S. Messa di Capodanno al Comune

Palazzo delle Aquile
01-01-2011
Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

    1. Tra le diverse consuetudini palermitane c’è questa tradizionale celebrazione eucaristica del primo giorno dell’anno civile, qui al Palazzo delle Aquile, nel cuore amministrativo della nostra Città. Volentieri, su invito del Signor Sindaco, le diverse Autorità iniziano insieme il nuovo anno, come a voler significare l’unica volontà di porsi al servizio della nostra amatissima Palermo. Seppure in ambiti diversi e con differenti ruoli, desideriamo mostrare l’intenzione di entrare in dialogo per proporre soluzioni alle problematiche dei cittadini e prospettare cammini rispettosi dell’uomo e delle sue legittime aspirazioni.
    Ci viene posto nelle mani un nuovo anno, un nuovo tempo, un nuovo ‘pezzo di futuro’ da costruire. E questo è senza dubbio un dono di Dio!
    Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato la benedizione che Aronne rivolge al popolo d’Israele, segno dell’infinita benevolenza di Dio. ‘Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace‘.
    Vegliamo sentirla particolarmente rivolta a tutti noi, alle nostre vite, alle nostre famiglie, alla nostra Città. È una benedizione che, come Padre e Pastore di questa Arcidiocesi, anch’io faccio mia perché il Signore rivolga il suo sguardo su tutti i nostri intenti più nobili, e da essi faccia germogliare la pace per tutti.

    2. Proprio il primo giorno dell’anno, la Chiesa celebra la Vergine Maria sotto il titolo di Madre di Dio. Incontriamo ancora, come otto giorni fa, questa ‘madre’. La Chiesa desidera porre il nuovo anno da un lato sotto la paterna benedizione di Dio, e dall’altro sotto la materna protezione di Maria.
    Perché? In primo luogo, perché una madre è sempre agli inizi di una novità, e più precisamente è agli inizi della novità della vita. Mentre nel grembo di una donna si intesse una nuova creatura è come se si preparasse un nuovo tempo, una nuova storia. Ecco la prima delle ragioni per cui all’inizio di questo nuovo tempo, il 2011, ci viene proposta la figura di una ‘madre’ che custodisce ogni novità chiamata a crescere giorno per giorno.
    Ma c’è di più: la ‘madre’ che ci viene proposta è la Madre di Gesù Cristo, Madre di Dio perché Madre del Verbo Incarnato. San Paolo ci ha ribadito: ‘Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli‘ (Gal 4,4-5)
    La nascita di Gesù avviene ‘nella pienezza del tempo’ (cf. Gal 4,4). Maria non è solo all’inizio della novità del nostro nuovo anno, ma, come Madre di Dio, Madre del Bambino Gesù, è soprattutto all’inizio di un tempo ‘pieno’, di una pienezza di senso data al tempo.
    Sì! Con Maria e per mezzo della sua maternità verginale, che ha introdotto Cristo nel mondo il tempo che passa è ormai il ‘tempo di Cristo’, un tempo, che si fa occasione di salvezza, un tempo a nostra disposizione per amare Dio e i fratelli, e per giungere così alla pienezza della gioia e della felicità.
    Allora, da un lato, ponendo all’inizio del nuovo anno la figura di una madre, la Vergine Maria, ne invochiamo la protezione e rinnoviamo l’affidamento della nostra storia a lei. Dall’altro, guardando a lei come Madre del tempo compiuto, Madre della salvezza fatta carne, desideriamo che quest’anno sia non soltanto uno scorrere cronologico di eventi, ma una sfida quotidiana a riempire di senso il tempo, a fare attenzione alla qualità del tempo che abbiamo ricevuto in dono.
    Come rendere ‘pieno’ il tempo? Come dargli senso e compimento? Solo la nostra fede, incarnata nel quotidiano delle nostre responsabilità, renderà possibile questo piccolo miracolo: che ogni istante sia ‘pienezza del tempo’, orientato al bene, fecondato dalla nostra buona volontà, salvato e redento dall’azione di Dio e dal suo amore!

    3. Nel Vangelo odierno, che ripropone ancora la scena del Natale, la Vergine Maria custodisce e medita. Forte della sua fede, conserva parole e fatti, specialmente quelli non compresi. Per rileggerli, per riprenderli, per risistemarli sapientemente in una cornice più ampia.
    Carissimi! Maria ci fa da modello! Ci insegna una lettura della storia fatta con la sapienza della fede. Possiamo leggere questi tempi di crisi nello scoraggiamento e nella sconfitta’ Oppure possiamo lasciarci interpellare dalle domande che pongono soprattutto a chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica.
    La lezione della fede di Maria si rivolge oggi soprattutto agli Amministratori che professano la loro identità cattolica. Infatti, attingere alla risorsa della fede non significa evadere dalla realtà. Piuttosto imparare a riconoscere, rispettare e promuovere la dignità dell’uomo, ponendo cioè al centro di ogni lettura e di ogni azione socio-politica e dunque amministrativa il suo rispetto e il suo sviluppo, anche attraverso la creatività che la fede innesca nella nostra azione.
    Maria è la prima a riconoscere un Dio che, nel Figlio fatto Bambino, ha ‘sposato’ l’umano e i suoi bisogni. Da questo stile ogni buon amministratore della cosa pubblica può imparare attenzione, disponibilità e servizio.

    4. Dalla lettura della realtà si deve passare all’azione concreta, con tutta l’urgenza di studiare quanto è necessario per promuovere e garantire il bene comune.
    È quella prontezza di risposta che il Santo Padre Benedetto XVI, nell’indirizzo augurale del giorno di Natale, ha voluto sottolineare rivolgendosi ai fedeli di lingua italiana: ‘Il Cristo, nato per noi, ispiri i responsabili, perché ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune‘.
    Nel messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale, il Papa, nella Sua sollecitudine di Pastore della Chiesa universale, ha ricordato le tante situazioni critiche presenti nel nostro Pianeta e le situazioni di conflitto e di instabilità politica che si registrano in tanti Paesi, individuandone la radice profonda nella chiusura al dialogo, nella mancanza di collaborazione per il bene, nella vittoria di interessi privati ed egoistici.
    L’insegnamento del Santo Padre ci interpella. È doveroso far calare le Sue parole nel nostro contesto e farle giungere a tutte le componenti sociali e politiche della nostra Isola, ed in particolare alla nostra amata Città. Auspico che gli amministratori di ogni ordine e grado si lascino davvero ispirare dal Cristo che nasce per l’uomo, che gli si avvicina fino al punto da condividere i suoi bisogni e le sue esigenze.
    Infatti, il ricordo dei grandi drammi che si vivono fuori dall’Italia non può farci dimenticare o sottovalutare il drammatico degrado sociale, economico, valoriale che stiamo vivendo e che è stato responsabilmente indicato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio alla Nazione di ieri sera.
    Respiriamo nell’aria, anche nella nostra Palermo, la sfiducia della gente comune che vede un dibattito politico estremamente radicalizzato ad ogni livello, in uno scontro permanente fra le varie parti, come chiuso in se stesso, che giunge spesso a momenti di assoluto stallo e ‘ dunque ‘ si fa poco attento ai problemi concreti, specie quelli delle fasce più deboli della popolazione.
    Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere all’esplosione della rabbia per le strade che si tinge di violenza: su questo terreno ‘ ne siamo sicuri ‘ Palermo non può far germogliare nulla.
    Come si fa a non essere seriamente interpellati dal diffuso senso di sfiducia e dalla tensione che si respira attorno a noi?
    È evidente che, oltre al contributo onesto di tutti i cittadini che la abitano ‘ come ho ampiamente indicato nel mio recente discorso il giorno dell’Immacolata ‘ è necessaria una maggiore convergenza d’intenti nella classe politico-amministrativa. Bisogna comprendere che il superamento di barriere di incomprensione e resistenza, un maggiore impegno di coesione, un sereno approccio dei problemi, pur nella fatica delle decisioni da ricercare, è il migliore investimento per la nostra Città! È tutto a vantaggio del bene di questa nostra Palermo che in troppi settori ‘ primo fra tutti la disoccupazione giovanile ‘ agonizza nell’immobilismo, e non vede l’orizzonte di una concreta rinascita.
    Per il bene della nostra Palermo le istituzioni dialoghino! Si superino le fratture! Si esca dalle pastoie di lentezze burocratiche nelle quali è impossibile offrire per tempo risposte opportune ai problemi della gente!

5. Concludo con un accenno all’ormai tradizionale Messaggio col quale si celebra la XLIV Giornata Mondiale della Pace. Il tema scelto quest’anno è: ‘Libertà religiosa, via per la pace‘. Nelle parole del Papa sta il ricordo doloroso per i recenti fatti di intolleranza e di violenza nei confronti della comunità cristiana in Iraq, e la conseguente riflessione di sintesi: negare la libertà di professare apertamente la propria fede significa minacciare lo sviluppo e attentare alla pace. Il Santo Padre è esplicito: ‘Tutto ciò non può essere accettato, perché costituisce un’offesa a Dio e alla dignità umana; inoltre, è una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale‘.
    Il Messaggio del Santo Padre merita di essere letto e approfondito in ciascuna delle tematiche analizzate e nelle diverse angolature dalle quali il Pontefice approfondisce il rapporto fra la libertà religiosa e la pace.
    Solo desidero evidenziare, sulla linea di quanto ho già espresso, che, come in filigrana, il Santo Padre collega la libertà religiosa al rispetto della dignità della persona umana. La professione autentica della fede garantisce uno sviluppo integrale dell’uomo. Non lo mortifica, non elimina la sua apertura al trascendente, anzi, riconoscendola, ne garantisce un sistema valoriale che lo fa crescere nella verità.
    Solo un’attenzione al bene dell’uomo come sintesi di tutti gli aspetti che lo caratterizzano e lo costituiscono davanti a Dio e davanti agli altri, può davvero muovere ogni aspettativa di sviluppo e pacifica convivenza.

    6. Carissimi! Dio ci dona speranza. Non ha perso tempo per entrare in dialogo con gli uomini. Da lui impariamo a cercare la via della pace, della concordia in vista dell’obiettivo comune del bene dell’uomo e del suo ‘sviluppo umano integrale’.
    Riprendo allora la benedizione di Dio per il nuovo anno che inizia, che sta come sullo sfondo di questa celebrazione. E mi piace vederla come affidata anche alle opere dell’uomo. L’atto del ‘bene-dire‘ divino, ossia del ‘dire il bene‘ è affidato anche al ‘fare il bene’ da parte dell’uomo, e ‘ in questa particolare sede ‘ a quelle scelte e a quelle decisioni di quanti, al servizio dei cittadini, a diverso titolo, si fanno ogni giorno autentici strumenti di Dio.