1. La luce del mattino della Risurrezione ci pervade ancora una volta! È la Pasqua! È il trionfo di Gesù sul peccato e sulla morte! È la risposta definitiva del bene al male! È la proposta impegnativa dell’amore contro ogni forma di odio! Ed è davvero quanto abbiamo cantato nella suggestiva Sequenza prima del Vangelo: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello, il Signore della vita, che era morto, ora regna vivo“.
Auguri a tutti voi, dunque, di una Santa Pasqua! Che abbia il sapore della vittoria! Che sia fatta di tanta novità e di una grande gioia! Che sia ricolma della presenza del Cristo Risorto che cammina sui passi dell’umanità, guidandoli verso la vita eterna che egli ci ha conquistato! Egli infatti ha voluto dare la vita per noi, affinché, credendo in lui, noi potessimo avere la vita senza fine! Il mio augurio è che tutti possiamo sperimentare la gioia di questo immenso dono che Cristo ci ha conquistato!
2. La Pasqua esplode in un mattino, quello del ‘primo giorno dopo il sabato”. Maria di Magdala si reca al sepolcro, quel sepolcro che aveva posto una fine definitiva agli eventi tragici della Passione della Morte di Gesù. Ma Maria non trova il corpo di Gesù. Pensa che sia stato rubato.
Chiama i discepoli e accorrono sul posto Pietro e il discepolo amato, che la tradizione identifica con san Giovanni. Essi cominciano a comprendere che l’assenza di Gesù è invece indicativa della sua presenza, una presenza nuova e vivificante. Comincia un vortice di gioia che culminerà con le apparizioni del Risorto. E inizia il passaggio dei discepoli dallo scandalo della Croce, dal non-senso dell’ingiusta sofferenza, alla gioia della presenza di Cristo, alla comprensione delle Scritture che si compiono definitivamente.
Carissimi fratelli e sorelle! Mettiamoci anche noi nei panni di quei discepoli, e cerchiamo di crescere come loro, alla luce della loro esperienza! Al mattino della Risurrezione, alla gioia vera e definitiva non si arriva in modo comodo ed automatico! Questa gioia è frutto della torchiatura della Passione! Questa luce può risplendere solo in chi ha perseverato e sperato pur nelle tenebre del quotidiano! Questa vita può essere vissuta solo da chi, come Cristo, ha sperimentato il passaggio stretto della sofferenza e della morte.
La Pasqua è sempre a caro prezzo, carissimi fratelli e sorelle! Lo è stata quella di Cristo, che la celebrò a prezzo del suo stesso Sangue! Lo è ‘ e lo deve essere ‘ anche per noi, che, per la nostra fragilità segnata e vulnerata dal peccato, attraversiamo con fatica il buio del dolore e il dramma della sofferenza.
3. È un percorso simile a quello che compie, in particolare, il discepolo amato, come abbiamo ascoltato nel brano evangelico. Egli, entrando nel sepolcro vuoto, vede i teli afflosciati sul luogo della sepoltura, e il sudario che era stato messo sul volto di Gesù. Ma il modo in cui i teli erano rimasti lo colpisce: è come se il corpo fosse improvvisamente uscito dai teli senza scomporli per nulla. Sono indizi che egli osserva’ Sono i segni di una assenza che non sembra per nulla trafugamento, piuttosto presenza nuova. Ma san Giovanni è capace di interpretare questi segni alla luce della sua fede e della Scrittura: “vide e credette“. È capace di riandare alla Scrittura attingendo al suo tesoro e destando la sua fede: inizia a credere nel compimento come Gesù gli aveva preannunciato!
Carissimi! Spesso cerchiamo solo i segni, spesso desideriamo soluzioni immediate alla nostra sofferenza, e tali soluzioni ci fanno deviare facilmente verso percorsi segnati più o meno esplicitamente dalla morte e dell’infelicità, dall’egoismo e dall’ingiustizia.
Dio ha una risposta? Sì! Ed è anche una proposta! Egli ci dona principalmente la fede, quel tesoro a cui attingere sempre, in ogni circostanza della vita, come ha fatto il discepolo amato.
Il brano evangelico che abbiamo ascoltato non è un racconto di apparizione. Gesù non appare per niente. Ma è la fede del discepolo amato che comincia a diradare il buio di quel mattino. È la sua fede risvegliata che comincia a preparare un incontro pieno con il Risorto.
Il sepolcro, quel sepolcro, che doveva essere la chiusura definitiva della vicenda di Cristo, è adesso aperto, e per sempre: non custodisce un passato da dimenticare, ma si apre ad un futuro da costruire nella fede, perché Cristo non è rimasto inerte, sigillato, isolato, piuttosto è risorto per continuare a farsi compagno di viaggio di tutti gli uomini, specie di coloro che nella loro dolorosa quotidiana e variegata passione hanno perso la speranza e la guida sicura nel cammino. La sua donazione senza limiti continua soprattutto adesso che è risorto, e che è in mezzo a noi nella fede della sua Chiesa.
4. Carissimi! La Pasqua non è questione di una data segnata rossa sul calendario! È un cammino di fede che quotidianamente dobbiamo far crescere. La vera Pasqua si compie in noi nella vita di ogni giorno, e non una sola volta l’anno! “Pasqua” significa “passaggio“.
È certamente il passaggio di Gesù dalla strettoia della sofferenza e della morte per giungere alla vita, e alla vita senza fine. Cristo ha già effettuato questo “passaggio” per noi. Ma lo ha fatto perché noi potessimo quotidianamente vivere un altro passaggio, ben più radicale, quello dal peccato alla grazia, dalla disobbedienza alla sua amicizia.
La Pasqua di Gesù si compie nella misura in cui, per quella fede che si travasa nella vita, siamo disposti ad accogliere l’invito di San Paolo: “Se siete risorti con Cristo, allora cercate le cose di lassù“. È con il Battesimo che siamo stati inseriti nella Morte nella Risurrezione di Cristo: ci è stata data, cioè, la possibilità di essere figli, di rompere con le catene del peccato che ci sfigura, e costruire la nostra vita sulla roccia salda del “comandamento nuovo”, quello dell’amore. Il Battesimo ha già innescato questa Pasqua in noi, questo “passaggio” vitale, cioè quell’unico passaggio che può darci la vita vera.
Ma questo Battesimo va vissuto e riscoperto ogni giorno! Non è scontato, non è automatico, che questo nostro “passaggio” diventi autentico! Dio vuole fare la Pasqua con noi ogni giorno, ma può farlo solo attraverso la nostra fede concretamente vissuta, la nostra fedeltà agli impegni presi con il Battesimo. E noi? Cosa abbiamo fatto del nostro Battesimo? Cosa abbiamo fatto di quella nostra prima Pasqua?
5. Certo, è vero che sentiamo dentro di noi un immenso bisogno di pace e di felicità. Sentiamo l’anelito al bene e alla vita, alla giustizia e alla verità. Eppure attorno a noi tutto sembra scoraggiarci, mortificare quanto il nostro cuore cerca e spera con sincerità.
Anche Gesù ha sofferto l’incomprensione e il rifiuto. Anche Gesù non ha dato immediata risposta alla sua Passione. Il sepolcro vuoto è la risposta, ma bisogna attendere tre giorni, e in questi tre giorni continuare a credere, sperare ed amare.
Il “passaggio” di Cristo, la sua Pasqua, è il compimento della sua vicenda d’amore. Egli, nella strada apparentemente senza uscita della Passione, “compie” la volontà del padre. Da lui impariamo a fare Pasqua nel compimento generoso dal nostro dovere. È questo il modo di intrecciare indissolubilmente e visibilmente la nostra fede e la nostra vita. Cercare le cose di lassù significa motivare il nostro compimento quotidiano.
La nostra Pasqua possa vivere nella fedeltà quotidiana agli impegni presi, con generosità e fiducia, con sguardo di fede pronto a leggere e rileggere i segni della vita, per poterci preparare e disporre tutti all’incontro con il Risorto.
La nostra speranza, che attinge dalla nostra fede nel Risorto, è più potente delle prove che affrontiamo nell’esistenza.
I tempi difficili non sono certo tempi di disperazione, né di vendetta. Possono essere tempo di grazia, di appello che Dio ci fa perché possiamo far ricorso alla nostra fede in lui e a ciò che la nostra fede ci propone per il cammino della nostra vita.
Sono tempi nei quali possiamo ‘compiere’ la Pasqua, come Gesù Cristo fece, con la nostra capacità di opporci al male con il bene, con la nostra volontà di opporci alla sopraffazione del più forte con la solidarietà con i più deboli, con il nostro vincere il deserto dell’indifferenza con l’amore reciproco.
Tutti desideriamo che nel cuore trionfi la pace e la gioia, ma le difficoltà del momento presente ci riempiono lo sguardo e il cuore di morte, di tristezza, di emarginazione, di limitazione della libertà, di povertà, di emigrazione disperata.
Ciascuno di noi potrebbe scoraggiarsi e dire: cosa posso fare? Il Signore ci dice di guardare avanti con la forza del quotidiano abitato dalla nostra fede.
Ci sprona a ‘compiere’ tutto quanto è nelle nostre possibilità per amare, per vivere il bene, per donarci pur in mezzo alle difficoltà, con assoluta generosità nel cammino. Egli, che duemila anni fa ci ha stupiti con il Sepolcro vuoto, ancora oggi non si lascia vincere in generosità e continua ad aprire e svuotare i sepolcri della nostra incredulità e della nostra mediocrità, per farci aprire alla Vita in abbondanza.
Santa Pasqua!