Figlie e figli miei carissimi!
In questa piazza, questa sera, come è tradizione, intendiamo affidare a Maria Santissima, l’Immacolata, Patrona della nostra Città e della nostra Isola, le nostre vite!
Eredi di quella nobilissima Palermo che fin dal 1624 giurò di difendere la verità dell’immacolato concepimento fino all’effusione del sangue, e figli di quella fede che i nostri padri ci hanno consegnato e tramandato come tesoro prezioso di cui arricchire la nostra Città, e in cui far crescere la nostra storia.
Alla Vergine Santissima consegniamo il nostro presente e il nostro futuro, specie nella trepidazione che contraddistingue il passaggio epocale che stiamo vivendo.
Nel silenzio della piccola casa di Nazaret, Maria si lascia interpellare dalle parole dell’angelo Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (cfr. Lc 1,31), e dà il pieno consenso perché avvenga in lei l’evento più sublime, quello su cui l’intera storia dovrà ritrovare il centro e il senso: «Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). E il Verbo si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14).
Dall’ ‘eccomi’ della Vergine Maria, nasciamo anche noi come figli di un’umanità nuova, redenta da Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Ne professiamo così numerosi la devozione? Allora dobbiamo dimostrarci davvero eredi del suo ‘eccomi’, figli del suo esempio.
E il suo ‘eccomi’ mi pare possa essere concretizzato nel nostro tempo con una parola chiave: responsabilità.
Ho letto recentemente una frase significativa, figlia della povertà dell’America Latina: «O mundo che a gente quer, depende do que a gente faz» – «Il mondo che la gente chiede dipende da quello che la gente fa».
Dio è intervenuto nella storia dell’umanità e l’ha cambiata. Ma l’ha fatto con la collaborazione di Maria, attraverso la sua risposta. Essere figli di Maria, figli del suo ‘eccomi’, significa attingere alla risorsa della propria responsabilità nel vivere le situazioni quotidiane, anche le più dolorose, in sintonia con quanto il Signore ci chiede.
L’avvento del Regno nel mondo, nella nostra Italia, nella nostra Citta di Palermo, conta in primo luogo sulla nostra responsabilità. È ad essa che, come Padre e Pastore di questa santa Chiesa, non posso cessare di fare appello, anche in questa giornata di festa in cui siamo raccolti dinanzi alla Donna del ‘sì’.
Guardiamoci attorno’ Guardiamo questa nostra Città.
Sì, so bene che è più facile scorgerne le brutture, specie quelle che saltano subito all’occhio, i disagi nei quali da sempre sembra immobilizzata. Ad uno sguardo più attento si riconosce che c’è troppo poco senso di responsabilità che soggiace a tante di queste brutture. E questo ad ogni livello, specie quando il disinteresse e l’egoismo diventano sostrato culturale che impoverisce le straordinarie potenzialità di questa nostra Città.
È certamente evidente lo stallo politico-amministrativo che attanaglia questa ‘Palermo felicissima’. Risentiamo senza dubbio di un ‘effetto a cascata’ a partire dalla situazione regionale e nazionale. Ma lo stallo sembra essere anche quello delle tante coscienze che non credono più nel cambiamento e che non si impegnano in una vera responsabilità condivisa.
Tutti desideriamo una Città più pulita.
E questo dipende da una efficiente raccolta dei rifiuti.
Ma c’entra anche la responsabilità dei singoli cittadini! Come viviamo gli ambienti che ci sono stati consegnati dalla storia? Assumiamo la responsabilità di custodire il creato, e quanto di bello ci è stato donato?
A tutti piacerebbe vivere in una Palermo meno caotica, più libera dallo smog e dal traffico. Ed è giusto chiedere all’Amministrazione di provvedere ai controlli e di agevolare la viabilità.
Ma quale senso civico mostriamo per primi noi cittadini quando circoliamo per le strade? Siamo responsabili nell’attenerci alle regole, nell’evitare i disagi con il nostro comportamento, nel rispettare le esigenze di tutti? Nell’evitare di mettere a repentaglio la nostra vita e quella degli altri?
Certo vorremmo che fosse il senso della famiglia e del riposo festivo a prevalere sulle logiche di profitto e di consumo che, soprattutto a cavallo di queste festività natalizie, fanno presa sul modo di agire e di scegliere.
Ma guardando meglio, la situazione è ben più ampia’
Attanagliati da questa crisi che sembra non avere per il momento valide soluzioni, pensiamo tutti quanti con la dovuta responsabilità ad una vita più sobria? Pensiamo ‘ per esser concreti ‘ anche ad un Natale più sobrio? A feste più contenute nelle spese? A regali meno costosi?
Siamo tartassati ogni giorno da un sistema ‘ pubblicitario e non ‘ che ci spinge al consumismo e alla spesa per il superfluo, ma ci siamo decisi ad adottare stili di vita che siano anche risposte profetiche allo sperpero di denaro e di risorse che crea un sistema viziato e ingiusto nei confronti dei più poveri? Credo che dobbiamo interrogarci anche su questo nostro modo di rispondere’
Ci addolora sapere delle tante famiglie che fanno grosse difficoltà ad arrivare a fine mese. Ne condividiamo la sofferenza nel bisogno, così come ci ha insegnato il Signore Gesù che nacque povero’
La povertà è attorno a noi, è vicina a noi. Ne avvertiamo l’abbrutimento in cui pian piano fa decadere l’uomo. La comunità ecclesiale auspica che nella nostra Città strumenti socio-assistenziali sempre più efficaci possano provvedere ad interventi puntuali che rispettino la dignità dei poveri.
Ma non è questa una grande occasione per fare appello alla responsabilità di tutti? Per scoprire o riscoprire la solidarietà reciproca e il senso della comunione fra tutti i figli di Dio? Non è l’occasione per passare dalla risposta della sobrietà alla risposta della carità?
I poveri non possono sperare nella manna dal cielo. Ma devono contare sul pane che viene dai fratelli! Quello sì! È l’ ‘eccomi’ della condivisione e del dono. Può farsi concreto nelle situazioni che conosciamo, ma anche attraverso le Caritas parrocchiali, gli enti caritativi e di volontariato, le mense che sono presenti nel nostro territorio cittadino.
«Il mondo che si chiede dipende da quello che si fa». Il mondo nuovo comincia da noi e dalle nostre scelte, come fiorì la novità dal ‘sì’ di Maria. Sono solo alcuni esempi fra i tanti’
Il mondo nuovo comincia dalla nostra sincera volontà di non essere cristiani rachitici e silenziosi, di non essere complici di compromessi.
Lei, la Donna piena di grazia, piena di Dio, ci invita a guardare alla verità delle cose: più Dio viene relegato ai margini delle coscienze, nell’orizzonte sfumato e distante delle scelte private, e più la nostra società perderà valore e valori. Non possiamo educare le nuove generazioni allo svilimento della persona umana, alle continue offese perpetrate ai danni della sua dignità e del suo futuro. Molto dipende dalle scelte di ognuno’
Il Regno di Dio in mezzo agli uomini ha origine nel cuore di ogni credente che, convertendosi ogni giorno, ogni giorno pronuncia il suo ‘eccomi’ dinanzi alle tante situazioni in cui è chiamato ad essere ‘sale della terra’ e ‘luce del mondo’.
Il cuore’ Non c’è altro luogo che bisogna cambiare per primo.
Non c’è altro luogo in cui si può davvero pronunciare il ‘sì’ a Dio.
O ‘Tutta bella’, Maria, a te consegniamo ancora una volta i nostri cuori, perché ci aiuti a farli ‘belli’ come il tuo. A te consegniamo anche i nostri quotidiani e faticosi ‘eccomi’ perché li renda simili al tuo, puri nell’intenzione, docili nell’abbandono, fecondi di salvezza.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.