Guardate stasera, cari giovani, la Chiesa che vi sta davanti luminosa e festante. Guardatela bene, nei volti, nei gesti, nei cuori’
In questi anni, ha sostenuto il vostro ‘eccomi‘, e vi ha accompagnato finora, attraverso le mediazioni che avete riconosciuto nella vostra vita, e nelle quali avete sperimentato la mano di Dio, la sua azione generosa che porta a compimento l’opera iniziata. Vi ha accompagnato e vi accompagna ancora, anche in quella componente trionfante nel cielo: i vostri cari, genitori, parenti ed amici, che, godendo già della visione di Dio, pregano per voi presso. Nella comunione dei santi li sentite presenti in questa Cattedrale e vicini al vostro cuore in festa.
Adesso, questa stessa Chiesa che vi ha accompagnato, vi attende, scommette su di voi, sa bene che a lei vi state consegnando con fiducia, mettendovi al suo servizio generoso, divenendo per lei diaconi.
Avete mostrato e state ancora mostrando di credere in questa Chiesa che, nella storia, guidata dallo Spirito Santo, mediante coloro che, scelti dal Signore e rispondendo alla sua chiamata, si dedicano totalmente al ministero, al servizio di Dio e dei fratelli, ha mantenuto la capacità di dare risposta ai bisogni degli uomini, alla sete di giustizia, di carità, e specialmente al desiderio profondo di Dio scritto nel cuore stesso dell’essere umano.
Per questo, stasera ci sentiamo figli di quella Chiesa apostolica di cui abbiamo ascoltato nella prima lettura. In quella prima comunità nascono dissensi perché alcuni vengono trascurati nella distribuzione delle mense. Ed essa si re-inventa, si ri-organizza, si ri-struttura con l’istituzione dei primi sette collaboratori degli Apostoli: è quella che ‘ nella tradizione ‘ viene identificata proprio come l’origine del vostro ministero diaconale.
Ieri come oggi, la Chiesa ascolta i bisogni che nascono al suo interno. Nessuno scandalo la può fermare. Le divisioni certamente la offendono, ieri come oggi, ma lo Spirito Santo ‘ ieri come oggi ‘ suscita ancora risposte.
2. Stasera, cari giovani, darete voi questa risposta. Ma attenzione! Allora non si trattò solo di ri-organizzare il servizio alle mense, di ri-distribuire i compiti perché tutto funzionasse meglio. Gli Apostoli scelgono i sette in base a precisi criteri: ‘Cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza‘.
L’esigenza è forte, ma la risposta non risiede nella capacità di ben distribuire alle mense. Gli Apostoli guardano prima di tutto all’esemplarità della vita di questi sette uomini, alla loro confidenza con lo Spirito, alla loro maturità. È questo ciò che li qualifica. Ed è quello che qualificherà anche voi, come pregheremo nella preghiera di ordinazione: ‘L’esempio della loro vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel tuo popolo santo‘.
Anche nel vostro caso, carissimi figli miei, il vostro ‘sì‘ definitivo che darete ha una duplice profondità di senso.
Da un lato c’è la necessità di continuare ad edificare la Chiesa ‘varia e molteplice nei suoi carismi, articolata e compatta nelle sue membra‘, perché essa possa mostrare il suo volto sollecito nei confronti dei fratelli nel bisogno.
Dall’altro, la sfida non è tanto quella di svolgere un servizio, ma di essere ‘immagine del Figlio che non venne per essere servito ma per servire‘.
La sfida è divenire voi stessi ‘risposta’, di costruire voi la novità che da stasera vi invade in quell’atteggiamento di chi totalmente si mette a disposizione, di chi è disposto ad amare sino alla fine, e a compromettersi come lo stesso Gesù fece la sera della Cena, quando, nel lavare i piedi ai suoi, si faceva servo.
3. Stasera diventerete diaconi. Attenti! Non è un funzionalistico ‘farete i diaconi” Ma ‘sarete diaconi’. La vostra stessa vita, o diventa diaconia o viene svuotata della sua specificità! Non sarà questo o quel servizio a qualificare o squalificare il vostro ministero diaconale, ma l’atteggiamento di servizio, anche a costo della fatica e della rinuncia. La vostra vita da stasera diviene ontologicamente diaconia, servizio d’amore, amore che si china, al di là delle funzioni e delle mansioni, disponibilità a farsi ultimi con gli ultimi, a farsi piccoli con Cristo. E a farlo non part-time, ma sempre, comunque, dovunque.
Solo in questa prospettiva il vostro diaconato transeunte vi prepara al sacerdozio che, un giorno, se Dio vorrà, riceverete. Non potrete essere ordinati presbiteri senza che il vostro cuore si sia plasmato solidamente e sinceramente in questa diaconia totale e totalizzante.
Da stasera non potete più guardare dall’esterno! Non siete arrivati a una posizione di privilegio che vi autorizza a starvene in disparte, quasi ‘fuori dalla mischia’! Questa sera fate un passo avanti nella famiglia grande della Chiesa, sposando l’atteggiamento di chi si pone in discussione, di chi vive ascoltando tutte quelle esigenze che da questa famiglia provengono, dal mondo che vi circonda, dalle povertà emergenti, ma soprattutto lasciandosi stimolare da ogni domanda e muovendo la creatività della risposta.
È questa la motivazione del celibato che da stasera dichiarerete di abbracciare con libertà piena e assoluta.
Innamorati di Cristo e del suo Corpo Mistico, ripenserete tutte le vostre relazioni, con una specifica responsabilità all’interno della Chiesa, e già all’interno del presbiterio a cui, in forza della futura ordinazione presbiterale, siete chiamati e a cui, sin da oggi siete legati.
Pur non interrompendo i vincoli di sangue e i rapporti di affetto e comunione con le vostre famiglie naturali, da oggi ‘ e in modo definitivo ‘ c’è una nuova e più grande parentela ecclesiale da privilegiare nei vostri pensieri e nelle vostre scelte.
E ciò si applica anche alle vostre comunità verso le quali conserverete una profonda gratitudine, ma dinanzi alle quali testimonierete ad un tempo che siete chiamati a servire altre terre, altra gente, altre missioni che attraverso il ministero del Pastore diocesano Dio vi confiderà. Ecco il senso del vostro celibato, come dono che vi dispone alla vostra donazione e alla vostra incondizionata e libera disponibilità al servizio.
Tutte queste relazioni oggi vengono poste davanti al Signore per fare della vostra vita un prezioso anello di congiunzione fra Dio e gli uomini, un lievito di relazioni e di amore, una totale disponibilità a far fermentare la pasta della Chiesa nel mondo.
4. La seconda lettura ci ha mostrato l’immagine della Chiesa come edificio di pietre vive. In essa Dio vi pone come diaconi, pietre particolari che continuano il suo disegno di amore al servizio dell’umanità tutta, e proseguono la sua opera di grazia.
Porrete le vostre mani dentro le mie, e prometterete filiale rispetto ed obbedienza. Anch’io trepido per questo gesto, perché mentre voi date fiducia al vescovo e confidate che il vostro cammino possa essere illuminato attraverso le sue indicazioni, anche il vescovo si impegna a custodire la vostra vita ministeriale, e renderla libera da qualsiasi impedimento che possa ostacolare la vostra santificazione nel servizio a Dio e ai fratelli, tenendo sempre presenti tutti i bisogni della comunità diocesana confidata alle sue cure pastorali.
Il porre le mani nelle mani è un gesto di reciproco abbandono, tra me e voi. Ma è soprattutto un gesto di totale consegna a quel Dio che conosce tutto, al Servo Gesù che si è fatto obbediente alla volontà del Padre anche quando questa volontà non era chiaramente visibile e doveva presentare lo scandalo della croce.
Per voi diocesani, questo disegno di Dio si manifesterà innanzitutto nell’obbedienza al vescovo, Padre e Pastore di questa Chiesa.
Per don Francesco, monaco dell’Ordine di San Benedetto, la volontà di Dio si manifesterà nell’obbedienza ai superiori. Val la pena di ricordarti cosa dice il padre San Benedetto: ‘Il segno più evidente dell’umiltà è la prontezza nell’obbedienza. Questa è caratteristica dei monaci che non hanno niente più caro di Cristo e, a motivo del servizio santo a cui si sono consacrati o anche per il timore dell’inferno e in vista della gloria eterna, appena ricevono un ordine dal superiore non si concedono dilazioni nella sua esecuzione, come se esso venisse direttamente da Dio‘. Se la dimensione dell’obbedienza è valida per tutti i battezzati, lo è ancora di più per coloro che sono chiamati ‘ come Francesco ‘ alla vita religiosa.
In questa obbedienza, come diaconi, servirete tutti e sette la Chiesa lungo tre dimensioni.
Nell’annuncio della Parola, quali ministri sacri di quel Vangelo che tra poco vi consegnerò nelle mani.
Nella liturgia, che mettendovi a più stretto contatto con il Corpo e col Sangue di Cristo vi spronerà a diventare sempre più conformati al suo mistero di donazione.
Nella carità, in ascolto di uomini e donne che vivono le tante povertà, spirituali e materiali, che certamente incontrerete nel vostro cammino.
5. Carissimi! Tommaso e Filippo, nel Vangelo di oggi, dicono tutta l’ansia di conoscere il luogo in cui abita il Padre, come pure il volto che ha il Padre. ‘Signore, non sappiamo dove vai’. ‘Signore, mostraci il Padre e ci basta‘. Vogliono certezze, vogliono vedere Dio alla maniera umana, ma non comprendono che la risposta di Dio all’anelito dell’uomo che vuole vedere e conoscerlo, è il Figlio Gesù.
Egli rivela il volto del Padre, e ci conduce per mano portandoci nelle dimore che il Padre ha preparato per noi: ‘Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore‘.
E voi? Voi mostrerete Gesù per condurre gli uomini al Padre. Chi vede voi veda Cristo, veda i suoi gesti, scorga e ascolti le sue parole, noti la sua dedizione generosa, veda soprattutto la sua diaconia, il suo abbassamento totale. Il suo esempio di vita offerta nella semplicità, nell’umiltà. E sarete angeli che, con le loro ‘virtù diaconali’, annunciano ‘dal basso’ una presenza di vita, indicando all’uomo le ‘dimore di Dio‘ e accompagnandolo nei cammini verso l’abbondanza della vita.
A Maria, Madre della Chiesa affidiamo il vostro cammino e la vostra fecondità nel corpo ecclesiale, con la dedizione e la generosità che vi renderà pietre preziose nell’edificio santo di Dio. A lei, Serva della Chiesa affidiamo il vostro ministero di ascolto e di generosa corrispondenza ai bisogni della famiglia di Dio.