Cattedrale
21-11-2004
Regna la pace dove regna il Signore
1. È questo il messaggio finale che la liturgia ci rivolge a conclusione dell’Anno Liturgico 2004, che per la nostra Chiesa palermitana è stato un intenso Anno eminentemente Eucaristico. È anche il messaggio conclusivo del Congresso Eucaristico Diocesano, che per otto giorni ci ha radunati attorno al Mistero Eucaristico creduto, celebrato, adorato, contemplato, come mistero di luce e di vita, sorgente di comunione e forza propulsiva della missione.
Un messaggio che svilupperò nella Preghiera conclusiva a Piazza Castelnuovo.
Nell’arco di un anno, soprattutto nella celebrazione eucaristica domenicale, abbiamo ricordato e rivissuto i misteri della Redenzione e ne siamo venuti a contatto per essere ripieni della grazia della salvezza.
Oggi, ultimo giorno del Congresso, la liturgia c’invita a contemplare, celebrare e rivivere in stupenda sintesi i misteri della redenzione, fissando lo sguardo su Gesù, Re dell’Universo.
2. Lo abbiamo contemplato nella prima lettura nella figura profetica più eccellente della sua regalità, quella di Davide consacrato re e pastore. ‘Siederà sul trono di Davide suo padre, disse l’Angelo a Maria, e il suo regno non avrà fine’.
Lo abbiamo contemplato nella seconda lettura con gli occhi e col cuore dell’Apostolo Paolo, che scrivendo ai Colossesi esalta la sua regalità e ne passa in rassegna i titoli più espressivi.
Cristo è Re per diritto di natura perché figlio di Dio, immagine del Dio invisibile. Generato, non creato dal Padre,in lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono state create tutte le cose in cielo e in terra, e tutte sussistono in lui.
Cristo è Re per diritto di conquista, perché ci ha liberati dal potere delle tenebre, ci ha riscattati cioè dal peccato col sangue della sua croce e da lui continuamente siamo riconciliati con il Padre: solo in lui abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati.
Cristo è Re in quanto è Capo del suo corpo che è la Chiesa. Per mezzo di lui il Padre ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce: la santità è la nostra prima e fondamentale vocazione, perché è il primo e fondamentale dono del Battesimo.
Sempre vivo perché risorto, Gesù come primogenito di coloro che risuscitano dai morti, è la garanzia della nostra risurrezione. Ce la offre in ogni celebrazione eucaristica, convito sacrificale che prelude al Convito eterno ed è il pegno della gloria futura.
Sgorga perciò spontaneo dal nostro cuore l’inno di ringraziamento esploso dal cuore di Paolo: ‘Ringraziamo con gioia Dio’ nostro Padre che nel Figlio suo ha voluto creare e restaurare tutte le cose, dare agli uomini vita e salvezza.
3. Ma è soprattutto nel brano del Vangelo che abbiamo contemplato Cristo Re sul singolare trono della sua regalità, il patibolo dell’ignominia diventato trono di misericordia e di grazia.
Tra l’indifferenza del popolo accorso sul Golgota attratto solo dalla singolarità dell’avvenimento, tra il livore dei capi che lanciano espressioni mordaci e ironiche verso il taumaturgo impotente a liberarsi dalla morte, tra gli insulti dei soldati che si associano al potere costituito che li paga e ripetono con scherno le motivazioni della sentenza di morte, ‘Questi è il Re dei Giudei’, Gesù manifesta la sua regalità di amore. Ascolta senza reagire l’insulto di uno dei malfattori crocifissi con lui. Ascolta con amore l’altro malfattore che prende le sue difese e riconosce i propri errori. Con amore accoglie la sua implorazione: ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno’. E con amore lo rassicura: ‘In verità, ti dico oggi sarai come in paradiso’.
E’ il trionfo dell’amore regale di Cristo. Il malfattore chiede la grazia nel futuro: ‘quando entrerai nel tuo Regno’ e l’ottiene subito ‘oggi’. Non ha da aspettare. Il Re dei Re ha espiato per lui, gli ha meritato la grazia del perdono; per accoglierlo è stato sufficiente il pentimento accompagnato dalla fede.
4. ‘Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me’, aveva promesso e assicurato un giorno parlando della sua morte in croce. Ora mantiene la promessa e nel malfattore che ha avuto fede in lui ci ha dato le primizie.
Anche noi, sorelle e fratelli carissimi, a conclusione dell’Anno e del Congresso Eucaristico, volgiamo lo sguardo su di lui, confitto sulla croce, nella celebrazione del sacrificio eucaristico che ne è il memoriale, e nell’adorazione eucaristica, che ce lo fa contemplare con gli occhi della fede.
Lasciamoci afferrare da lui, per realizzare qui in terra e nel cuore della storia il suo Regno, che come canta oggi la Liturgia della Chiesa, è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace.
Sono questi i valori che promanano continuamente dall’Eucaristia, e che noi attingiamo alle sorgenti: dalla celebrazione eucaristica soprattutto domenicale, e dall’incontro col nostro Re nella adorazione contemplativa, certi, come abbiamo cantato nel salmo responsoriale, che ‘regna la pace dove regna il Signore’.
Un messaggio che svilupperò nella Preghiera conclusiva a Piazza Castelnuovo.
Nell’arco di un anno, soprattutto nella celebrazione eucaristica domenicale, abbiamo ricordato e rivissuto i misteri della Redenzione e ne siamo venuti a contatto per essere ripieni della grazia della salvezza.
Oggi, ultimo giorno del Congresso, la liturgia c’invita a contemplare, celebrare e rivivere in stupenda sintesi i misteri della redenzione, fissando lo sguardo su Gesù, Re dell’Universo.
2. Lo abbiamo contemplato nella prima lettura nella figura profetica più eccellente della sua regalità, quella di Davide consacrato re e pastore. ‘Siederà sul trono di Davide suo padre, disse l’Angelo a Maria, e il suo regno non avrà fine’.
Lo abbiamo contemplato nella seconda lettura con gli occhi e col cuore dell’Apostolo Paolo, che scrivendo ai Colossesi esalta la sua regalità e ne passa in rassegna i titoli più espressivi.
Cristo è Re per diritto di natura perché figlio di Dio, immagine del Dio invisibile. Generato, non creato dal Padre,in lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono state create tutte le cose in cielo e in terra, e tutte sussistono in lui.
Cristo è Re per diritto di conquista, perché ci ha liberati dal potere delle tenebre, ci ha riscattati cioè dal peccato col sangue della sua croce e da lui continuamente siamo riconciliati con il Padre: solo in lui abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati.
Cristo è Re in quanto è Capo del suo corpo che è la Chiesa. Per mezzo di lui il Padre ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce: la santità è la nostra prima e fondamentale vocazione, perché è il primo e fondamentale dono del Battesimo.
Sempre vivo perché risorto, Gesù come primogenito di coloro che risuscitano dai morti, è la garanzia della nostra risurrezione. Ce la offre in ogni celebrazione eucaristica, convito sacrificale che prelude al Convito eterno ed è il pegno della gloria futura.
Sgorga perciò spontaneo dal nostro cuore l’inno di ringraziamento esploso dal cuore di Paolo: ‘Ringraziamo con gioia Dio’ nostro Padre che nel Figlio suo ha voluto creare e restaurare tutte le cose, dare agli uomini vita e salvezza.
3. Ma è soprattutto nel brano del Vangelo che abbiamo contemplato Cristo Re sul singolare trono della sua regalità, il patibolo dell’ignominia diventato trono di misericordia e di grazia.
Tra l’indifferenza del popolo accorso sul Golgota attratto solo dalla singolarità dell’avvenimento, tra il livore dei capi che lanciano espressioni mordaci e ironiche verso il taumaturgo impotente a liberarsi dalla morte, tra gli insulti dei soldati che si associano al potere costituito che li paga e ripetono con scherno le motivazioni della sentenza di morte, ‘Questi è il Re dei Giudei’, Gesù manifesta la sua regalità di amore. Ascolta senza reagire l’insulto di uno dei malfattori crocifissi con lui. Ascolta con amore l’altro malfattore che prende le sue difese e riconosce i propri errori. Con amore accoglie la sua implorazione: ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno’. E con amore lo rassicura: ‘In verità, ti dico oggi sarai come in paradiso’.
E’ il trionfo dell’amore regale di Cristo. Il malfattore chiede la grazia nel futuro: ‘quando entrerai nel tuo Regno’ e l’ottiene subito ‘oggi’. Non ha da aspettare. Il Re dei Re ha espiato per lui, gli ha meritato la grazia del perdono; per accoglierlo è stato sufficiente il pentimento accompagnato dalla fede.
4. ‘Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me’, aveva promesso e assicurato un giorno parlando della sua morte in croce. Ora mantiene la promessa e nel malfattore che ha avuto fede in lui ci ha dato le primizie.
Anche noi, sorelle e fratelli carissimi, a conclusione dell’Anno e del Congresso Eucaristico, volgiamo lo sguardo su di lui, confitto sulla croce, nella celebrazione del sacrificio eucaristico che ne è il memoriale, e nell’adorazione eucaristica, che ce lo fa contemplare con gli occhi della fede.
Lasciamoci afferrare da lui, per realizzare qui in terra e nel cuore della storia il suo Regno, che come canta oggi la Liturgia della Chiesa, è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace.
Sono questi i valori che promanano continuamente dall’Eucaristia, e che noi attingiamo alle sorgenti: dalla celebrazione eucaristica soprattutto domenicale, e dall’incontro col nostro Re nella adorazione contemplativa, certi, come abbiamo cantato nel salmo responsoriale, che ‘regna la pace dove regna il Signore’.