Ancora una volta la Vergine Maria chiama a sé il popolo di Palermo. Ed è un dolce richiamo che si perpetua nel tempo, nei secoli, fin da quando, nel 1624, il popolo palermitano giurò solennemente di difendere fino all’effusione del sangue, la verità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Sappiamo bene che tale verità non era ancora stata dogmaticamente definita, come lo sarebbe stato in seguito nel 1854, da parte del Beato Pio IX, Papa, ma che essa era fortemente scolpita nel cuore del popolo santo di Dio, per opera della fede e nei tratti della devozione popolare.
2. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te! Stasera siamo in tanti, è vero. Ma ci sembra che questo momento, qui in questa piazza, sia il momento in cui la nostra Città, i cuori di tutti e singoli i suoi cittadini, possono entrare in confidenza filiale con la Madre, disponibile ad ascoltarci come figli. Maria ci comprende, ci accosta, e mentre noi ne portiamo stasera il simulacro per le nostre strade, si dimostra ancora una volta disposta ad accogliere le nostre speranze, i nostri sogni e i nostri impegni, come anche i nostri bisogni, le nostre sofferenze fisiche e spirituali, le nostre incertezze, le preoccupazioni che ci attanagliano.
Cosa le portiamo ancora? Dinanzi a lei, Madre cara, riconosciamo anche la nostra debolezza, le nostre fragilità, la nostra condizione ferita, se non sfigurata, dal peccato.
Lo facciamo davanti a lei, Immacolata, perché crediamo che lei, che non conobbe peccato, è la nuova Eva, la vera madre dei viventi, quella Madre a noi affidata da Gesù sulla croce, madre di ogni uomo che vuole rompere con il peccato e vivere la novità del Vangelo.
Ecco: Maria è qui per accoglierci ancora una volta! La presenza del simulacro argenteo in questa piazza gremita dice la sua disponibilità a rimanere accanto a noi sempre, a vegliare come Regina su questa nostra Città di Palermo.
3. O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te! Il peccato ferisce e segna la storia influenzata dall’egoismo dell’uomo che continua a non ascoltare la volontà di Dio che desidera per lui unicamente il bene. Per questo la storia ha ancora bisogno di vivere in pieno la redenzione operata da Gesù Cristo. Basta guardare dentro di noi e attorno a noi: quanto bisogno di salvezza!
E quanto è necessario impegnarci tutti, come singoli e come comunità, a costruire e ricostruire la storia, a rinnovarla dall’unico luogo dal quale essa può essere rinnovata: ossia il cuore dell’uomo, la sua profondità, e sue scelte e le motivazioni del suo pensare e del suo agire.
Allora, mentre parliamo a Maria di noi stessi, ella ci risponde, e, con uguale confidenza di Madre, ci dice che a tutti i livelli abbiamo qualcosa da rivedere e da cambiare, che è necessario assumere la realtà con responsabilità, ovvero ‘rispondendo’ alle esigenze di vivere bene il presente per progettare e costruire meglio il futuro.
Negli ultimi mesi ci siamo accorti che per ripensare il nostro cammino, non possono fare da bussola i criteri dell’economia globalizzata, o gli equilibri finanziari dei macrosistemi. Questo si è dimostrato e si dimostra ancora fallimentare e svilente.
Mi pare che si debba riconoscere, carissimi fratelli e sorelle, quello che la Dottrina Sociale della Chiesa ha da sempre proposto: in questo tempo di crisi, per cogliere appieno tutte l’opportunità di sfruttare i talenti in nostro possesso, per meglio reinvestire energie, ciò che su cui si deve puntare è prima di tutto la promozione dell’uomo e della sua dignità, della sua verità e delle sue lecite aspirazioni, con un’attenzione profonda e decisa al suo ‘essere con gli altri’, ossia venendo in aiuto alle sue povertà e alle sue difficoltà, sviluppando solidarietà e mutuo sostegno, reciproco interesse per il bene comune.
In questo tempo di incertezze e di buio, una vera rinascita può contare solo sulle forze buone ci spronano tutti alla capacità di convivenza pacifica, al rispetto reciproco, alla giustizia e all’onestà che promuoviamo nelle situazioni del quotidiano, all’attaccamento alla vita e alla famiglia.
Tutto questo non si promuove da solo: è affidato a tutti i cittadini come compito, ad una fede che si incarna nella vita e diviene cittadinanza attiva e fattiva.
4. Se ciò vale per tutti, è doveroso che come Padre e Pastore di questa porzione del popolo santo di Dio posta sotto la custodia materna di Maria Immacolata, debba interpretare i sentimenti di smarrimento che credenti e non provano dinanzi all’operato dei responsabili delle Amministrazioni Pubbliche. Essi sono, in questo tempo particolare, maggiormente interpellati nel tener presente più concretamente la promozione del bene comune, ma questo ‘ ahimè! ‘ sembra non essere evidente! E da tante parti ci si chiede: a che punto sta la nostra Città, e verso dove sta andando?. Ci si chiede: davvero la nostra Terra deve essere segnata inesorabilmente dall’immobilismo che la trascura e la sfigura?.
La nostra fede di credenti, la nostra speranza dei cittadini, la nostra dignità di uomini dicono che così non si va lontano, né avanti! Non si può andare avanti!
Ritengo di interpretare il sentire religioso e civile di questa piazza, rivolgendo una parola sia al livello legislativo, sia al livello amministrativo della nostra Città e della nostra Regione.
Non si può continuare a registrare lo stand-by delle Istituzioni su questioni fondamentali che ‘ solo per fare qualche esempio ‘ riguardano il sostegno all’istituto familiare, la difesa della vita dal suo nascere al suo naturale tramontare, l’occupazione giovanile, la garanzia degli alloggi per i senza casa, il finanziamento alle istituzioni di solidarietà e di promozione dei più bisognosi, lo sviluppo dell’imprenditoria.
In momenti di crisi come quelli che ci attanagliano, si sente l’esigenza di leaders che, a partire da una chiara e solida ‘scaletta di valori e di priorità’ si impegnino a tracciare e percorrere sentieri di speranza.
Abbiamo bisogno di uomini e donne che, sia pure con quella fatica del credere e del vivere dalla quale la Vergine non fu esente, guardino seriamente e costruttivamente alle reali situazioni della gente, a quelle problematiche da gestire con creatività e passione politico-sociale.
E noi cristiani abbiamo il diritto di chiedere che sia le proposte di legge, sia i provvedimenti economico-amministrativi, rispettino un sistema valoriale che è inscritto nella natura umana, nella sua verità e nella sua dignità, così come essa si presenta, così come il Verbo l’ha voluta sposare incarnandosi e così come la Parola di Dio e il Magistero della Chiesa ci confermano.
Abbiamo il diritto di chiedere alla nostra classe politico-amministrativa che sposi le vere emergenze, di cui respiriamo tutti le conseguenze nel degrado che viviamo: che si attenzioni e si promuova la famiglia, che si salvaguardi e tuteli la vita, che si costruisca futuro per i giovani!
Chiediamocelo: noi cristiani abbiamo il diritto di chiedere tutto questo? Rispondiamo: Sì! Ne abbiamo diritto! Ce lo impone la verità dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, e ce lo impone la sua dignità che non vogliamo sia offesa e tradita.
5. L’omaggio dei fiori che deporremo tra poco dinanzi alla statua dell’Immacolata sulla sommità della colonna, rappresenti l’omaggio della nostra vita.
Essa è travagliata da tanto buio intorno, e cerca luce, la Luce di Dio che la Vergine Maria, ancora una volta, viene ad indicarci come unico orientamento della nostra esistenza e della nostra società.
E l’omaggio floreale, oltre a portare il nostro travaglio e i nostri bisogni, porterà anche l’offerta del nostro impegno a corrispondere, tutti e meglio, all’azione di Dio in noi, ad accogliere la sua amicizia e a frequentarlo quotidianamente come Maria, per poter affrettare il compiersi del suo Regno in mezzo a noi, nella nostra Città, nella nostra Isola.