Epifania del Signore – celebrazione Eucaristica nel XXVII Anniversario di Ordinazione Episcopale

Chiesa Cattedrale
06-01-2011
    1. L’odierna celebrazione della solennità dell’Epifania è il culmine e il compimento del Natale: dà come l’ultimo ‘tocco’ allo scenario del presepe, come sanno bene i bambini che oggi aggiungono finalmente i Magi e li avvicinano alla Grotta di Betlemme’
    Sono proprio loro, i Magi, a caratterizzare questa festa. Questi strani e misteriosi personaggi che, giunti dall’oriente, cercano il Messia per adorarlo e offrirgli doni. Poco conosciamo delle loro origini e della loro vita, ma il Vangelo li presenta come persone sagge che non esitano a compiere un viaggio esteriore, simbolo di un viaggio interiore che può essere quello di ogni uomo che, lasciandosi interpellare dai segni, si mette in ricerca del volto di Dio.
    I Magi venuti dall’oriente prefigurano, infatti, i popoli di tutta la terra che compiono i loro cammini di crescita per riconoscere il Signore Gesù, che nasce come Salvatore per tutti, nessuno escluso.
    Nell’incontro dei popoli che riconoscono Gesù si compie così la profezia di Isaia che abbiamo ascoltato: ‘Cammineranno le genti alla tua luce… I tuoi figli vengono da lontano… Uno stuolo di cammelli ti invaderà‘ (cf. Is 60, 3.4.6). Carovane di popoli e di figli, di animali, di tesori’ Uomini e donne che hanno riconosciuto la luce del Vangelo e dal Vangelo stesso si sono lasciati illuminare: possiamo dire che mentre si muovono verso la luce di Dio, da questa stessa luce sono guidati, sostenuti.
    È il ‘Natale compiuto’: la salvezza di Cristo è offerta a tutti gli uomini, senza distinzione né preclusione alcuna e il Regno di Dio è annunziato davvero a tutti. Si compie in Gesù Cristo questo cammino comune che Paolo può apertamente proclamare: ‘Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo‘ (Ef 3,6).

    2. Come ogni anno, proviamo a rendere concretamente più visibile questa universalità di popoli raggiunti dall’amore di Dio, cercando di far confluire, nel giorno dell’Epifania, qui in Cattedrale, le rappresentanze delle varie comunità etniche presenti nella nostra Chiesa diocesana: uomini e donne che provengono da altri Paesi e che colorano, per così dire, l’odierna celebrazione delle variopinte pennellate dei loro canti, dei loro costumi, delle danze e delle diverse lingue materne.
    Tutti insieme adoriamo il Bambino di Betlemme, e nell’Eucaristia lo riconosciamo presente vivo in mezzo a noi. Ma desideriamo anche riconoscerci in lui e con lui un unico Corpo ‘ il corpo di Cristo, la Chiesa ‘ che non ammette divisioni, discriminazioni, emarginazioni, fratture.
    Carissimi fratelli e sorelle, che, provenendo da varie parti del mondo, condividete con noi la fatica di un cammino di convivenza pacifica nella nostra Palermo e l’avventura cristiana della fede, in voi riconosciamo la difficoltà di aver lasciato casa ed affetti in cerca di un avvenire più sicuro.
    La nostra comunità ecclesiale ha il dovere di porre particolare attenzione alle situazioni di necessità e di bisogno che bussano ogni giorno alla nostra porta: ci impegniamo a mostrarvi ad ogni livello accoglienza e disponibilità, anche perché la vostra identità specifica, anche quella religiosa, venga rispettata ed integrata, nella costruzione di un’unica famiglia.

    3. Questa Cattedrale oggi respira una dimensione più ampia nelle molteplici diversità. Personalmente ritengo non vi sia migliore cornice per potere ringraziare insieme con voi il Signore per il dono dell’episcopato per il quale il caro Vescovo Ausiliare, Mons. Carmelo, mi ha rivolto a nome di voi tutti, l’indirizzo augurale iniziale. Ventisette anni fa, per l’imposizione delle mani del Servo di Dio Giovanni Paolo II, nella Basilica Vaticana, la mia povera persona riceveva questo alto ministero.
    Allora avvertivo una tale sproporzione fra le mie capacità e quanto mi veniva consegnato… La avverto anche oggi che potrei dirmi ‘navigato’ attraverso le tante esperienze che il Signore mi ha posto dinanzi. Continuo ad avvertire, cioè, che soltanto il sostegno di Dio può farmi compiere l’opera che mi ha affidato. Un’opera grande che ‘ come sperimento quotidianamente in tante circostanze e sfide, in mezzo alle problematiche più disparate ‘ necessita di una grazia di stato che supera quell’umana fragilità e quelle fatiche che contraddistinguono la mia umanità.
    Con il cuore colmo di gratitudine, percepisco oggi ‘ ed è quasi inevitabile per me ‘ il ricordo dei Paesi nei quali in questi 27 anni di episcopato Dio mi ha voluto inviare come Rappresentante del Santo Padre prima, per giungere infine qui a Palermo come pastore diocesano di questa nobilissima Chiesa.
    Ringrazio Dio perché, anche se con i dubbi che appartengono alle umane visioni, ogni volta che, come fece con Abramo, il Signore mi ha indicato una nuova terra in cui andare a servirlo, ho cercato di amare la sua volontà e di trovare pace in questa obbedienza.
Da Arcivescovo di Palermo, e da Cardinale di Santa Romana Chiesa, come stabilito per sovrana decisione del Santo Padre, sento di avere bisogno della vostra preghiera incessante e del vostro affetto sincero, per aiutarmi ad essere fedele ai miei impegni ministeriali.
    Ma insieme alla preghiera per la sollecitudine del pastore, oso chiedere l’impegno per la docilità del gregge che sono chiamato a condurre: pastore e gregge ‘ animati dallo stesso Spirito ‘ dobbiamo sentirci sempre di più interpellati ad uscire da visioni personalistiche e da logiche autoreferenziali, per la realizzazione autentica di cammini di comunione e l’impegno concreto della costruzione del Regno di Dio.

    4. Il percorso dei Magi è affascinate. Sono guidati dalla stella, un misterioso segno celeste sul quale poco o nulla sappiamo. Sappiamo solo che essi la riconoscono come segno divino e la seguono.
    I Magi non conoscono le Scritture. Invece i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, interpellati dal re Erode, le conoscono bene, tanto da riferire l’esatta profezia sulla nascita del Messia a Betlemme. Solo i Magi ‘ apparentemente ‘distanti’ ‘ hanno la straordinaria capacità di riconoscere quanto il Signore gli pone innanzi per attrarli a sé: si lasciano interpellare, mettere in discussione dai segni e dai disegni di Dio.
    Oggi, a tal proposito, è doveroso che io faccia riferimento ad una realtà presente nel territorio della nostra Città e della nostra Arcidiocesi: la Missione di Speranza è Carità. Un po’ come i Magi che incontriamo oggi, il caro fratel Biagio Conte, vent’anni fa, si è lasciato scomodare da Dio, che gli parlava, non tanto attraverso la luce di una stella, ma per mezzo dell’oscurità dei più poveri, degli emarginati e degli esclusi.
    Fratel Biagio ha seguito questa strana ‘stella’ della presenza di Cristo negli ultimi. Ha trovato questa strana luce in mezzo a tutta l’oscurità che andava scorgendo nelle notti di Palermo, in particolare sotto i portici e sui marciapiedi della Stazione Centrale. E insieme a lui, in questi anni, tanti si sono lasciati interpellare dalla povertà dei fratelli bisognosi della nostra complessa realtà cittadina, cercando di essere per loro come il buon samaritano.
    È la splendida realtà della Missione che oggi accoglie, sfama, serve gli ultimi della nostra Città, donando loro soprattutto la speranza, il sorriso, il calore di una fraternità semplice ma piena di amore.
    Oggi i Missionari e i Volontari della la Missione di Speranza Carità, insieme agli amici e ai benefattori, sono qui con noi a fare eucaristia, in questo scenario che, oltre che dei colori dei popoli si arricchisce del calore dell’accoglienza e della carità di questo importante realtà di servizio al nostro territorio.
    Facciamo tutti festa ‘ ed è un motivo di gioia che si aggiunge ai precedenti ‘ perché lo scorso 2 ottobre ho approvato gli Statuti ed eretto la Missione come Associazione pubblica di fedeli, dando al carisma che Dio ha suscitato in questi anni una veste giuridica che ‘ se il Signore vorrà ‘ potrà agevolarne una migliore crescita e un più sicuro sviluppo in seno alla comunità ecclesiale.
    Tutti ringraziamo il Signore. Riconosciamo il servizio svolto dalla Missione come attenzione a quelle membra del Corpo Mistico fra le più fragili: i poveri che non possiedono nulla, né in termini di affetti né in termini di beni.
    Per noi tutti l’invito a non tirarci indietro rispetto alla nostra parte da fare. Non possiamo delegare il bene a chi già lo fa: la povertà è una ‘stella’ che interpella tutti ad una risposta generosa di carità, ciascuno nell’ambito che gli è proprio, ciascuno nell’ambiente in cui vive ed opera ogni giorno.

    5. Mi sia concesso, infine, di esprimere un ultimo motivo di gioia di questa splendida giornata. Il nostro caro Francesco, alunno del nostro Seminario Diocesano che sta proseguendo gli studi di Patristica a Roma, riceverà tra poco il ministero di accolito, un passo importante che lo orienta in modo sempre più netto verso quel servizio di donazione piena e definitiva che renderà da sacerdote.
    Caro Francesco, nelle mani della Missione di Speranza e Carità ‘ nella quale anche tu hai svolto servizio ‘ Dio ha posto membra fragili del suo Corpo. Nelle tue mani, oggi, viene messa l’Eucaristia, il Corpo di Cristo sacramentale, perché tu possa distribuirla con amore ai fratelli, specie agli ammalati.
    Un’unica raccomandazione: il servizio all’altare sia però per te sempre legato al servizio di carità. Con lo stesso amore con cui tratterai l’Eucaristia, tratta ogni fratello che incontri e poniti al suo servizio con generosità e dedizione, guardando attorno a te i numerosi esempi che nella Chiesa sorgono per ispirazione dello Spirito Santo.

    6. Vedete, carissimi fratelli e sorelle, di quanti doni il Signore ci ha colmati con la sua grazia in questa splendida giornata. I temi si intersecano, le lodi si intrecciano ma la voce della nostra Chiesa è una sola, e si fa preghiera che osa superare i limiti di questa Cattedrale e giungere pura e bella davanti a Dio.
    I Magi si fanno guidare da una stella e giungono finalmente a Betlemme. Entrati nella casa vedono il Bambino con Maria sua madre, e provano una gioia immensa perché trovano finalmente la meta del loro viaggio. Offrono i loro doni, portati da lontano, espressione della loro adorazione, ma offrono soprattutto il loro viaggio interiore, che sarà stato fatto di pericoli e di peripezie, non ultima il tentativo di inganno da parte del re Erode.
    Come loro offriamo anche noi il dono della nostra vita, spesso vissuta in mezzo alle tortuosità del quotidiano, ma sempre con riconoscenza e commozione. Siamo anche noi nella casa di questo Bambino, perché in questa celebrazione lo incontriamo presente come il Dio-con-noi, nella Parola e nell’Eucarestia.
    Con la stessa gioia dei Magi vogliamo ritornare alle nostre case, ai nostri ambienti di lavoro, a quelli del nostro servizio, alle nostre comunità, persino le nostre preoccupazioni, pieni dell’incontro sperimentato, e desiderosi di dare speranza.
    Questo è il mio augurio che ricambia affettuosamente quanto mi dimostra questa splendida assemblea che affido alla Vergine Maria, Madre che serba nel cuore gli eventi prodigiosi del Figlio e che custodisce con amore i passi della Chiesa.