Messa di Capodanno a Palazzo delle Aquile

01-01-2004

Sig. Sindaco e Sigg. Assessori
Sig. Presidente del Consiglio e Sigg. Consiglieri
Onorevoli Autorità
Sorelle e fratelli amati dal Signore

1. L’augurio migliore di un nuovo Anno, dono sempre nuovo del Signore, è quello che Dio stesso suggerì a Mosè, come abbiamo ascoltato nella prima lettura e questa mattina è rivolto a ciascuno di noi indistintamente: ‘Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace’.
La pace, nel più pregnante senso biblico, è la somma di tutti i beni spirituali e materiali che si possano desiderare e augurare per una vita serena e tranquilla.
È un dono di Dio, un grande dono di Dio, che è affidato alla nostra buona volontà di uomini e donne amati da lui. È stato questo il canto degli Angeli, dopo l’annunzio della nascita del Salvatore dato agli ultimi della scala sociale, i pastori, nella notte di Betlem: ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà’, secondo una traduzione, ‘agli uomini che egli ama’, secondo un’altra traduzione. Ma il significato non cambia.
Come i pastori, anche noi crediamo all’annunzio degli Angeli. E se essi, come ci ha narrato S. Luca nel Vangelo, senza indugio andarono a trovare il Principe della pace nel bambino giacente nella mangiatoia, vegliato da Maria e Giuseppe, anche noi riconosciamo il Principe della pace nel segno massimo della sua incessante presenza nel mondo: l’Eucaristia.

2. Nella concezione cristiana la pace è Gesù stesso, il Figlio di Dio mandato dal Padre quando venne la pienezza del tempo, nato da donna, perché anche noi diventassimo figli di Dio: e lo siamo diventati realmente col dono del suo Spirito, a tal punto che anche noi possiamo invocare Dio col nome tenerissimo e familiare di ‘Abbà’, che significa ‘Papà mio’. Ce lo ha ricordato S. Paolo nella seconda lettura, scrivendo ai Galati e invitandoci a fissare lo sguardo soprattutto su Maria, la Madre di Dio, la madre del Principe della pace.
È lei la protagonista di questo primo giorno del nuovo Anno, come Madre dell’Autore della vita, che la Chiesa non si stanca di venerare e di invocare come Regina della pace. E la pace insieme con lei imploriamo dal Figlio suo. È stata questa la ragione per cui il servo di Dio il Papa Paolo VI a cominciare dal 1968 volle che il Primo Gennaio di ogni anno si celebrasse in tutto il mondo la Giornata di preghiera per la pace.

3. Nei messaggi che hanno accompagnato le 37 Giornate della pace sia Paolo VI che Giovanni Paolo II hanno offerto alla Chiesa e al mondo un vero ‘sillabario della pace’, hanno tracciato le coordinate del cammino per raggiungere l’ideale della pace, hanno illustrato i principali capitoli di una vera e propria ‘scienza della pace’. Sono messaggi sempre attuali, soprattutto in un momento come questo in cui la pace è compromessa, ferita, ostacolata da guerre, da guerriglie, da violenze sempre più feroci, da ingiustizie senza frontiere, da terrorismi senza fine, in tante parti del mondo, soprattutto nella stessa terra di Gesù. Anche la sacrilega uccisione del Nunzio Apostolico in Burundi, Mons. Michael Courtnay, la prima volta nella storia della Diplomazia Pontificia, ne è una tristissima conferma! Ma minacce di terrorismi non mancano neppure nel nostro Paese.
È l’ora di rileggere questi messaggi, tanto comprensibili per chi ha l’animo ben disposto ad accoglierli, quanto esigenti per chi è sensibile alle sorti dell’umanità.
La pace è possibile, e perciò è doverosa, dipende da ciascuno di noi, va costruita col rifiuto della violenza, con l’amore per la giustizia, con la forza della riconciliazione, con la promozione dei diritti dell’uomo, con la difesa della vita, con la luce della verità, col rispetto della libertà, con la strategia del dialogo, con il rispetto delle minoranze, con la salvaguardia del creato, con l’amore preferenziale ai poveri, con la valorizzazione della donna, con l’unione dei cuori, con la difesa della famiglia, con la tutela dei minori, con la capacità di perdonare.

4. Sono questi i vari aspetti del ‘prisma della pace’, abbondantemente illustrati e proposti per costruire una pacifica convivenza umana. Ma è necessario che l’ideale di questa pacifica convivenza entri nella coscienza degli individui e dei popoli.
Urge, pertanto, un impegno costante, permanente, per educare alla pace. È questo il tema del Messaggio di Giovanni Paolo II per la 37° Giornata Mondiale della Pace che avrò l’onore di consegnarvi: ‘Un impegno sempre attuale: educare alla pace’.
Il Pontefice si rivolge ai ‘Capi delle Nazioni’, ai ‘Giuristi’, agli ‘Educatori della Gioventù’ e perfino agli uomini e alle donne che sono ‘tentati di ricorrere all’inaccettabile strumento del terrorismo’ (n. 1), riaffermando con decisione: ‘La pace resta possibile’ e perciò ‘è anche doverosa’. Un monito forte perché, di fronte alle tragedie che continuano ad affliggere l’umanità, non si ceda alle tentazioni del fatalismo, quasi che la pace sia un ideale irraggiungibile. L’educazione alla pace è educazione alla legalità, perché ‘il diritto favorisce la pace’ (n. 5).

5. Ciò vale anzitutto per il rispetto dell’ordine internazionale, di quei ‘principi universali che sono anteriori e superiori al diritto interno degli Stati’.
Fare rispettare questi diritti fondamentali è un dovere anzitutto di coloro che hanno responsabilità ad ogni livello, a cominciare dai governi nazionali, attraverso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la quale, pur tra gli innegabili contributi offerti alla promozione della dignità umana, della libertà e dello sviluppo, ha bisogno di una riforma che la ‘metta in grado di funzionare efficacemente per il conseguimento dei propri fini statutari, tuttora validi’ e per fare dell’umanità la ‘famiglia delle Nazioni’ (n.7).

6. Tutto questo non è facile, come non facile è sanare ‘la piaga del terrorismo’, divenuta in questi anni più virulenta e selvaggia. Tuttavia, per essere vincente ‘la lotta contro il terrorismo non può esaurirsi soltanto in operazioni repressive e punitive. È essenziale che il pur necessario ricorso alla forza sia accompagnata da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici’ e da un forte impegno politico e pedagogico, ‘rimuovendo da una parte le cause che stanno all’origine di situazioni di ingiustizia dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disparati e sanguinosi, dall’altra, insistendo su una educazione ispirata al rispetto della vita umana in ogni circostanza’ (n.8).
Nel compito di educazione alla pace, un ruolo proprio e originale ha la Chiesa, memore dell’affermazione del suo Fondatore, ‘Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’ (Mt 5,9). Lo fa con il suo magistero evangelico teso a orientare il diritto internazionale verso il bene comune dell’umanità come garanzia di pace, con l’aiuto indispensabile della preghiera e con la incessante predicazione dell’amore e del perdono, necessari per risolvere i problemi sia dei singoli che dei popoli. L’amore è la forma più alta e più nobile del rapporto degli esseri umani tra di loro. ‘Solo una umanità nella quale regni la civiltà dell’amore potrà godere di una pace autentica e duratura’ (n.10).

7. Educare alla pace educando alla legalità: questo in sintesi il Messaggio del Papa, affidato a tutti noi, Chiesa, istituzioni, singoli cittadini, come il più stimolante augurio di Capodanno per la nostra Città.
La Chiesa di Palermo, mentre da una parte intensifica la sua azione educativa al valore della pace, soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni, dall’altra, nell’Anno Eucaristico che sta celebrando, dall’Eucaristia trae luce e forza per aiutare i suoi membri ad essere sempre più coerenti col Vangelo, che bandisce l’odio, il rancore, la vendetta dal cuore per aprirlo all’amore, alla misericordia e al perdono. E questo a cominciare dalla famiglia, la quale, da luogo privilegiato della sicurezza, minaccia di diventare il luogo meno sicuro, se è vero, come risulta dal rapporto dell’Osservatorio Eurispes, che nel nostro Paese i delitti in casa sono in aumento, purtroppo uno ogni 48 ore.
Per la nostra Chiesa in ogni sua articolazione la pastorale familiare deve ritrovare una concreta centralità operativa: occorre salvare la famiglia per salvare la società.

8. La stessa attenzione va posta dalle istituzioni le quali, per favorire la pace sociale, devono sentirsi sempre più impegnate a rimuovere alcune inveterate cause di tensioni, di scontri, di conflitti sociali, come quelle endemiche della disoccupazione e della casa, alle quali si stanno dando promettenti avvii di soluzioni, che auguro rapide e adeguate alle reali esigenze dei cittadini. La stessa cosa auguro per il raggiungimento degli obiettivi indicati dal Sig. Sindaco nel suo messaggio, riguardanti il trasporto pubblico, i parcheggi, il sistema delle fognature, il recupero del centro storico e la riqualificazione delle periferie, in modo che la nostra Città possa essere più vivibile e sempre più all’altezza del suo ruolo nella nostra Regione.

9. Ma anche i cittadini devono sentirsi corresponsabili della concordia sociale della Città, con il rispetto della legalità, con l’osservanza delle norme che regolano la vita civica, evitando ogni forma di violenza, rifuggendo da ogni collusione con la micro e con la macrocriminalità, soprattutto mafiosa, facendo ricorso non al diritto della forza ma alla forza del diritto, nella convinzione che non si possono rivendicare o esigere i propri diritti conculcando o impedendo quelli degli altri.
Certamente il diritto allo sciopero è legittimo e va difeso: ma va esercitato nel rispetto delle norme che lo regolano e mai in modo selvaggio a danno di altri lavoratori.
Certamente il diritto al lavoro è un diritto sacrosanto, che va assicurato a tutti indistintamente: ma non è moralmente giustificabile l’illegalità del lavoro nero, così come è immorale far lavorare senza garanzie di sicurezza, causa anche recentemente di sofferenze e di lutti.
E anche le vittime della morte bianca, insieme con quelle di Nassyria e di ogni forma di violenza, vogliamo ricordare in questa celebrazione, invocando il conforto per le loro famiglie.

10. Sono certo che l’invito del Santo Padre alla educazione alla legalità e alla osservanza del diritto troverà in tutti noi la risposta della consapevolezza e della responsabilità. È questo il migliore proposito all’inizio dl nuovo anno che tutti auspichiamo migliore di quello trascorso. Ma sarà così solo se ciascuno di noi sarà migliore di prima, accogliendo anzitutto in sé il dono divino della pace per irradiarlo nella propria famiglie e nella società come prezioso contributo alla costruzione dell’unica civiltà degna di questo nome: la civiltà dell’amore.