ma da una vocazione divina, dono e grazia dello Spirito Santo. Vanno esercitati, pertanto, in un clima di preghiera contemplativa e con quella spiritualità di comunione che caratterizza il cuore stesso della Chiesa.

7. In questa ottica eminentemente spirituale ho la gioia di conferire il ministero straordinario della comunione a duecentoventi figli e figlie della nostra Chiesa palermitana.
Si tratta di un ministero straordinario non permanente, concesso in relazione a particolari e vere necessità di situazioni, di tempi e di persone.
La possibilità di questo servizio è un gesto della squisita bontà materna della Chiesa, perché sia facilitata a tutti i fedeli, soprattutto a quelli infermi, la possibilità di accostarsi alla Santa Comunione per partecipare più abbondantemente ai frutti del sacrificio della Messa e consacrarsi con maggiore impegno e generosità a servizio di Dio e della Chiesa e al bene dei fratelli.
Si tratta di un ministero veramente provvidenziale, soprattutto nelle grandi parrocchie dove nelle Messe la partecipazione dei fedeli è numerosa o numerosi sono anche i malati.
In occasione della visita pastorale ho avuto modo di constatare personalmente quale servizio prezioso svolgono i ministri straordinari, tanto spesso veri angeli custodi degli ammalati. Con grande affetto e gratitudine voglio questa sera ringraziarli tutti per la dedizione e l’amore con cui svolgono un servizio di carità reso al Signore Gesù stesso che ha voluto identificarsi con gli ammalati. E’ lui, solo lui, la vera ricompensa per un servizio di amore svolto con il disinteresse proprio del vero amore.

8. A tutti i ministri straordinari presenti e ai nuovi che ricevono per la prima volta questo ministero ricordo anzitutto l’esigenza di distinguersi per fede, vita cristiana, senso ecclesiale, condotta morale e carità fraterna.
Siate consapevoli, fratelli e sorelle carissimi, di questo ministero che la Chiesa vi affida e che vi mette in più diretto rapporto con l’Eucaristia, il dono più grande lasciato da Cristo Signore alla Chiesa sua sposa come segno e testamento del suo immenso amore.
Un mistero così grande esige una conoscenza sempre più approfondita e una partecipazione sempre più viva alla sua efficacia di salvezza. Per questo la preparazione dottrinale, spirituale e pastorale offertavi dalla Scuola Teologica di Base e dal nostro Ufficio Liturgico diocesano, deve continuare, con la vostra partecipazione assidua e gioiosa alle iniziative promosse dal medesimo Ufficio e dalle vostre Parrocchie.
Sforzatevi di essere all’altezza di questo grande ufficio. Coltivate la pietà eucaristica. Impegnatevi a vivere sempre più intensamente il sacrificio del Signore e a conformarvi sempre più il vostro essere e il vostro operare. Siate di esempio a tutti i fedeli per l’amore, il rispetto e la devozione verso il Santissimo Sacramento dell’Altare.
Memori, infine, che essere ministri significa essere servitori e mai padroni della Liturgia nei compiti che la Chiesa affida, osservate fedelmente le norme liturgiche riguardanti l’esercizio del vostro ministero.

9. A tal riguardo ricordo che, trattandosi di un ministero straordinario, non può essere esercitato, soprattutto durante la Messa, quando sono presenti presbiteri e diaconi che sono i ministri ordinari della Comunione o anche accoliti che sono i ministri straordinari permanenti, almeno che non siano impediti. In ogni caso può essere esercitato solo nella propria parrocchia, sotto la guida del parroco che ha chiesto il mandato dell’Arcivescovo. E’ questa la ragione per la quale l’Istruzione ‘Immensae caritatis’ ricorda ai presbiteri che essi non sono affatto esonerati dal loro compito di distribuire la divina Eucaristia ai fedeli che ne fanno legittima richiesta e specialmente di recarla ai malati. Questi vanno periodicamente visitati per donare loro il conforto pastorale e per garantire la possibilità di accostarsi al sacramento della Penitenza.

10. Nella preghiera colletta abbiamo chiesto la grazia a Dio Padre per intercessione di San Giovanni, al quale furono rivelate le misteriose profondità del suo Verbo, di donarci l’intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella Chiesa. Per ottenere più facilmente questa grazia, facciamo ricorso alla intercessione materna di Maria, affidata da Gesù come madre a tutti noi proprio nella persona di Giovanni. Nell’Anno del Rosario la preghiera più efficace, dopo quella liturgica, è appunto la recita del Santo Rosario.
Preghiera spiccatamente contemplativa, ci aiuta a contemplare il volto di Gesù con gli occhi e col cuore di Maria in ogni atto del nostro ministero.
Preghiera eminentemente comunitaria, ci fa sentire il gusto della comunione come nella Chiesa nascente riunita nel Cenacolo concorde e in preghiera con Maria.
Preghiera che ci aiuta a imparare Gesù da Maria, a supplicarlo con Maria, a conformarci a Lui come Maria, desta l’entusiasmo di annunziarlo e servirlo nell’esercizio di ogni nostro ministero.
E’ per questo che il Santo Padre ha rivolto particolarmente a noi vescovi, sacerdoti, diaconi, operatori pastorali nei diversi ministeri, l’esortazione a fare l’esperienza personale della bellezza del Rosario per diventarne solleciti promotori (n. 43).
In questa prospettiva avrò la gioia alla fine della Messa di donare ai nuovi ministri straordinari la corona del Rosario, mentre a tutti rinnovo il ringraziamento per l’affetto, la collaborazione e la preghiera.