Inaugurazione Anno Accademico Scuola Teologica di Base

18-10-2013

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annunzia la pace,
che reca la buona novella,
che proclama la salvezza”
. (Is 52,7)

    1. Sentiamo particolarmente per noi l’antifona d’ingresso di questa festa di San Luca Evangelista, che segna, come ormai è tradizione, la solenne inaugurazione del nuovo anno della Scuola di Teologia di Base.
    Avvertiamo tutto lo stupore del profeta che comincia col vedere appena i piedi del messaggero di pace, di bene, di salvezza. Perché anche a noi, docenti e discenti, qui riuniti in Cattedrale, è stato annunciato il Vangelo, e questo annuncio ha innescato una dinamica che, con stupore, oggi possiamo riconoscere viva e piena di frutti: da destinatari dell’annuncio diveniamo anche noi ‘messaggeri’, annunziatori scelti e costituiti per andare e portare frutto (cfr. Gv 15,16).
    Di cuore ringrazio tutti voi per la vostra presenza, ma permettetemi di dire il mio apprezzamento a don Salvatore Priola, Direttore della Scuola di Teologia di Base, perché, insieme ai membri del Direttivo, continua a far maturare sempre più e sempre meglio questa iniziativa profetica nata dallo zelo pastorale e dalle geniali intuizioni del compianto Cardinale Salvatore Pappalardo, nel solco dei cammini aperti dal Concilio Vaticano II.

    2. Mentre ci troviamo quasi alla conclusione dell’Anno della fede che il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto indire l’11 ottobre 2012, voglio riprendere quanto leggevamo nel suo Motu proprio Porta fidei: ‘Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è ‘il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia’. Nel contempo ‘ diceva ancora il Santo Padre ‘ auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno‘ (Motu proprio Porta fidei n.9).
    Questa triplice scansione del ‘confessare ‘ celebrare ‘ testimoniare’ sembra un valido e costante riferimento per la vita della Scuola di Teologia di Base.
    Perché la fede va confessata con una migliore conoscenza dei suoi contenuti teologici e dei suoi criteri metodologici, per giungere a confessare con sempre maggiore consapevolezza la fede nel Cristo ‘pro nobis et propter nostram salutem‘, nel Cristo che è Dio rivolto all’uomo, chino sulle sue povertà e sulle sue risorse, Dio pienamente incarnato nella storia.
Nei Centri della Scuola ‘ che grazie a Dio si stanno moltiplicando per la generosità, la disponibilità e la richiesta di tanti fedeli ‘ avete imparato o imparerete a confessare questo Cristo, e non un altro. E, nella fede, lo ritroverete accanto al viaggio della vita, come i discepoli di Emmaus si ritrovarono il misterioso viandante sul loro cammino.
    La Scuola di Teologia di Base permette poi di sviluppare quella vita e quella vitalità liturgica in cui la fede va espressa e, nello stesso tempo, nutrita. Confessare la fede è celebrarla nella liturgia, proprio nella comunità che si ritrova insieme, sull’esempio di quella chiesa apostolica narrata da san Luca negli Atti degli Apostoli.
    La liturgia eucaristica, come nel caso dell’episodio dei discepoli di Emmaus, consente di riconoscere il Signore, risorto e vivo, presente nella sua Chiesa che spezza insieme il Pane e la Parola.
    Ed infine la testimonianza. Ho già altre volto avuto modo di dirvi che obiettivo della vostra formazione teologica non è un puro e semplice nozionismo, un’interessante ed erudita conoscenza’ No! L’obiettivo è quello di una vera e propria conversione personale che sia visibile all’interno delle singole comunità in cui siete chiamati a svolgere servizio, e negli ambienti di vita nei quali siete chiamata ad essere apostoli.
    La Chiesa si edifica sulla base della nostra testimonianza autentica che è annuncio coerente e coraggioso. Questo è quanto espresso da Papa Francesco nell’Udienza generale di mercoledì scorso, alla quale ho avuto la gioia di partecipare, per presentare al Sommo Pontefice la prima pietra che porremo domenica prossima nel terreno di Brancaccio dove sorgerà il nuovo complesso parrocchiale intitolato al Beato Giuseppe Puglisi.
    Mercoledì scorso il Santo Padre ho poggiato a lungo le sue mani su questa pietra, un po’come quando un vescovo impone le mani sul capo degli ordinandi sacerdoti per invocare lo Spirito.
Siamo stati testimoni di questo intenso momento di preghiera, di invocazione, non soltanto della benedizione di Dio ma di impetrazione per tutti noi, specialmente per noi della Chiesa di Palermo, perché possiamo seguire i passi e il modello di don Pino Puglisi.
    E nel corso di questa udienza il Santo Padre nella sua catechesi ha detto : ‘La Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. [‘] Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad ‘andare’ incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra parola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia?‘. Parole forti, dirette, parole che ci interpellano, proprie dello stile di Papa Francesco che nella semplicità ci indica come seguire sempre meglio i passi di Cristo.

    3. Ma tutto il servizio della Scuola di Teologia di Base è orientato a fare ed essere Chiesa. Il brano evangelico odierno presenta l’invio dei settantadue discepoli. Il numero indica la totalità della missione, nelle regioni allora conosciute. Come dire: nessun uomo può dirsi escluso dalla salvezza. E questa salvezza è anche l’essere riuniti in una sola famiglia, come abbiamo implorato nell’orazione colletta di oggi che riprende un’espressione cara all’evangelista Luca: ‘fa che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza‘.
    Dunque questo ‘professare ‘ celebrare ‘ testimoniare’ (approfondito nella Scuola) si dà solo nella comunione’ E’ un servizio alla comunione. Ribadisco che frequentare una Scuola di Teologia di Base fa comprendere che il nostro cammino non è individualista ma comunitario. E l’ecclesialità non si fonda su una appartenenza formale, ma sulla comunione sostanziale fra tutti noi.
    Il Santo Padre Francesco, fin dall’inizio del suo Pontificato, ha più volte sottolineato che la Chiesa non è una ONG ben organizzata, dinamica e presente in tutto il mondo. La Chiesa è la famiglia di Dio, il popolo santo condotto da Cristo, Pastore delle nostre anime. La Chiesa ‘ come ha ben detto don salvatore Priola all’inizio di questa celebrazione ‘ porta nel mondo, e lo rende presente, l’amore e la sollecitudine di Dio per la nostra salvezza.
    Non si tratta ‘ come spiegava il Card. Pappalardo anni fa ‘ di trasmettere nozioni, ma di trovare un luogo di esperienza di vita cristiana, e di vita cristiana vissuta all’interno di una comunità. Perché la Chiesa sia ‘ come diceva Romano Guardini ‘ ‘la comunità di quanti si aiutano reciprocamente a credere‘.

4. Abbiamo davanti a noi un gigante della fede, figlio della nostra Chiesa e di questa stessa Chiesa padre, nel martirio. Il Beato Giuseppe Puglisi.
    Mi pare che in lui si sia incarnata quella missionarietà ‘di confine’ a cui l’evangelista Luca ci abitua, specie nei confronti dei ‘lontani’ e dei ‘poveri’, in tutte le missioni affidategli di volta in volta dal Vescovo.
    La parola di Papa Francesco ci invita ad andare nelle periferie; non si tratta soltanto delle periferie geografiche, sono le periferie dello spirito, della solitudine dell’uomo che brancola nelle tenebre. Questo invito pressante del Pontefice, ripetuto così solennemente ad Assisi, di stare nelle piaghe di Cristo. Ecco l’esempio di don Pino Puglisi che venti anni or sono coronava con il martirio la sua vita. Egli, che usciva per le strade del mondo per entrare nelle periferie dello spirito, trovava il modo per rimanere in quelle piaghe, per dare coraggio, per sostenere.
    Padre Puglisi annunciò senza sosta la parabola del Padre misericordioso e del figlio prodigo, per ribadire che tutti sono chiamati a riscoprirsi teneramente amati dal Padre, a far ritorno alla sua casa, e ad essere protagonisti di una grande festa, specie dopo l’esperienza del peccato che degrada l’uomo e ne offende la dignità.
    Padre Pino non dimenticò mai il difficile contesto in cui il Vangelo va annunziato: ‘Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi‘ (Lc 10,3). Un contesto fatto anche di difficoltà e minacce che, tuttavia, mai lo scoraggiarono. Come nel caso dei discepoli inviati in missione, la sua preparazione non fu fatta di mezzi materiali: ‘non portate borsa, né sacca,né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.’ (Lc 10,4). Piuttosto fu una continua accoglienza delle tante sfide educative del mondo contemporaneo, e un continuo attrezzarsi per poter operare tentativi di risposta e di accompagnamento, attraverso un Vangelo incarnato nella storia.

    5. Troppo spesso, pur invocando da più parti una maggiore responsabilità del mondo laicale, si lamentano ancora troppe carenze formative. La Scuola di Teologia di Base ha mostrato e continua a mostrare come nella nostra Arcidiocesi una qualificazione teologica dei laici possa aprire concrete prospettive pastorali su cui abbiamo il dovere innanzitutto di credere, e perciò di investire.
    L’Anno della Fede è stato aperto nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e nel ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. In accordo a quanto auspicato dai frutti del Concilio e dalla diffusione del Catechismo stesso, la ministerialità promossa dalla Scuola di Teologia di Base si basa su una consapevolezza della fede che può davvero creare testimoni del Vangelo negli ambienti di vita e nei contesti laicali ordinari. Auspichiamo anche che possa immettere linfa sempre nuova al tessuto delle comunità parrocchiali e alle iniziative pastorali già in atto o da promuovere.
    Questa Scuola di Teologia di Base prosegue ‘ direi con santa ostinazione ‘ la profezia del Concilio che ancora si attua, ed è approfondimento fecondo e costante della fede come ci è stata sistematicamente ribadita dal Catechismo della Chiesa Cattolica, cui date tanto spazio nei vostri programmi. Si possono raccogliere così ‘ e voi lo sapete bene ‘ dei frutti insperati ‘ visti i mezzi a nostra disposizione ‘ , ma assolutamente conformi alla promessa di Gesù da cui sentiamo dipendere questa progettualità: ‘Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga‘ (Gv 15,16).
    Il Signore rivolge questa parola a ciascuno di noi, e in ciascuno di noi pone la sua attesa; Si aspetta la nostra disponibilità, ci guida e con la sua grazia, ci fa portare frutto, e il vostro frutto ‘ lo vedete ‘ rimane!
    Affido tale crescita personale che diventa testimonianza di servizio ecclesiale all’intercessione di Maria, che Luca ci presenta come ‘ancella del Signore’: in Lei la Parola ascoltata e accolta diventa, per la fede, Vita donata al mondo intero, fino all’estremo sacrificio della Croce, nel quale Gesù ci acquista come figli al Padre e ci dona come figli alla Madre.