1. Festa di luce e di vita. Festa di Dio e dell’uomo. Questo è il Natale.
Non certamente quello consumistico della pubblicità, dello spreco, dell’albero grondante ricchi doni. E neppure quello semplicemente del sentimento, delle nenie e del folklore.
Il vero Natale, quello della fede, è memoria, celebrazione e rinnovata presenza dell’evento centrale della storia: la nascita del Figlio di Dio nella carne mortale per la salvezza dell’umanità.
Risuona ancora una volta, sempre attuale, l’annunzio straordinario dell’Angelo del quale l’umanità di ogni tempo sentirà sempre vivo il bisogno: ‘Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è Cristo Signore’. E’ il primo annunzio del Vangelo, ossia della più grande e rasserenante ‘buona notizia’ della storia per l’umanità, per ciascuno di noi.
Con la fede semplice dei pastori, che non opposero resistenza all’annunzio dell’angelo, andiamo spiritualmente anche noi a Betlem. Troveremo ancora ‘un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia’. Ma in quel bambino sappiamo riconoscere ‘l’unico Salvatore’, e a lui apriamo il cuore e la vita, per non smarrire la speranza nel futuro. E’ lui, infatti, l’unica speranza che non delude.
2. E’ lui la ‘luce vera’ che illumina ogni uomo. Anche oggi splende nelle tenebre. Ma le tenebre del materialismo teorico e pratico non la accolgono. Tentano, anzi, di eclissarla con le seducenti promesse di liberazione e di salvezza esclusivamente temporali.
In lui e solo in lui è ‘la vita’, perché ‘tutto è stato fatto per mezzo di lui’. Ma il mondo ateo e secolarizzato non lo riconosce come autore e fine di tutte le cose. Anzi lo considera come un ostacolo al progresso della civiltà e all’affermazione della propria storia. E lo emargina. A danno di tutti.
Si ripete il rifiuto di Betlem. In una società che idolatra la ricchezza, il successo, il potere, il sesso, il piacere, non c’è posto per colui che incarna la povertà, esalta l’umiltà e predica la croce.
Ma non c’è allora da meravigliarsi se il senso della vita si oscuri in tante coscienze. Se le tenebre di mali sempre nuovi si addensino sul futuro dei popoli. Se cresca la paura e si spenga la speranza. L’eclisse di Dio è la notte dell’uomo.
Il Natale ci dice che l’uomo avrà sempre bisogno di lui. E’ necessario riportare al mondo la sua luce. Celebrare il Natale è accoglierlo nella propria esistenza. E’ farlo rinascere in noi.
Diamogli ascolto. Solo lui ha parole di vita eterna. Solo lui rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. Solo lui sgancia l’uomo dal fluire del tempo. Solo lui gli dà significato e una meta, gli restituisce la libertà, contro ogni ossessione nichilista e fatalista.
3. Manifestazione della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini, egli è l’unico salvatore del mondo, l’unico redentore dell’uomo. Non abbiamo paura di lui. Ma apriamogli le porte del cuore e della vita. Invano cercheremo in altri la salvezza. Lui, il Figlio di Dio, ‘s’è fatto uomo perché l’uomo divenisse dio’ (S. Agostino). E questa è insuperabile grandezza che dà senso a tutta la vita umana, la quale non è destinata al nulla ma all’eternità.
Assumendo la nostra natura umana, egli si è unito in certo qual modo con ogni uomo. Riconosciamolo, perciò, amiamolo e aiutamolo in ogni uomo, senza distinzioni. Non dando soltanto qualcosa, e sarebbe già abbastanza in un tempo di sperperi e di regali. Ma donando noi stessi. Come egli ha dato se stesso per noi.
Riconosciamolo e accogliamolo soprattutto in coloro con i quali egli ha dichiarato di volersi identificare quando ha detto, ‘Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi’.
Riconosciamolo e accogliamolo in modo particolare nei più piccoli.
‘Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me’: ha detto un giorno Gesù e oggi lo ripete a noi. Il Natale, festa di un Bimbo, è la festa di tutti i bambini, di tutti i fratelli più piccoli, di tutti i minori, verso i quali deve crescere l’attenzione e il rispetto degli adulti, per arginare ogni tipo di violenza psicologica, sociale, fisica, sessuale, che richiama la crudeltà di Erode. In particolare la pedofilia e lo sfruttamento del lavoro minorile sono piaghe che, anche da noi, vanno sanate con una rinnovata coscienza morale e civile.
4. Questo Natale si colloca quasi all’inizio dell’Anno del Rosario indetto dal Santo Padre Giovanni Paolo II a quarant’anni dell’apertura del Concilio Vaticano II e all’inizio del suo venticinquesimo di Pontificato. Per me è anche l’inizio del cinquantesimo di Sacerdozio e del trentesimo di Episcopato.
A Natale si comprendono meglio le ragioni per le quali il Papa lo ha indetto e ha riconsegnato alla Chiesa la recita del Santo Rosario.
Se a Natale siamo invitati a contemplare nel Bimbo di Betlem il Figlio di Dio fatto uomo, la luce del mondo, l’unico Redentore dell’uomo che ha dato la vita per noi, l’unico Signore della storia che la guida verso la gloria senza fine, la recita del Santo Rosario costituisce un mezzo validissimo per favorire in noi l’impegno della contemplazione cristiana, della conoscenza di Cristo e della conformazione a lui: ‘Ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come ‘respirare’ i suoi sentimenti’ (n. 15).
Se il Natale è la festa della pace, è il Rosario che ci fa invocare il dono della pace, oggi messa in crisi dalle minacce di una guerra preventiva che è sempre ingiusta e dalle esplosioni di guerriglie e di terrorismi senza fine che insanguinano la terra. ‘Non si può recitare il Rosario ‘ scrive il Papa ‘ senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace.
Se il Natale è la festa della famiglia, oggi insidiata da tante forze disgregatrici, il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane si propone come un aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale.
Sia questo un impegno concreto nel Natale: torni il Rosario nelle nostre famiglie. Si reciti per le famiglie e nelle famiglie, perché restino unite e concordi. Si preghi col Rosario per i figli e ancor più con i figli perché non cedano alle seduzioni dei falsi miraggi di felicità e ritrovino il senso vero della vita. Se salveremo le famiglie, salveremo la società.
Con questo auspicio, con tutto l’affetto di fratello e padre, auguro a tutti, ma in modo particolare ai bambini, agli anziani, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito: Buon Natale.
Natale Messa del Giorno
Cattedrale, 25 dicembre 2002
25-12-2002