Aguas de Lindoia
15-08-2008
Caro fratello Francesco,
Padre e Pastore di questa santa Chiesa di Nostra Signora di Amparo,
Eminenza, Signor Cardinale Rigali,
cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
fratelli e sorelle amati dal Signore e a me carissimi!
1. È per me motivo di profonda gioia trovarmi in mezzo a voi in occasione di questa LXVI Convention Internazionale del Serra Club, nella quale ci sentiamo tutti coinvolti ‘ a vario titolo ‘ in una riflessione ampia e feconda circa il tema delle vocazioni sacerdotali e religiose.
Il vostro convenire qui da ogni distretto ‘ a volte anche dai più lontani ‘ è segno autentico dell’attenzione che il movimento laicale del Serra Club pone nel promuovere e sostenere la pastorale vocazionale nell’ambito delle singole chiese di appartenenza. Riconosciamo in essa un problema vitale per il futuro della fede cristiana. Non si tratta di un aspetto marginale dell’esperienza ecclesiale, bensì del vissuto stesso della fede in Gesù Cristo, l’unico capace di colmare appieno le aspirazioni più profonde del cuore umano. Per questo appare sempre più evidente quanto sia urgente e doveroso il contributo che, entro una connotazione laicale sempre più matura, voi siete chiamati a dare.
Mi è gradito ringraziare in particolare tutto l’International Board e chi ha curato l’organizzazione di questo evento. In particolare sento il dovere di esprimere la mia riconoscenza al nuovo Presidente Internazionale che si insedia proprio a partire da questa Convention. Il caro Dott. Cesare Gambardella ha fortemente voluto la mia presenza qui in Brasile, ed io volentieri ho avvertito la responsabilità di accompagnarlo in questo nuovo servizio che egli assume non soltanto all’interno del movimento, ma anche dinanzi alla comunità ecclesiale.
2. Abbiamo ascoltato con attenzione la lettura dell’Antico Testamento che è stata proclamata, un brano affascinante e suggestivo, tratto dal libro del profeta Ezechiele. Egli vive nel VI secolo a.C., un momento particolare per il popolo di Gerusalemme, il momento della distruzione della città e della tragica deportazione in Babilonia, avvertita come giusto castigo per il peccato di infedeltà. Proprio in mezzo a queste difficoltà Ezechiele è chiamato dal Signore ad annunciare e ricordare l’amore che Dio nutre nei confronti del suo popolo e la sua fedeltà incondizionata.
Gerusalemme è paragonata ad una trovatella, figlia di genitori pagani, abbandonata in aperta campagna appena partorita. Ella cresce e si sviluppa quasi in modo selvaggio fino alla piena sua maturità. Dio non interviene immediatamente, ma rispetta i suoi tempi e la predispone alla sua azione di salvezza.
Così quando la ragazza è cresciuta, il Signore la incontra nell’età dell’amore e giura un’alleanza che ‘ con il gesto dello stendere il lembo del mantello ‘ arriva a farsi vero e proprio matrimonio. Dio sposa Gerusalemme, per sempre, nella fedeltà e nell’amore. Per questo la copre di ogni attenzione, la accudisce, l’adorna come una sposa, fino a farne la sua regina, per bellezza e santità.
Eppure Gerusalemme si ribella a Dio. Rifiuta il suo amore, tradendo il suo sposo con gli idoli. È il mistero della libertà umana. L’infedeltà del popolo è paragonata alla prostituzione della sposa: con la sua bellezza, la sua predilezione, la sua maestà, doni che Dio le ha dato, Gerusalemme si concede ad altri dèi, ad altri culti.
Quanto è profondo e insondabile l’abisso del mistero del tradimento di Dio da parte dell’uomo! Un mistero che attraversa la storia dell’umanità. Un mistero nel quale la compassione amorevole di Dio cambia la storia dell’infedeltà in storia di salvezza: e questa compassione diventa misericordia paziente che rimane per sempre.
«Mi ricorderò dell’alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un’alleanza eterna» (Ez 16,60). Così Dio rinnova la sua promessa anche nel momento del tradimento del suo popolo, a patto che esso esca dalla confusione del peccato e si apra all’orizzonte dell’abbandono alla sua azione salvifica.
3. La vicenda narrata da Ezechiele e’ la sintesi dolorosa eppure feconda della storia della salvezza, intrecciata della fedeltà di Dio all’alleanza con l’uomo e dell’altalenante adesione del cuore umano al disegno divino pensato per la sua felicità. Su tutto trionfa la misericordia divina, l’attenzione premurosa del Dio che salva, la compassione eterna del Signore che non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva.
Ritengo che a questo bisogna tornare e ritornare sempre per assaporare l’origine delle vocazioni di speciale consacrazione, quelle al servizio dell’evangelizzazione, attraverso le quali Dio non cessa di far sentire la sua voce per rivolgere la ‘Buona Novella’ agli uomini di tutti i luoghi e di tutti tempi.
A noi, che siamo «suo popolo e gregge del suo pascolo» (Cf. Sal 99) eppure siamo capaci di sfuggire al suo abbraccio vitale e chiuderci alla prospettiva gratuita e libera del suo amore, Dio offre sempre una possibilità in più, con un amore gratuito e fecondo.
Per rimanere nell’ambito del tema affrontato in questa Convention, è questo il grande ‘sogno’ di Dio per l’uomo. Un sogno che è salvezza piena, nell’adesione libera al disegno che Dio ha donato agli uomini, suoi figli, creati a sua immagine e somiglianza.
Il sogno della salvezza è il sogno della divina compagnia, dell’eternità donata agli uomini e che inizia già in questa terra, quando si assapora il gusto della vita eterna, della vita autenticamente vissuta e spesa per lui e per i fratelli. È il sogno divenuto realtà nel Figlio Gesù Cristo, che ‘ nell’obbedienza al Padre ‘ può dire «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Cf. Gv 10,10).
4. Dio non si accontenta di sognare la felicità per gli uomini. Desidera che il suo sogno venga condiviso da figli e figlie che sposino la causa del Vangelo, che si donino a lui per annunciarne l’amore, che si consacrino al servizio della possibilità che il sogno della salvezza diventi realtà per l’umanità intera.
Ecco perché Dio continua a chiamare. Ecco perché desidera la collaborazione di uomini e donne che sappiano accompagnare, da fratelli, i passi dei suoi figli e sappiano comprendere le debolezze e le paure dei nostri tempi, così densi di interrogativi che interpellano l’esistenza.
Il sogno di Dio può diventare realtà attraverso vocazioni sante e generosamente dedite alla causa dell’evangelizzazione in un mondo in continua evoluzione. È il sogno del Dio che, come si fa compagno con Gerusalemme, continua a farsi compagno della Chiesa. E continua rinnovare la sua fedeltà incondizionata che attende la generosa disponibilità dell’uomo.
5. Siamo in un tempo in cui il messaggio profetico di Ezechiele deve sempre di più essere portato e annunziato da uomini e donne che sappiano scuotere i fratelli e ricordare loro le vie di Dio. Per questo la Chiesa avverte il bisogno dare nuovi impulsi alla pastorale vocazionale e di aprire cammini nuovi che preparino un terreno fecondo per tanti giovani aperti ad una scelta di vita alta ed entusiasmante.
Una scelta di vita che non tutti possono comprendere, come abbiamo ascoltato da Gesù nel Vangelo. Una scelta che, prima che essere compresa con l’intelletto, va abbracciata con la fede e vissuta nell’abbandono. Ecco che il farsi ‘eunuchi per il regno dei cieli’ diventa concreta donazione, amore ampio e non limitato, segno profetico che indica all’umanità la condizione celeste alla quale tutti siamo chiamati.
Dio continua a parlare nella donazione di tanti che scelgono di rispondere alla sua chiamata. Dio continua a chiamare a conversione. Dio continua ad amare in modo incondizionato.
6. Certamente la collaborazione di tanti giovani al sogno di Dio per l’umanità va preparata, stimolata, accompagnata. La pastorale vocazionale non può esaurirsi in iniziative occasionali e straordinarie, che sorgono accanto ai cammini delle nostre comunità, quasi giustapponendosi. Essa deve piuttosto costituire una delle preoccupazioni costanti nella pastorale della Chiesa locale. Le vocazioni nascono in terreni ben curati, nei quali, al di là della banalità che troppo spesso respirano, i giovani sono invitati a porsi domande di senso profonde e incisive.
Così si esprimeva il compianto Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1997: «Ogni battezzato deve essere aiutato a scoprire la chiamata che, nel progetto di Dio, gli è rivolta e a rendervisi disponibile. Sarà così più facile, a chi è destinatario di una vocazione particolare a servizio del Regno, riconoscerne il valore ed accettarla generosamente. Non si tratta, infatti, di educare le persone a fare qualcosa, bensì a dare un orientamento radicale alla propria esistenza ed a compiere scelte che decidono per sempre del proprio futuro».
Così nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, nei vari movimenti, nelle realtà dell’associazionismo, come pure ‘ e prima di tutto ‘ nelle famiglie, il cammino di una fede autenticamente abbracciata e coerentemente vissuta è il terreno fertile per un nuovo germogliare di vocazioni.
Risuona in modo deciso la parola del Concilio vaticano II: «Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali – e questo vale per ogni vocazione consacrata – spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana» (OT, 2). L’autenticità della scelta cristiana è sempre feconda, perché la testimonianza lascia una traccia profonda che vale più di tante parole. Dove c’è fede, preghiera, carità, apostolato, vita cristiana, là si moltiplicano i doni di Dio.
Così l’aumento quantitativo e qualitativo delle vocazioni sarà collegato inevitabilmente alla forza dei cammini che saremo in grado di proporre ai giovani perché li percorrano nella gioia e nella semplicità.
Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questo progetto vocazionale che estende il sogno di Dio al mondo e lo rende presente nelle realtà nelle quali siamo chiamati a vivere. In modo particolare il Serra Club ha il compito di spianare la via al Signore perché il suo sogno possa concretizzarsi nella risposta generosa di tanti giovani e di tante giovani.
Sappiamo bene che sono grandi le difficoltà che i nostri giovani attraversano specie nel momento in cui devono compiere scelte radicali di vita. D’altra parte i giovani che oggi vengono chiamati a scelte fondamentali seguendo l’invito del Maestro a perdere la propria vita per ritrovarla quasi trasfigurata e valorizzata, diversamente riqualificata, sono giovani coraggiosi, da curare particolarmente.
7. Cari Serrani, Dio vi chiama a confidare in lui! Per far questo occorre innanzitutto essere fedeli alla propria vocazione, curando un rapporto autentico con Cristo, perseverando nella preghiera e nella carità, dando autentica testimonianza di gioia nella sequela vissuta tra le pieghe delle realtà che siete chiamati non soltanto a vivere, ma ‘ soprattutto ‘ a santificare.
Questa Convention non può fermarsi soltanto a riflettere sulle problematiche che segnano il mondo giovanile e rendono difficoltosa la risposta vocazionale. Essa ha il dovere di riportare nelle vostre Comunità nuovi stimoli per individuare le risorse, le attese, i valori presenti nelle nuove generazioni, per offrire al tempo stesso suggerimenti concreti per l’elaborazione, in base a tali premesse, di un serio progetto di vita ispirato al Vangelo.
Chi ama i giovani non può privarli dell’esaltante possibilità di vita, a cui Cristo chiama la persona in vista di una realizzazione più piena e gioiosa delle proprie potenzialità, quale premessa per una gioia intima e duratura. Occorre, quindi, che mettiate in atto ogni sforzo, perché i giovani giungano a porre Cristo al centro della loro ricerca e a seguirne docilmente l’eventuale chiamata.
Con la preghiera instancabile, con il sacrificio silenzioso, con il sostegno economico e con l’intelligente progettualità posta nelle iniziative promosse, il movimento laicale del Serra Club offre gli strumenti idonei a che si viva fino in fondo la preziosità della vocazione cristiana ricevuta in dono nel santo battesimo e confermata nella vita adulta.
Per questa che si rivela essere una vera e propria missione che è a tutti noi confidata, chiediamo l’intercessione della Vergine Santa, di cui oggi la Chiesa universale ricorda il mistero dell’Assunzione e che qui in Brasile e’ invocata specialemnte sotto il titolo di ‘Nostra Signora Aparecida’, Maria che è stata protagonista di un sì generoso e sincero al disegno di Dio su di lei. Nella sua adesione pura alla volontà di Dio Maria è divenuta Madre della Chiesa redenta dal Figlio che in lei si è fatto carne. Così ogni risposta vocazionale possa respirare lo stesso anelito ecclesiale e battere al ritmo del cuore di Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini.
Padre e Pastore di questa santa Chiesa di Nostra Signora di Amparo,
Eminenza, Signor Cardinale Rigali,
cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
fratelli e sorelle amati dal Signore e a me carissimi!
1. È per me motivo di profonda gioia trovarmi in mezzo a voi in occasione di questa LXVI Convention Internazionale del Serra Club, nella quale ci sentiamo tutti coinvolti ‘ a vario titolo ‘ in una riflessione ampia e feconda circa il tema delle vocazioni sacerdotali e religiose.
Il vostro convenire qui da ogni distretto ‘ a volte anche dai più lontani ‘ è segno autentico dell’attenzione che il movimento laicale del Serra Club pone nel promuovere e sostenere la pastorale vocazionale nell’ambito delle singole chiese di appartenenza. Riconosciamo in essa un problema vitale per il futuro della fede cristiana. Non si tratta di un aspetto marginale dell’esperienza ecclesiale, bensì del vissuto stesso della fede in Gesù Cristo, l’unico capace di colmare appieno le aspirazioni più profonde del cuore umano. Per questo appare sempre più evidente quanto sia urgente e doveroso il contributo che, entro una connotazione laicale sempre più matura, voi siete chiamati a dare.
Mi è gradito ringraziare in particolare tutto l’International Board e chi ha curato l’organizzazione di questo evento. In particolare sento il dovere di esprimere la mia riconoscenza al nuovo Presidente Internazionale che si insedia proprio a partire da questa Convention. Il caro Dott. Cesare Gambardella ha fortemente voluto la mia presenza qui in Brasile, ed io volentieri ho avvertito la responsabilità di accompagnarlo in questo nuovo servizio che egli assume non soltanto all’interno del movimento, ma anche dinanzi alla comunità ecclesiale.
2. Abbiamo ascoltato con attenzione la lettura dell’Antico Testamento che è stata proclamata, un brano affascinante e suggestivo, tratto dal libro del profeta Ezechiele. Egli vive nel VI secolo a.C., un momento particolare per il popolo di Gerusalemme, il momento della distruzione della città e della tragica deportazione in Babilonia, avvertita come giusto castigo per il peccato di infedeltà. Proprio in mezzo a queste difficoltà Ezechiele è chiamato dal Signore ad annunciare e ricordare l’amore che Dio nutre nei confronti del suo popolo e la sua fedeltà incondizionata.
Gerusalemme è paragonata ad una trovatella, figlia di genitori pagani, abbandonata in aperta campagna appena partorita. Ella cresce e si sviluppa quasi in modo selvaggio fino alla piena sua maturità. Dio non interviene immediatamente, ma rispetta i suoi tempi e la predispone alla sua azione di salvezza.
Così quando la ragazza è cresciuta, il Signore la incontra nell’età dell’amore e giura un’alleanza che ‘ con il gesto dello stendere il lembo del mantello ‘ arriva a farsi vero e proprio matrimonio. Dio sposa Gerusalemme, per sempre, nella fedeltà e nell’amore. Per questo la copre di ogni attenzione, la accudisce, l’adorna come una sposa, fino a farne la sua regina, per bellezza e santità.
Eppure Gerusalemme si ribella a Dio. Rifiuta il suo amore, tradendo il suo sposo con gli idoli. È il mistero della libertà umana. L’infedeltà del popolo è paragonata alla prostituzione della sposa: con la sua bellezza, la sua predilezione, la sua maestà, doni che Dio le ha dato, Gerusalemme si concede ad altri dèi, ad altri culti.
Quanto è profondo e insondabile l’abisso del mistero del tradimento di Dio da parte dell’uomo! Un mistero che attraversa la storia dell’umanità. Un mistero nel quale la compassione amorevole di Dio cambia la storia dell’infedeltà in storia di salvezza: e questa compassione diventa misericordia paziente che rimane per sempre.
«Mi ricorderò dell’alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un’alleanza eterna» (Ez 16,60). Così Dio rinnova la sua promessa anche nel momento del tradimento del suo popolo, a patto che esso esca dalla confusione del peccato e si apra all’orizzonte dell’abbandono alla sua azione salvifica.
3. La vicenda narrata da Ezechiele e’ la sintesi dolorosa eppure feconda della storia della salvezza, intrecciata della fedeltà di Dio all’alleanza con l’uomo e dell’altalenante adesione del cuore umano al disegno divino pensato per la sua felicità. Su tutto trionfa la misericordia divina, l’attenzione premurosa del Dio che salva, la compassione eterna del Signore che non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva.
Ritengo che a questo bisogna tornare e ritornare sempre per assaporare l’origine delle vocazioni di speciale consacrazione, quelle al servizio dell’evangelizzazione, attraverso le quali Dio non cessa di far sentire la sua voce per rivolgere la ‘Buona Novella’ agli uomini di tutti i luoghi e di tutti tempi.
A noi, che siamo «suo popolo e gregge del suo pascolo» (Cf. Sal 99) eppure siamo capaci di sfuggire al suo abbraccio vitale e chiuderci alla prospettiva gratuita e libera del suo amore, Dio offre sempre una possibilità in più, con un amore gratuito e fecondo.
Per rimanere nell’ambito del tema affrontato in questa Convention, è questo il grande ‘sogno’ di Dio per l’uomo. Un sogno che è salvezza piena, nell’adesione libera al disegno che Dio ha donato agli uomini, suoi figli, creati a sua immagine e somiglianza.
Il sogno della salvezza è il sogno della divina compagnia, dell’eternità donata agli uomini e che inizia già in questa terra, quando si assapora il gusto della vita eterna, della vita autenticamente vissuta e spesa per lui e per i fratelli. È il sogno divenuto realtà nel Figlio Gesù Cristo, che ‘ nell’obbedienza al Padre ‘ può dire «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Cf. Gv 10,10).
4. Dio non si accontenta di sognare la felicità per gli uomini. Desidera che il suo sogno venga condiviso da figli e figlie che sposino la causa del Vangelo, che si donino a lui per annunciarne l’amore, che si consacrino al servizio della possibilità che il sogno della salvezza diventi realtà per l’umanità intera.
Ecco perché Dio continua a chiamare. Ecco perché desidera la collaborazione di uomini e donne che sappiano accompagnare, da fratelli, i passi dei suoi figli e sappiano comprendere le debolezze e le paure dei nostri tempi, così densi di interrogativi che interpellano l’esistenza.
Il sogno di Dio può diventare realtà attraverso vocazioni sante e generosamente dedite alla causa dell’evangelizzazione in un mondo in continua evoluzione. È il sogno del Dio che, come si fa compagno con Gerusalemme, continua a farsi compagno della Chiesa. E continua rinnovare la sua fedeltà incondizionata che attende la generosa disponibilità dell’uomo.
5. Siamo in un tempo in cui il messaggio profetico di Ezechiele deve sempre di più essere portato e annunziato da uomini e donne che sappiano scuotere i fratelli e ricordare loro le vie di Dio. Per questo la Chiesa avverte il bisogno dare nuovi impulsi alla pastorale vocazionale e di aprire cammini nuovi che preparino un terreno fecondo per tanti giovani aperti ad una scelta di vita alta ed entusiasmante.
Una scelta di vita che non tutti possono comprendere, come abbiamo ascoltato da Gesù nel Vangelo. Una scelta che, prima che essere compresa con l’intelletto, va abbracciata con la fede e vissuta nell’abbandono. Ecco che il farsi ‘eunuchi per il regno dei cieli’ diventa concreta donazione, amore ampio e non limitato, segno profetico che indica all’umanità la condizione celeste alla quale tutti siamo chiamati.
Dio continua a parlare nella donazione di tanti che scelgono di rispondere alla sua chiamata. Dio continua a chiamare a conversione. Dio continua ad amare in modo incondizionato.
6. Certamente la collaborazione di tanti giovani al sogno di Dio per l’umanità va preparata, stimolata, accompagnata. La pastorale vocazionale non può esaurirsi in iniziative occasionali e straordinarie, che sorgono accanto ai cammini delle nostre comunità, quasi giustapponendosi. Essa deve piuttosto costituire una delle preoccupazioni costanti nella pastorale della Chiesa locale. Le vocazioni nascono in terreni ben curati, nei quali, al di là della banalità che troppo spesso respirano, i giovani sono invitati a porsi domande di senso profonde e incisive.
Così si esprimeva il compianto Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1997: «Ogni battezzato deve essere aiutato a scoprire la chiamata che, nel progetto di Dio, gli è rivolta e a rendervisi disponibile. Sarà così più facile, a chi è destinatario di una vocazione particolare a servizio del Regno, riconoscerne il valore ed accettarla generosamente. Non si tratta, infatti, di educare le persone a fare qualcosa, bensì a dare un orientamento radicale alla propria esistenza ed a compiere scelte che decidono per sempre del proprio futuro».
Così nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, nei vari movimenti, nelle realtà dell’associazionismo, come pure ‘ e prima di tutto ‘ nelle famiglie, il cammino di una fede autenticamente abbracciata e coerentemente vissuta è il terreno fertile per un nuovo germogliare di vocazioni.
Risuona in modo deciso la parola del Concilio vaticano II: «Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali – e questo vale per ogni vocazione consacrata – spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana» (OT, 2). L’autenticità della scelta cristiana è sempre feconda, perché la testimonianza lascia una traccia profonda che vale più di tante parole. Dove c’è fede, preghiera, carità, apostolato, vita cristiana, là si moltiplicano i doni di Dio.
Così l’aumento quantitativo e qualitativo delle vocazioni sarà collegato inevitabilmente alla forza dei cammini che saremo in grado di proporre ai giovani perché li percorrano nella gioia e nella semplicità.
Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questo progetto vocazionale che estende il sogno di Dio al mondo e lo rende presente nelle realtà nelle quali siamo chiamati a vivere. In modo particolare il Serra Club ha il compito di spianare la via al Signore perché il suo sogno possa concretizzarsi nella risposta generosa di tanti giovani e di tante giovani.
Sappiamo bene che sono grandi le difficoltà che i nostri giovani attraversano specie nel momento in cui devono compiere scelte radicali di vita. D’altra parte i giovani che oggi vengono chiamati a scelte fondamentali seguendo l’invito del Maestro a perdere la propria vita per ritrovarla quasi trasfigurata e valorizzata, diversamente riqualificata, sono giovani coraggiosi, da curare particolarmente.
7. Cari Serrani, Dio vi chiama a confidare in lui! Per far questo occorre innanzitutto essere fedeli alla propria vocazione, curando un rapporto autentico con Cristo, perseverando nella preghiera e nella carità, dando autentica testimonianza di gioia nella sequela vissuta tra le pieghe delle realtà che siete chiamati non soltanto a vivere, ma ‘ soprattutto ‘ a santificare.
Questa Convention non può fermarsi soltanto a riflettere sulle problematiche che segnano il mondo giovanile e rendono difficoltosa la risposta vocazionale. Essa ha il dovere di riportare nelle vostre Comunità nuovi stimoli per individuare le risorse, le attese, i valori presenti nelle nuove generazioni, per offrire al tempo stesso suggerimenti concreti per l’elaborazione, in base a tali premesse, di un serio progetto di vita ispirato al Vangelo.
Chi ama i giovani non può privarli dell’esaltante possibilità di vita, a cui Cristo chiama la persona in vista di una realizzazione più piena e gioiosa delle proprie potenzialità, quale premessa per una gioia intima e duratura. Occorre, quindi, che mettiate in atto ogni sforzo, perché i giovani giungano a porre Cristo al centro della loro ricerca e a seguirne docilmente l’eventuale chiamata.
Con la preghiera instancabile, con il sacrificio silenzioso, con il sostegno economico e con l’intelligente progettualità posta nelle iniziative promosse, il movimento laicale del Serra Club offre gli strumenti idonei a che si viva fino in fondo la preziosità della vocazione cristiana ricevuta in dono nel santo battesimo e confermata nella vita adulta.
Per questa che si rivela essere una vera e propria missione che è a tutti noi confidata, chiediamo l’intercessione della Vergine Santa, di cui oggi la Chiesa universale ricorda il mistero dell’Assunzione e che qui in Brasile e’ invocata specialemnte sotto il titolo di ‘Nostra Signora Aparecida’, Maria che è stata protagonista di un sì generoso e sincero al disegno di Dio su di lei. Nella sua adesione pura alla volontà di Dio Maria è divenuta Madre della Chiesa redenta dal Figlio che in lei si è fatto carne. Così ogni risposta vocazionale possa respirare lo stesso anelito ecclesiale e battere al ritmo del cuore di Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini.