Messa di ringraziamento per la Beatificazione di Madre Candida dell’Eucaristia

Cattedrale di Palermo
22-03-2004

1. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Con queste parole Gesù, alle folle che ha sfamato con la moltiplicazione dei pani, spiega il significato del segno più misterioso della sua divinità purtroppo non compreso: la promessa dell’Eucaristia, il vero pane vivo disceso dal cielo, che istituirà qualche anno dopo nel Cenacolo e lascerà alla Chiesa e al mondo come il tesoro più prezioso.

2. Io sono il pane vivo disceso dal cielo.
Mistero della fede, l’Eucaristia racchiude in sintesi il ‘nucleo del mistero della Chiesa’ che di essa vive e si continuamente nutre per essere il cuore del mondo. E solo attraverso la fede è possibile accogliere, comprendere, celebrare e vivere questo grande mistero, che è ‘mistero di luce’.
Siamo grati a Sua Santità Giovanni Paolo II non solo perché ha additato con nuova forza alla Chiesa la centralità dell’Eucaristia per ridestare in tutti lo ‘stupore eucaristico’, ma anche perché ieri con la beatificazione di Madre Candida dell’Eucaristia ha donato e proposto alla Chiesa un esempio fulgidissimo di tutta una vita incentrata nell’Eucaristia e sempre animata dal più incantevole stupore eucaristico.
Sale, perciò, spontaneo e corale dal nostro cuore il ringraziamento a Dio, tre volte Santo e fonte della santità, che ha suscitato dalla nostra terra di Sicilia questa nuova Beata e ‘per mezzo dello Spirito Santo ‘ come abbiamo pregato nell’orazione colletta ‘ l’ha illuminata nella contemplazione delle inesauribili ricchezze di Cristo nel mistero della Eucaristia’.

3. Non credo di esagerare se affermo che la nostra Beata con i suoi scritti, i suoi Colloqui eucaristici e soprattutto con la sua testimonianza abbia dato una risposta anticipata alle sollecitazioni che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha proposto alla Chiesa nella Lettera postgiubilare Novo millennio ineunte (NMI) e nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia (EdE) per rispondere alle sfide del nostro tempo.
Nella Novo millennio ineunte il Papa non esita a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quello della santità, di ‘questa misura alta della vita cristiana ordinaria’ (NMI, 31), alla quale tutti siamo chiamati in forza del Battesimo, che ‘è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito’ (ib.).
In questa prospettiva s’è mossa tutta l’esistenza terrena di Madre Candida. Nata a Catanzaro il 16 gennaio 1884 dai genitori palermitani Pietro Barba e Giovanna Florena, trasferitisi due anni dopo a Palermo, decima di dodici figli, fu battezzata col nome di Maria tre giorni dopo. Educata nel Collegio Giusino di Palermo, cominciò a prendere coscienza della vocazione alla santità, come amore totale a Gesù, sin dal giorno della Prima Comunione, il 3 aprile del 1894. Maturò questa consapevolezza cinque anni dopo, in quella esperienza della grazia di Dio davanti all’immagine del S. Cuore che lei chiamava la sua ‘conversione’, e successivamente nel 1902 nella ‘scoperta’ della presenza reale di Gesù nel tabernacolo, inizio di una esperienza mistica che la porterà prima a consacrarsi a Gesù col solo voto di verginità e poi, tra non poche difficoltà familiari, a scegliere la vita monastica per consacrarsi totalmente e per sempre a Gesù. Su consiglio del mio venerato predecessore, il Card. Alessandro Lualdi, Maria entrò nel monastero delle Carmelitane scalze a Ragusa. Qui nel 1920 venne ammessa al noviziato col nome nuovo di religiosa, Maria Candida dell’Eucaristia; il 23 aprile 1924 emise la Professione solenne, e appena sette mesi dopo ‘ fatto singolare – fu eletta Priora, ufficio che ricoprì successivamente più volte.
La sua esistenza monastica fu un ininterrotto cammino di santificazione, un’ascesa verso la santa montagna, che è Cristo, con la spiritualità propria del glorioso Ordine carmelitano, insegnata e testimoniata da S. Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce e da S. Teresina del Bambino Gesù, e nell’osservanza fedele della sua speciale consacrazione di contemplativa, dalla quale si sentiva attratta e stimolata a conformarsi ogni giorno di più a Gesù casto, povero e obbediente, con un vivissimo amore sponsale, che aveva nell’innamoramento eucaristico la manifestazione più sublime’. Gesù, – diceva ‘ ‘donami lo splendore dell’Ostia immacolata’, ‘accoglimi come una lampada inestinguibile’.
Un cammino di santità, quello della Beata, che avanzava in un crescendo ascetico e mistico senza fine, sino al giorno della morte avvenuta il 12 giugno del 1949, solennità liturgica della Santissima Trinità, fra le atroci sofferenze causate da un tumore al fegato e da lei offerte al suo Sposo a coronamento di una vita di continua immolazione, di una ‘vita nascosta con Cristo in Dio’, ma che oggi si manifesta con lui nella gloria, come ci ha ricordato S. Paolo nella seconda lettura.

4. Mi indicherai, o Signore, il sentiero della vita. Nell’invocazione del salmista c’è l’anelito struggente della nostra Beata desiderosa di essere colma di santità. ‘Desidero essere santa ‘ lei scriveva -, ma sento la mia impotenza e ti domando, o mio Dio, di essere tu stesso la mia santità’.
Il cammino della santità è illuminato dalla parola di Dio e animato dalla preghiera e dalla contemplazione. ‘Si tratta di un cammino interamente sostenuto dalla grazia, che chiede tuttavia forte impegno spirituale e conosce anche dolorose purificazioni (la notte oscura), ma approda, in diverse forme possibili, all’indicibile gioia, vissuta dai mistici come ‘unione sponsale’. Così scrive il Papa nella NMI (n. 33). L’unione sponsale! Questa è stata l’esperienza mistica di Madre Candida. Dotata di particolari doni di grazia, raggiunse vertici altissimi della vita di preghiera e di contemplazione e ne divenne maestra insigne, non tanto con il sapere dell’intelligenza, che pure era abbastanza alto e profondo, come risulta dai suoi scritti, quanto con la sapienza del cuore e la testimonianza della vita più eloquente di ogni parola.
La preghiera e la contemplazione cristiana, vie obbligate della santità, raggiungono la loro più alta espressione nell’Eucaristia nel suo triplice e indissociabile aspetto di sacrificio, di convito, di presenza.
Dell’Eucaristia Madre Candida non solo portò emblematicamente il nome, ma fu discepola umilissima e apostola innamoratissima. L’Eucaristia per lei era tutto: la più alta cattedra delle virtù teologali, della fede, della speranza e della carità, e la scuola perenne dei consigli evangelici, delle tre ‘gemme’, come lei li chiamava: ‘la santa obbedienza, la dolce povertà, l’amatissima castità’. L’Eucaristia fu la sua vocazione, il suo carisma, la sua missione.

5. Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo. L’Eucaristia è anzitutto sacrificio, sacrificio in senso proprio, perché ripresentazione sacramentale del sacrificio di Gesù sulla Croce, coronato dalla sua risurrezione. E per questo è il memoriale della sua Pasqua.
Ma nel sacrificio eucaristico Gesù associa a sé tutta la Chiesa, per cui ciascuno di noi, per partecipare attivamente alla S. Messa, deve unirsi a lui, e con lui offrirsi al Padre in spirito di riparazione e di immolazione.
E un continuo atto di riparazione e di immolazione fu la vita consacrata di Madre Candida. Ella entrò nel Carmelo per realizzare il suo intensissimo desiderio di immolazione, come via privilegiata della propria santificazione, secondo la sua stessa affermazione: ‘Qua giunta e prostrata ai piedi della Sacra Custodia, io sentii di immolarmi e mi immolai in silenzio a Lui’. E questa immolazione riparatrice rinnovava in ogni celebrazione eucaristica soprattutto per le offese arrecate al suo Amore eucaristico e scongiurava noi sacerdoti: ‘Trattate bene il mio Gesù sacramentato’.

6. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. L’Eucaristia, proprio perché sacrificio, è anche convito. È un banchetto vero in cui Cristo si offre come nutrimento col suo corpo immolato e col suo sangue versato. ‘L’efficacia salvifica del sacrificio si realizza in pienezza quando ci si comunica ricevendo il corpo e sangue del Signore’ (EdE, 16). È attraverso la comunione eucaristica che noi diventiamo una sola cosa con Cristo e in lui una cosa sola tra di noi.
Lo aveva compreso in modo singolare sin da bambina, Madre Candida, se nel ricordare la Prima Comunione ha lasciato scritto: ‘Fui preda per alcuni istanti di una stretta amorosa. L’amore di Gesù, la sua tenerezza per me facevano crollare sui miei occhi due lacrime di intensa felicità e di amore’. (p.33-34).
E dopo la sua ‘conversione’, promise di non tralasciare mai la Comunione. Queste le sue parole: ‘La Santa Comunione è il mio sospiro, la mia brama, il mio palpito. Per me non vi è alcun diletto su questa terra che nella S. Comunione ‘ Anche comunicarmi ogni giorno [e allora non era facile] mi sembra troppo poco’. Per questo, sognava il permesso di potersi comunicare anche a pomeriggio: un sogno profetico divenuto oggi, per noi, realtà.
Voleva essere ‘l’apostola della Comunione’, anzi un ‘ostensorio’ vivente e chiedeva a Gesù ‘anime che si comunichino per amore, con amore, che facciano il possibile per dare tempo ‘ il più che possono ‘ al rendimento di grazie’. Sperimentino tutti, o Gesù, ciò che sorge dalle comunioni ben fatte’ (pp. 49-50).

7. Gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.
‘La ripresentazione sacramentale nella S. Messa del sacrificio di Cristo coronato dalla sua risurrezione ‘ scrive il Papa ‘ implica una specialissima presenza che ‘ per riprendere le parole di Paolo VI ‘ si dice reale non per esclusione, quasi che le altre non siano reali, ma per antonomasia, perché è sostanziale e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente’ (EdE, 15).
E questa presenza permane anche dopo la celebrazione del sacrificio eucaristico finché sussistono le specie del pane e del vino.
Si spiega così il culto reso all’Eucaristia fuori della Messa, ma sempre strettamente congiunto con la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, nelle sue diverse forme, come le esposizioni e le adorazioni del Santissimo Sacramento, che sono ‘di un valore inestimabile nella vita della Chiesa’ (ib., 25).
‘È bello ‘ scrive il Papa ‘ intrattenersi con Lui, e chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall’amore infinito del suo cuore’ (ib.).
Sembra leggere in queste parole del Pontefice quelle con le quali Madre Candida, educata alla scuola di S. Margherita Alacoque, esprimeva la ‘gioia piena’ e la ‘dolcezza senza fine’ da lei provate davanti alla presenza eucaristica del suo Sposo divino al quale chiedeva ‘d’essere posta a custodia di tutti i Tabernacoli del mondo sino alla consumazione dei secoli’ e che il suo cuore ardesse come sua ‘lampada perenne’ in tutti i luoghi dove egli abita, per concludere: ‘Ove è Gesù Ostia, sono dunque pure io” ‘Vivere della tua presenza è quasi un delirio per l’anima mia’.

8. L’amore allo Sposo divino eucaristico s’intreccia nella Beata con l’amore alla Madre sua, definita dal Papa ‘donna eucaristica in tutta la vita’. Chi legge l’enciclica Ecclesia de Eucharistia e l’ultimo capitolo del libro L’Eucaristia di Madre Candida nota una consonanza verbale quasi totale.
Il Papa afferma che ‘Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio (EdE, 55). Madre Candida, rivolgendosi a Gesù eucaristico, così prega: ‘Io non ti avrei se Maria non avesse consentito a divenire madre di Te, Verbo incarnato’,e per questo la chiama ‘Aurora dell’Eucaristia’.
Il Papa propone Maria come ‘inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica’ (ib.). Madre Candida confessa: ‘Nelle mie comunioni Maria è sempre con me: è dalle sue mani che voglio riceverlo, è col suo cuore che lo voglio nel mio cuore, io provo a volte la tenerezza di Maria nello stringere Gesù. Io vorrei difenderlo da tutte le freddezze, da tutte le negligenze, vorrei chiuderlo in me, carezzarlo tanto, quel corpo adorabilissimo, quelle innocentissime e salutari Carni’ (p. 200). Desiderava prendere ed esortava a prendere ‘il posto di Maria presso Gesù nel Santissimo Sacramento’.

9. Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore,
la beatificazione di Madre Candida è un messaggio forte che il Signore ci rivolge perché, illuminati dalla Parola di Dio, guidati dal Magistero della Chiesa e stimolati dall’esempio travolgente della novella Beata siciliana, accogliamo con riconoscenza anche noi ‘ come abbiamo invocato nella preghiera colletta ‘ il dono della sua presenza nel mistero dell’Eucaristia, per ‘offrire con amore la vittima santa e immacolata nel pane della vita e nel calice della salvezza dati a noi dalla Vergine Maria’. Amen.