Palazzo delle Aquile
01-01-2006
1. Il tradizionale augurio della Chiesa nel primo giorno dell’anno, nel quale celebra la solennità liturgica della Madre di Dio, in questo luogo, che è come il cuore della nostra amatissima Città, risuona con le parole stesse che Dio suggerì a Mosé per la benedizione del popolo da parte del fratello, il sacerdote Aronne: ‘Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace: ‘ (Num 5,22-26).
Non può esserci un augurio migliore, più vero e più stimolante.
È l’augurio più vero: perché la parola di Dio, a differenza di quella di noi uomini, è sempre efficace per l’assoluta fedeltà di Dio alle sue promesse.
È l’augurio più stimolante: perché la pace, intesa nel significato biblico come somma di tutti i beni spirituali e materiali desiderabili, è dono di Dio, un dono annunziato dagli Angeli nella notte di Betlem, e, come ogni dono di Dio, affidato alla nostra responsabilità. D’altra parte è il Bimbo di Betlem il ‘Principe della pace’ (Is 9,5), anzi ‘la nostra pace’ (Ef 2,14).
2. In questa ottica si spiega perché il servo di Dio Paolo VI volle consacrare il primo giorno dell’anno come Giornata Mondiale della Pace, una giornata di riflessione sul grande dono della pace e di preghiera per invocarla dal Dio della Pace, condotte su un Messaggio pontificio, la cui serie 11 di Paolo VI, 27 di Giovanni Paolo II e il primo di Benedetto XVI nella varietà dei temi costituiscono la più splendida ‘sintassi’ della pace. Nei dieci anni del mio episcopato palermitano, continuando la significativa tradizione di celebrare la Messa in questa sala, mi sono fatto un dovere di offrire ai presenti copia del Messaggio; come farò anche quest’anno.
L’attuale Pontefice, che ha preso il nome di Benedetto in riferimento a S. Benedetto, ‘ispiratore di una civilizzazione pacificatrice’ in Europa, e a Papa Benedetto XV che condannò la Prima Guerra Mondiale come inutile strage e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace’ (n. 25), ha scelto quest’anno come tema di riflessione ‘Nella verità, la pace’.
Si tratta di un tema fondamentale: ‘Esprime la convinzione che, dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace’ (n.1).
Rifacendosi alla Costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, chiusosi quaranta anni fa, il Papa ne precisa il significato: ‘La pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va compresa come frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore, un ordine che deve essere attuato dagli uomini assetati di giustizia sempre più perfetta. Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall’amore di Dio, la pace possiede una sua intrinseca e invincibile verità e corrisponde a un anelito e a una speranza che vivono in noi indistruttibili’ (n. 3).
La verità della pace si fonda sulla verità dell’uomo, per cui la menzogna, la negazione della verità antropologica, – il Papa cita la prima menzogna quella del Maligno nei confronti dei nostri progenitori ‘ è uno dei peggiori ostacoli alla costruzione della pace.
3. ‘La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare e a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattative e fedeli alla parola data’ (n. 6).
È un monito, questo, che non riguarda solo le relazioni tra i popoli, tra i governanti delle nazioni, ma anche quelle tra i responsabili della vita cittadina, di quanti dal popolo sono stati eletti a governarlo.
E io mi auguro che soprattutto in occasione delle competizioni elettorali la dialettica tra partiti e coalizioni diverse, pur legittima e doverosa, sia improntata al rispetto della verità, delle persone (da considerare ‘contendenti’ e non ‘avversari’ e tanto meno ‘nemici’), evitando le offese personali, il sospetto, la menzogna, la calunnia, e perciò l’astuzia, il calcolo utilitaristico, la diffidenza, il rancore che tanto spesso sono alla base della negazione della verità. E la verità esige anche che non si facciano promesse che non si possono mantenere e che si mantengano quelle fatte agli elettori, i quali hanno diritto alla sincerità e alla fedeltà alla parola data e perciò a non essere ingannati e a restare delusi.
4. È questo il migliore contributo alla serenità politica e alla pace sociale. Ed è possibile, è doveroso per tutti. Il Papa invita a conformarci al Maestro divino, Gesù, che si è definito la verità in persona e ha dichiarato totale avversione per chiunque ama e pratica la menzogna. ‘Con la forza della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità’ (n. 6).
Si vive nella verità, quando si ascolta e si mette in pratica, come Maria, la sua Parola, che è luce per tutti.
Si vive di verità, quando col cuore libero da ogni peccato ci si nutre dell’Eucaristia, che è il nutrimento della vita divina, vita di verità e di amore.
Benedetto XVI ricorda che la verità della pace deve valere e far valere il suo benefico riverbero di luce anche quando ci si trovi nella tragica situazione della guerra’ (n. 7). Annovera tra ‘le espressioni più felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verità della pace’, ‘il diritto internazionale umanitario’ che perciò va rispettato, apprezzato nel suo valore, garantito nella sua corretta e puntualmente aggiornata applicazione (ib.).
Con questa ottica va considerato il contributo delle organizzazioni internazionali dei ‘soldati impegnati in delicate operazioni di conflitti’, dei ‘cappellani militari’, chiamati ad essere ‘in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della verità della pace’ (ib.).
5. Indubbiamente ‘la verità della pace continua ad essere compromessa e negata, in modo drammatico, dal terrorismo che, con le sue minacce e i suoi atti criminali, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza’ (n. 9). Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno sempre condannato i terroristi con i loro insensati disegni di morte.
Benedetto XVI aggiunge che ‘anche il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo, può ispirare e alimentare propositi e gesti terroristici’, come pure ‘i nichilismi’ che negano l’esistenza di qualsiasi verità, mentre i fondamentalisti accampano la pretesa di imporla con la forza’ (n. 10).
Non mancano tuttavia ‘promettenti segnali nel cammino della costruzione della pace’, come il calo numerico dei conflitti armati. ‘Sono segnali consolanti, che chiedono di essere confermati e consolidati’, (n. 12), ma che non debbono ‘indurre a un ingenuo ottimismo’ (n. 13). In realtà ‘vivono situazioni in cui il conflitto, che cova come fuoco sotto la cenere, può nuovamente divampare’ (ib.). E questo soprattutto nei paesi più poveri, anche a causa ‘dell’aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi’ (n. 14) a danno ‘dell’attuazione concreta del diritto allo sviluppo’ (n. 15).
6. Le spese per il rispetto dei diritti fondamentali della persona devono prevalere su ogni altra spesa.
Questo vale anche nei nostri contesti. Io non mi stanco di ricordare che nelle finanziarie governative, regionali, provinciali e comunali, al primo posto devono essere le spese per garantire a tutti i cittadini i diritti fondamentali per la vita e la migliore qualità della vita, come sono quelli alla casa, al lavoro, alla istruzione, alla salute, all’ambiente sano, a formare e mantenere la famiglia. Si tratta di diritti che mai possono essere degradati a favori da elemosinare e da concedere per mero calcolo politico: rispettare questi diritti significa anche tagliare le radici, rimuovere le cause remote del disagio sociale, a cominciare da quello dei minori.
Nel giorno di Natale ho invitato tutti, Chiesa, scuola, famiglia, istituzioni, a porre maggiore e più impegnativa attenzione ai minori.
L’abbassamento della soglia di età sia del teppismo in certe scuole, sia dell’uso della droga e dell’alcool, sia della criminalità diffusa, anticamera di quella organizzata, non possono lasciare nessuno indifferente. Occorre più decisa coesione e interazione fra tutte le agenzie educative e soprattutto la testimonianza di noi adulti, genitori ed educatori, ai quali i minori guardano nel bene e nel male.
In particolare torno a chiedere a tutte le Amministrazioni comunali di assicurare spazi ricreativi e sportivi per i ragazzi e i giovani, perché siano sottratti alle aggressioni della strada, alle attrazioni del ‘branco’, alle seduzioni della malavita organizzata e non, e possano scoprire o riscoprire la forza educativa e formativa del ‘gruppo’.
Lo sport sano è scuola di legalità, cattedra di educazione al rispetto delle regole, come lo sono i gruppi e le associazioni giovanili impostati su autentici valori religiosi, culturali, sociali e impegnati nel campo del volontariato, della condivisione e della solidarietà, veri capisaldi della pace.
7. Mentre da parte dei credenti va accolto l’invito di Benedetto XVI a intensificare ‘la preghiera per implorare il dono divino della pace’, da parte di tutti, credenti e non, non manchi l’impegno di ‘una intensa e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in ciascuno la consapevolezza dell’urgenza di scoprire sempre più a fondo la verità della pace’ (n. 16).
Ci aiuti in questo compito Maria, la Madre del Principe della Pace, alla quale oggi la Chiesa, come i pastori di Betlem, rivolge lo sguardo della contemplazione e la voce dell’intercessione, perché risuoni nei cuori di tutti i palermitani il più autentico augurio natalizio, cantato dagli angeli nel primo Natale della storia: ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama’. Amen.
Non può esserci un augurio migliore, più vero e più stimolante.
È l’augurio più vero: perché la parola di Dio, a differenza di quella di noi uomini, è sempre efficace per l’assoluta fedeltà di Dio alle sue promesse.
È l’augurio più stimolante: perché la pace, intesa nel significato biblico come somma di tutti i beni spirituali e materiali desiderabili, è dono di Dio, un dono annunziato dagli Angeli nella notte di Betlem, e, come ogni dono di Dio, affidato alla nostra responsabilità. D’altra parte è il Bimbo di Betlem il ‘Principe della pace’ (Is 9,5), anzi ‘la nostra pace’ (Ef 2,14).
2. In questa ottica si spiega perché il servo di Dio Paolo VI volle consacrare il primo giorno dell’anno come Giornata Mondiale della Pace, una giornata di riflessione sul grande dono della pace e di preghiera per invocarla dal Dio della Pace, condotte su un Messaggio pontificio, la cui serie 11 di Paolo VI, 27 di Giovanni Paolo II e il primo di Benedetto XVI nella varietà dei temi costituiscono la più splendida ‘sintassi’ della pace. Nei dieci anni del mio episcopato palermitano, continuando la significativa tradizione di celebrare la Messa in questa sala, mi sono fatto un dovere di offrire ai presenti copia del Messaggio; come farò anche quest’anno.
L’attuale Pontefice, che ha preso il nome di Benedetto in riferimento a S. Benedetto, ‘ispiratore di una civilizzazione pacificatrice’ in Europa, e a Papa Benedetto XV che condannò la Prima Guerra Mondiale come inutile strage e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace’ (n. 25), ha scelto quest’anno come tema di riflessione ‘Nella verità, la pace’.
Si tratta di un tema fondamentale: ‘Esprime la convinzione che, dove e quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace’ (n.1).
Rifacendosi alla Costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, chiusosi quaranta anni fa, il Papa ne precisa il significato: ‘La pace non può essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va compresa come frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore, un ordine che deve essere attuato dagli uomini assetati di giustizia sempre più perfetta. Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall’amore di Dio, la pace possiede una sua intrinseca e invincibile verità e corrisponde a un anelito e a una speranza che vivono in noi indistruttibili’ (n. 3).
La verità della pace si fonda sulla verità dell’uomo, per cui la menzogna, la negazione della verità antropologica, – il Papa cita la prima menzogna quella del Maligno nei confronti dei nostri progenitori ‘ è uno dei peggiori ostacoli alla costruzione della pace.
3. ‘La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare e a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattative e fedeli alla parola data’ (n. 6).
È un monito, questo, che non riguarda solo le relazioni tra i popoli, tra i governanti delle nazioni, ma anche quelle tra i responsabili della vita cittadina, di quanti dal popolo sono stati eletti a governarlo.
E io mi auguro che soprattutto in occasione delle competizioni elettorali la dialettica tra partiti e coalizioni diverse, pur legittima e doverosa, sia improntata al rispetto della verità, delle persone (da considerare ‘contendenti’ e non ‘avversari’ e tanto meno ‘nemici’), evitando le offese personali, il sospetto, la menzogna, la calunnia, e perciò l’astuzia, il calcolo utilitaristico, la diffidenza, il rancore che tanto spesso sono alla base della negazione della verità. E la verità esige anche che non si facciano promesse che non si possono mantenere e che si mantengano quelle fatte agli elettori, i quali hanno diritto alla sincerità e alla fedeltà alla parola data e perciò a non essere ingannati e a restare delusi.
4. È questo il migliore contributo alla serenità politica e alla pace sociale. Ed è possibile, è doveroso per tutti. Il Papa invita a conformarci al Maestro divino, Gesù, che si è definito la verità in persona e ha dichiarato totale avversione per chiunque ama e pratica la menzogna. ‘Con la forza della sua grazia è possibile essere nella verità e vivere di verità’ (n. 6).
Si vive nella verità, quando si ascolta e si mette in pratica, come Maria, la sua Parola, che è luce per tutti.
Si vive di verità, quando col cuore libero da ogni peccato ci si nutre dell’Eucaristia, che è il nutrimento della vita divina, vita di verità e di amore.
Benedetto XVI ricorda che la verità della pace deve valere e far valere il suo benefico riverbero di luce anche quando ci si trovi nella tragica situazione della guerra’ (n. 7). Annovera tra ‘le espressioni più felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verità della pace’, ‘il diritto internazionale umanitario’ che perciò va rispettato, apprezzato nel suo valore, garantito nella sua corretta e puntualmente aggiornata applicazione (ib.).
Con questa ottica va considerato il contributo delle organizzazioni internazionali dei ‘soldati impegnati in delicate operazioni di conflitti’, dei ‘cappellani militari’, chiamati ad essere ‘in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della verità della pace’ (ib.).
5. Indubbiamente ‘la verità della pace continua ad essere compromessa e negata, in modo drammatico, dal terrorismo che, con le sue minacce e i suoi atti criminali, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza’ (n. 9). Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno sempre condannato i terroristi con i loro insensati disegni di morte.
Benedetto XVI aggiunge che ‘anche il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo, può ispirare e alimentare propositi e gesti terroristici’, come pure ‘i nichilismi’ che negano l’esistenza di qualsiasi verità, mentre i fondamentalisti accampano la pretesa di imporla con la forza’ (n. 10).
Non mancano tuttavia ‘promettenti segnali nel cammino della costruzione della pace’, come il calo numerico dei conflitti armati. ‘Sono segnali consolanti, che chiedono di essere confermati e consolidati’, (n. 12), ma che non debbono ‘indurre a un ingenuo ottimismo’ (n. 13). In realtà ‘vivono situazioni in cui il conflitto, che cova come fuoco sotto la cenere, può nuovamente divampare’ (ib.). E questo soprattutto nei paesi più poveri, anche a causa ‘dell’aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi’ (n. 14) a danno ‘dell’attuazione concreta del diritto allo sviluppo’ (n. 15).
6. Le spese per il rispetto dei diritti fondamentali della persona devono prevalere su ogni altra spesa.
Questo vale anche nei nostri contesti. Io non mi stanco di ricordare che nelle finanziarie governative, regionali, provinciali e comunali, al primo posto devono essere le spese per garantire a tutti i cittadini i diritti fondamentali per la vita e la migliore qualità della vita, come sono quelli alla casa, al lavoro, alla istruzione, alla salute, all’ambiente sano, a formare e mantenere la famiglia. Si tratta di diritti che mai possono essere degradati a favori da elemosinare e da concedere per mero calcolo politico: rispettare questi diritti significa anche tagliare le radici, rimuovere le cause remote del disagio sociale, a cominciare da quello dei minori.
Nel giorno di Natale ho invitato tutti, Chiesa, scuola, famiglia, istituzioni, a porre maggiore e più impegnativa attenzione ai minori.
L’abbassamento della soglia di età sia del teppismo in certe scuole, sia dell’uso della droga e dell’alcool, sia della criminalità diffusa, anticamera di quella organizzata, non possono lasciare nessuno indifferente. Occorre più decisa coesione e interazione fra tutte le agenzie educative e soprattutto la testimonianza di noi adulti, genitori ed educatori, ai quali i minori guardano nel bene e nel male.
In particolare torno a chiedere a tutte le Amministrazioni comunali di assicurare spazi ricreativi e sportivi per i ragazzi e i giovani, perché siano sottratti alle aggressioni della strada, alle attrazioni del ‘branco’, alle seduzioni della malavita organizzata e non, e possano scoprire o riscoprire la forza educativa e formativa del ‘gruppo’.
Lo sport sano è scuola di legalità, cattedra di educazione al rispetto delle regole, come lo sono i gruppi e le associazioni giovanili impostati su autentici valori religiosi, culturali, sociali e impegnati nel campo del volontariato, della condivisione e della solidarietà, veri capisaldi della pace.
7. Mentre da parte dei credenti va accolto l’invito di Benedetto XVI a intensificare ‘la preghiera per implorare il dono divino della pace’, da parte di tutti, credenti e non, non manchi l’impegno di ‘una intensa e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in ciascuno la consapevolezza dell’urgenza di scoprire sempre più a fondo la verità della pace’ (n. 16).
Ci aiuti in questo compito Maria, la Madre del Principe della Pace, alla quale oggi la Chiesa, come i pastori di Betlem, rivolge lo sguardo della contemplazione e la voce dell’intercessione, perché risuoni nei cuori di tutti i palermitani il più autentico augurio natalizio, cantato dagli angeli nel primo Natale della storia: ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama’. Amen.