Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore.
Sì! Venerati Confratelli nell’Episcopato,
Amatissimi Presbiteri e Diaconi,
Onorevoli Autorità,
Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore.
1. Abbiamo contemplato veramente questa sera una delle meraviglie più grandi dell’amore di Dio, l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
In lei, come abbiamo pregato nella orazione colletta, Dio Padre ha preparato una degna dimora per il suo Figlio: in previsione della morte di lui l’ha preservata da ogni macchia della colpa originale e fin dal suo concepimento l’ha rivestita di grazia e di santità.
Questa verità, definita come dogma di fede centocinquanta anni fa dal Beato Pio IX, l’8 dicembre1854, e confermata dalla Vergine stessa quattro anni dopo a Lourdes dicendo a S. Bernardette Soubirous, ‘Io sono l’Immacolata Concezione’, è stata creduta fin dai secoli più antichi dal popolo siciliano. E immensa fu la gioia dei nostri padri quando il Papa giunse alla attesa definizione, alla quale i Vescovi siciliani avevano dato un notevole contributo.
Richiesti dal beato Pio IX circa il loro pensiero e il sentimento dei fedeli sulla verità dell’Immacolata Concezione di Maria, i nostri Predecessori risposero: ‘L’Immacolata Concezione è talmente fissa nella mente dei Siciliani, che da molti secoli, con decreto solenne delle Città, è stata costituita sotto tale titolo Patrona di tutto il Regno e tutti giurano di difendere questo privilegio fino al sangue’. E proprio sulla base di un così radicato attaccamento alla dottrina dell’Immacolata Concezione, essi pregarono instantemente il Sommo Pontefice perché confermasse il singolare privilegio di Maria col suo supremo giudizio e la dichiarasse con decreto apostolico.
2. Questo medesimo attaccamento di fede e questa stessa filiale devozione alla Immacolata si espressero cinquant’anni fa nelle solenni manifestazioni popolari del primo centenario della proclamazione del Dogma, culminanti nel memorabile messaggio radiofonico del servo di Dio il Papa Pio XII, che definì la Sicilia ‘feudo di Maria’.
Anche noi, questa sera, convenuti da tutte le Chiese di Sicilia come una sola famiglia, vogliamo esprimere la stessa fede nella ‘Bedda Matri’.
Nel suo venerato Messaggio il Santo Padre Giovanni Paolo II ha richiamato le profonde radici storiche che la devozione all’Immacolata può vantare nella nostra terra di Sicilia, e ha espresso la sua viva soddisfazione per l’odierna iniziativa, voluta, preparata e organizzata dalle quattro famiglie francescane con il nostro plauso e la gratitudine di tutti.
Sale perciò spontaneo e corale dal cuore il canto di intere generazioni: ‘Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te’. ‘Tutta bella sei, o Maria, il peccato originale non è in te’!
3. Il peccato originale è la triste conseguenza della ribellione dei nostri progenitori al progetto di Dio, come ci è stato ricordato nella Prima Lettura.
Erano stati creati da Dio in uno stato di santità, perché partecipi della sua vita divina. Ma tentati dal Maligno, Adamo ed Eva abusarono della loro libertà, erigendosi orgogliosamente contro Dio e bramando illusoriamente di conseguire la felicità al di fuori di lui.
È quanto accade anche a noi, quando ci lasciamo sedurre dal Maligno e cediamo alle illusorie promesse di una felicità fondata unicamente su scelte di vita, che sono frutto di orgoglio e di egoismo, sull’adorazione degli idoli terreni, come il denaro, il successo, il potere, il piacere: se sono elevati a ragioni uniche dell’esistenza, essi prendono nel nostro cuore il posto di Dio e ci rendono schiavi di noi stessi.
A causa del peccato originale, tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda tra il bene e il male, nella quale siamo tutti coinvolti.
Si tratta di una lotta implacabile che, nei nostri giorni, manifesta la sua mostruosità nel divampare delle più feroci violenze e dei più sanguinari terrorismi, di guerre senza confini e di guerriglie senza fine, di torture atroci e di gravissime ingiustizie sociali.
Si tratta di una lotta implacabile, che anche nella nostra terra si manifesta col permanere di mali antichi e nuovi, come le diverse forme di illegalità e, soprattutto, le proliferazioni della criminalità mafiosa assolutamente incompatibile col Vangelo, che ne impediscono lo sviluppo religioso, morale, culturale, economico, ecologico e sociale, ne sfigurano l’immagine e bloccano la promozione delle molteplici potenzialità di bene e dei grandi valori dei quali è ricca la nostra gente.
4. L’Immacolata, tuttavia, ci assicura che la lotta contro il male si concluderà con la più completa vittoria del bene, secondo la parola di Dio al serpente: ‘Questa (la stirpe della donna), ti schiaccerà il capo’.
Ma il male va combattuto e vinto anzitutto in ciascuno di noi, nella nostra vita personale, perché possa essere debellato e vinto nella vita familiare, oggi fortemente in crisi, e in quella sociale, scossa da profondi squilibri e tensioni.
E in realtà gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel nostro cuore. E’ dal cuore dell’uomo ‘ ha precisato Gesù ‘ ‘che provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie’ (Mt 15,20).
Ciascuno di noi sa su quali fronti e con quali strategie deve combattere oggi questa lotta implacabile per poter restare unito al bene e per impedire che crescano e si acuiscano i mali sociali e le strutture di peccato, proliferazione consequenziale dei peccati personali. Nessuno, perciò, può sottrarsi a una responsabilità, che è di tutti.
La via della vittoria del bene sul male è l’obbedienza a Dio, Autore della vita e Signore della storia. Se Eva provocò la rovina dell’umanità con l’orgoglio della sua disobbedienza, Maria ha collaborato con Cristo nel donarci la salvezza con l’obbedienza, spinta sino alla estrema umiliazione.
Il ‘si’ di Cristo a Dio è il ‘si’ di Maria. Deve essere anche il nostro ‘si’, convinto e generoso, perché non ci lasciamo disorientare dall’agnosticismo, che mette tra parentesi Dio, dal materialismo consumista ed edonista che anestetizza le coscienze e dal relativismo etico che eclissa il senso morale.
5. Redenta in modo singolare perché preservata dal peccato originale, Maria è anche la ‘piena di grazia’, come abbiamo ascoltato dalla voce dell’Angelo. Per questo l’Immacolata è la ‘tutta Santa’, la ‘Panaghia’, come la invocavano i nostri antichi padri.
‘In lei – canta la Liturgia nel Prefazio -, Dio ha segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo, che l’ha voluta senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza’, santa e immacolata.
Nella Chiesa anche noi, come ci ha detto S. Paolo nella seconda Lettura, da Dio siamo stati ‘scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità’. Tutti, infatti, senza distinzione, siamo chiamati alla santità. Ce lo ricordano i moltissimi Santi siciliani: dai più antichi, come S. Agata, S. Lucia, S. Rosalia, ai più recenti, come S. Annibale Maria Di Francia, il Beato Giacomo Cusmano, la Beata Candida dell’Eucaristia, la Beata Pina Suriano.
6. La santità non consiste nel compiere opere straordinarie, ma nel compiere con la perfezione della carità, ossia con il più grande amore a Dio e ai fratelli, gli impegni di ogni giorno: in casa, sul posto di lavoro, a scuola, in ufficio, in ospedale, per via, al mercato, alla stadio, ovunque si svolge la nostra vita, la nostra professione, la nostra missione.
Per raggiungere questo traguardo, che è dono dello Spirito Santo, è necessario ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica, in un cammino di conversione permanente al Vangelo.
Occorre passare decisamente da una religiosità superficiale ed esteriore a una vita di fede consapevole, matura e coerente.
È indispensabile metterci in più intimo contatto con Dio attraverso la preghiera: accostandoci ai sacramenti con la necessaria catechesi che risvegli la fede, facendo ricorso al sacramento della Penitenza che ci riconcilia con Dio, con noi stessi, col prossimo, e soprattutto partecipando ogni domenica alla S. Messa, fonte perenne di grazia: di luce che rischiara il cammino, di forza che corrobora la nostra debolezza, di nutrimento che irrobustisce in noi la vita divina ricevuta in dono col Battesimo. E’ così che fiorisce la speranza! È così che trionfa il bene!
Lo ha ricordato domenica scorsa il Santo Padre nell’omelia di apertura dell”Anno dell’Eucaristia’, esortandoci fra l’altro a respingere e a vincere, con la luce che promana dal mistero eucaristico, ‘certe ombre minacciose’ che si addensano sull’orizzonte del nuovo millennio: ‘l’ombra di una cultura che nega il rispetto della vita in ogni suo stadio; l’ombra di una indifferenza che consegna innumerevoli persone a un destino di fame e di sottosviluppo; l’ombra di una ricerca scientifica posta a volte al servizio dell’egoismo del più forte’.
7. L’Immacolata, donna eucaristica con tutta la sua vita, c’invita, soprattutto in quest’anno, a metterci alla scuola dell’Eucaristia, che è scuola di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia e di amore soprattutto verso gli ultimi, di donazione e di condivisione, di solidarietà e di concordia, di unità e di pace.
Solo così, sorelle e fratelli carissimi, la nostra devozione all’Immacolata sarà autentica e gradita a lei.
Solo così saremo in grado di offrire un contributo prezioso al rinnovamento religioso e morale, civile e sociale, della nostra Regione.
Solo così, Sicilia amatissima, sempre fedele alle tue bimillenarie radici cristiane, potrai riprendere il largo verso migliori orizzonti nel futuro ed essere, nel suo significato più nobile e alto, ‘feudo di Maria’. Amen.