E’ la prima volta che mi trovo a celebrare la santa eucaristia con voi, carissimi docenti e studenti della Facoltà Teologica, che è laboratorio della riflessione sulla fede nella nostra Regione.
E lo faccio con grande gioia in occasione dell’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico, in questa cappella, splendido monumento di bellezza, frutto dell’armoniosa collaborazione di teologi, chierici, monaci, biblisti, architetti, artisti, artigiani, mecenati ed amministratori, frutto d’incontro di culture d’oriente e d’occidente e di dialogo con genti provenienti dall’Islam. Il ciclo musivo che illustra la storia della salvezza, converge verso Cristo, luce del mondo, centro del cosmo e della storia, predicato dagli apostoli Pietro e Paolo, rappresentanti di tutto il collegio apostolico, e testimoniato dalla vita dei santi e delle sante.
Questa cappella rappresenta molto bene quello che, a mio parere, dovrebbe essere il lavoro della nostra Facoltà Teologica: collaborazione delle varie discipline teologiche e delle scienze umane, dialogo tra le Chiese e tra le culture, così da illustrare il mistero di Cristo e presentarlo agli uomini del nostro tempo, credenti e non credenti, in modo credibile e affascinante. E in tal senso contribuire ad edificare
Con questa profonda convinzione crediamo che nella proclamazione liturgica delle Scritture è Dio che ci parla, e per questo accogliamo quello che egli liberamente ci suggerisce oggi attraverso la lettura del lezionario, nella Parola appena proclamata.
E la lettura evangelica di Luca ci dice che seguire Gesù ed essere suoi discepoli è la cosa più importante della nostra vita. Perché? Perché Cristo è il metodo che Dio ha usato per rivelare all’uomo il Suo volto, il Suo amore, ed il compimento della nostra vita ‘ e dunque la nostra felicità ‘ è solo in Lui. Per seguirlo è necessario metterlo al centro della nostra esistenza, perché è il significato ed il valore degli affetti più cari, del successo, della carriera, del benessere materiale e persino della propria vita. Cosa ce ne faremmo di tutte queste cose se non ne avessimo il significato? Sono queste a dare la felicità? Da sole non bastano. Certo, c’è l’aspetto della croce, da abbracciare ogni giorno, ossia occorre essere fedeli a lui e alla sua parola, alla sua sequela nella monotonia della vita quotidiana, a costo di fatiche, solitudini e rinunce, ma questo è possibile solo per amore.
Pertanto è necessario fare bene i propri conti e mobilitare tutte le forze, come l’uomo che vuole costruire una casa o il re che vuole intraprendere una battaglia. La sequela di Gesù è più importante di qualsiasi casa e di qualsiasi vittoria.
Un’applicazione della parola del Vangelo possiamo coglierla nel brano della lettera ai Romani. Avviandosi alla conclusione della parte parenetica della sua lettera, l’apostolo Paolo afferma che tutti gli insegnamenti della Scrittura si riassumono nel precetto dell’amore verso il prossimo. Seguire Gesù, essere suoi discepoli, comporta amare il prossimo come se stessi e più di se stessi, come ha fatto lui.
Applicato alla vostra situazione di docenti, studenti, officiali, operatori, volontari della Facoltà Teologica, tutto questo significa che il vostro impegno nello studio, nella ricerca, nella migliore conduzione della Facoltà, deve essere orientato ad una più profonda e vitale conoscenza di Cristo, della sua parola, del suo mistero, per una più fedele sequela e per una più luminosa e trasparente testimonianza, per scoprire sempre di più che davvero vale la pena dedicarGli tutta la vita.
Perciò ‘ come diceva il santo
Lo studio poi deve spingervi ad un amore vicendevole e verso tutti, sempre più grande. Un amore che si manifesta nella comprensione, nell’aiuto e nell’edificazione reciproca. Ma anche nel portare agli altri, nel seminario, nella comunità religiosa, nella famiglia, nella comunità ecclesiale, nella società, quanto andate acquisendo attraverso lo studio.
Amare il prossimo è pure desiderare e impegnarsi perché anche a coloro che non credono arrivi l’annuncio del vangelo, affinché tutti giungano alla conoscenza della verità, che è Cristo rivelatore del Padre e datore dello Spirito. Solo la sovrabbondanza di gratitudine e di amore, infatti, può essere comunicata come bene per tutti e da tutti riconosciuta come tale.
Come diceva il santo padre nella sua allocuzione, ‘la missione evangelizzatrice della Chiesa domanda in questo nostro tempo non solo che si propaghi dappertutto il messaggio evangelico, ma che penetri in profondità nei modi di pensare, nei criteri di giudizio e nei comportamenti della gente. In una parola, occorre che tutta la cultura dell’uomo contemporaneo sia permeata dal vangelo’.
Come abbiamo cantato con il salmo, passa per questa via, fratelli e sorelle carissimi, la riuscita della vostra vita ed il futuro della Chiesa: Beato, ossia felice, l’uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti. Buono e misericordioso, egli splende nelle tenebre come luce per i giusti, e la sua discendenza sarà benedetta.
Invochiamo perciò il Cristo Pantocrator, luce del mondo, ‘luce gentile’, come la nostra Facoltà ama cantare con le parole del cardinale Henry Newman ‘ di cui è prossima la beatificazione ‘ perché guidi e accompagni i nostri passi con la forza del suo Spirito, durante questo anno accademico e per tutto il cammino della nostra vita. A lui, insieme al Padre e allo Spirito Santo, la nostra lode nei secoli. Amen.