Nel 15mo anniversario della morte di Don Divo Barsotti (Palaia, 25 aprile 1914 – Settignano, 15 febbraio 2006), padre Agostino Ziino si è insediato come nuovo Superiore generale della Comunità monastica dei Figli di Dio, costituita da Don Barsotti sul finire degli anni Quaranta e presente dal 1991 presso il Santuario del Sasso. Nato nel 1949 a Palermo, presbitero dal 1981 nell’Arcidiocesi di Palermo, padre Agostino Ziino ha insegnato Patrologia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia dopo aver perfezionato i suoi studi presso l’Institutum Patristicum “Augustinianum” a Roma. Dal 1992 vive nel ramo della vita comune della Comunità dei figli di Dio ed è stato il responsabile dell’Archivio Barsotti a Settignano (FI). Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato, insieme a Stefano Albertazzi, Divo Barsotti. Un uomo dentro il Concilio (2016).
“La Comunità dei figli di Dio è un’associazione di fedeli che desiderano vivere nel mondo il mistero dell’adozione filiale, avendo come strumenti quelli che nella Chiesa sono da sempre i mezzi propri della spiritualità monastica: preghiera, ascolto della parola di Dio, vita contemplativa, vita liturgica e sacramentale. I membri della Comunità non si ritirano negli eremi, non vivono ordinariamente in perfetta solitudine, ma vivono da monaci nel mondo, tra gli uomini e nelle strutture sociali. Lavorano negli uffici, nelle scuole, nei posti pubblici, nelle case; sono uomini e donne, sono giovani e anziani, sono sposati e non sposati: uniti in un’unica famiglia mediante una consacrazione grazie alla quale si donano e si consacrano al Verbo di Dio, alla Vergine Madre e alla Chiesa. La Comunità dei figli di Dio è costituita da quattro rami: il primo ramo comprende i laici che vivono nel mondo, sposati o non sposati e anche sacerdoti i quali – dopo un periodo di preparazione – si consacrano a Dio nella Comunità. Al secondo ramo appartengono gli sposi o coppie di sposi che desiderano impegnarsi a vivere in famiglia seguendo i dettami dei consigli evangelici e fanno i voti di povertà, castità coniugale e obbedienza. Il terzo ramo è per coloro che vivendo nel mondo, vogliono vivere la loro donazione a Dio nello stato verginale o vedovile professando i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza. Infine il quarto ramo è la vita religiosa nelle case di vita comune, con fratelli e sorelle che lasciano tutto per vivere in case dove l’impostazione di vita è tipicamente monastica: preghiera, silenzio, lavoro, studio. Sono quattro rami in una sola famiglia, tutti i membri cioè condividono la stessa spiritualità monastica in un’unica tensione verso l’essenziale, nella ricerca di Dio come Assoluto e nella piena dedizione alla sua volontà. E’ il tentativo di vivere la radicalità cristiana in un monachesimo interiorizzato, di vivere fino in fondo, consapevolmente e volontariamente il battesimo per essere non solo di nome ma anche di fatto figli di Dio”.