Mons. Corrado Lorefice
Arcivescovo Metropolita di Palermo
Omelia nella Solennità di S. Rosalia Vergine ed Eremita
Cattedrale
15 Luglio 2019
La parabola delle dieci vergini annuncia che i cristiani e la Chiesa, memori della prima venuta del Figlio di Dio nell’abbassamento e nella condivisione della nostra condizione creaturale, vivono nel mondo protesi verso la sua venuta definitiva nella gloria, seppur senza conoscerne il come e il quando. Abitano nel mondo come tutti gli altri ma a partire da ciò che sperano sul fondamento della fede. Per questo vivono nel mondo con fiducia e speranza, virtù che impregnano il loro essere, il senso ultimo della vita, i progetti, le relazioni, le aspirazioni. La speranza che li anima in virtù della fede nel Crocifisso risorto fonda differenza cristiana, la vita differente del cristiano nel mondo.
Rosalia de’ Sinibaldi ha una giovane età, esaltata dalla bellezza del suo corpo, svelata dal suo stesso nome; di stirpe nobiliare, vive nell’agio e nella ricchezza; ha davanti a sé la vita di corte nella capitale normanna e l’ammirazione di nobili cavalieri; un futuro di sposa e di madre.
Giovinezza, bellezza, nobiltà, ricchezza, vissuto cittadino, successo, amore umano, famiglia. Eppure, come l’amante del Cantico dei cantici (cfr Ct 2, 8-14) e le vergini sapienti del Vangelo (cfr Mt 5, 1-13), Rosalia si desta, si alza, esce, si mette in cammino, ricerca, trova.
Nella vita della nostra Santuzza gli schemi culturali, sociali, familiari, saltano. Ella si determina per la vita eremitica giacché custodisce un cuore ardente e, soprattutto, che attende. Arde di amore, aspetta la venuta dell’Amato. Poiché – come ha pregato il salmista – l’amore del Signore «vale più della vita» (Sal 62, 4).
Rosalia rimane se stessa: donna, bella, nobile, talentuosa, ricca, determinata, capace di relazione, ma imprime un movimento “altro” alla sua vita, dà un altro significato alla sua esistenza. Più alto. Rilegge queste sue peculiarità e potenzialità umane a partire dalla scoperta di una Relazione fiduciale che le è data dalla fede, dalla conoscenza personale dell’«amore di Cristo, che supera ogni conoscenza» (Ef 3,19); in forza del rapporto sponsale con Cristo fondato sulla sua scelta della vita verginale.
La sua purezza di spirito e di corpo canta l’esaltante serietà del caro prezzo della misericordia di Dio Padre per noi uomini nel suo Figlio crocifisso e risorto, nonché la bellezza e la fecondità dell’amore di Dio riversato nel cuore degli uomini e delle donne che credono in Gesù di Nazareth e lo riconoscono Maestro, Messia e Signore.
Rosalia nella scelta verginale ed eremitica resta se stessa, custodisce il cuore umano fatto per conoscere l’amore vero e non i suoi surrogati ingannevoli e le sue mercificazioni alienanti e devastanti; [il cuore umano] fatto, non ultimo, per conoscere ed spargere lo stesso amore redentivo di Dio. Dio stesso, in alcuni discepoli del suo Figlio – chiamandoli liberamente e consapevolmente alla vita verginale e celibataria – suscita incontenibile, questo desiderio, perché ricordino a tutti che l’Amore di Dio va conosciuto, amato, vissuto, servito; va fatto conoscere, testimoniato, donato. Oggi più che mai, poiché avanza il raffreddamento della fede e, dunque, dell’amore. Questo olio che illumina e dà sapore alla vita viene meno, soggiogati dai manipolatori di coscienze e dai surrogati dell’individualismo e dell’egoismo: il profitto, il potere, il narcisismo, il piacere sfrenato, l’indifferenza.
Rosalia con determinazione lascia casa, campi, comfort, ricchezza, prestigio umano. Ripensa le relazioni familiari prendendo le distanze dai rapporti familistici e dalle dipendenze affettive, dalla logica emergente. Sceglie il silenzio dell’eremo, la natura, la preghiera, la povertà, la penitenza, l’intercessione, l’accoglienza, l’ascolto dei diseredati e degli sfiduciati, dei cercatori di Dio. Lascia il certo per l’incerto, la pretesa per l’attesa, il possesso per il dono, l’interesse personale per il bene di tutti.
Probabilmente anche per questo S. Rosalia continua ad affascinarci, ad attirare la sua e nostra Palermo. Per questo ci attrae. Con la sua scelta radicale tutta questa pienezza umana non solo non è mai venuta meno, ma – essendo ricolma di Cristo nel cuore per mezzo della fede (cfr Ef 3, 17) – è stata potenziata e trasfigurata. È straripata, rivelatrice di una “differenza” attrattiva. La sua è una bellezza mai ostentata; una ricchezza mai idolatrata; una carriera mai assolutizzata, né, tantomeno, mercanteggiata; la sua è una relazionalità libera, liberante e inclusiva; un’appartenenza alla città appassionata, disinteressata e responsabile. Ecco perché la sua presenza continua a liberarci e a guarirci. Balsamo di sollievo e unguento terapeutico è ancora per noi oggi la testimonianza di fede, di speranza e di amore di S. Rosalia. Rosalia ci fa fare provvista, riserva di fede, speranza e carità.
Le vergini della parabola «si destarono» (Mt 25,7; è il verbo della resurrezione di Cristo), – sono risuscitate – e preparano le lampade. I cristiani sono i risorti, i rigenerati dalla fede. Come Rosalia sono raggiunti dalla voce dello Sposo, dalla sua Parola e dalla sua Pasqua redentrice. Ci sentiamo raggiunti sin nelle fibre più intime della nostra coscienza, della nostra intelligenza, dei nostri sentimenti, lì dove una larvata ma letale peste oggi tenta di aggredirci.
Le reliquie di Rosalia, esposte alla nostra venerazione, suscitano in noi un di più di umanità e di sentimenti conformi a quelli di Cristo. La sua testimonianza e la sua vicinanza, in virtù della comunione dei santi, ci rendono certi della potenza trasformatrice della nostra umanità e delle nostre relazioni che scaturisce dalla Parola di Dio contenuta nelle Scritture e dalla Pasqua di Cristo attualizzata nei sacramenti della fede, segni efficaci della Grazia nella nostra vita. I sacramenti che fondano e alimentano la vita cristiana e la nostra appartenenza alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica: il Battesimo la Cresima e l’Eucaristia; i sacramenti che segnano le scelte e lo stato di vita di vita come il Matrimonio e l’Ordine; i sacramenti medicinali della Confessione o Riconciliazione e dell’Unzione degli infermi.
Con Rosalia rafforziamoci nell’uomo interiore attingendo il latte spirituale al seno generoso della Madre Chiesa per essere pronti a dare testimonianza con coraggio ed audacia della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15).
Come affermava D. Bonhoeffer, «Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell’attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all’amicizia e all’amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all’altro fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime. Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo» (Cit. in Voglio vivere questi giorni con voi, Queriniana 2008).
Con S. Rosalia, alla conformazione secondo la logica del mondo, preferiamo l’audacia della differenza e della resistenza cristiana, certi «di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante lo Spirito del Padre» (cfr Ef 3, 16).