Cenni storici
Fin dai tempi apostolici nelle comunità cristiane, ad imitazione di Cristo, vi erano donne che sceglievano la verginità come stato di vita. Considerata quale “porzione eletta”, erano preposte al culto divino.
La prima testimonianza di un rito liturgico si ha nella solennità dell’epifania del 352/353 d. C. nella basilica di San Pietro, quando Papa Liberio, in presenza della comunità cristiana, consacrò Marcellina sorella di S. Ambrogio, imponendole sul capo un velo simile a quello delle spose, sottolineando il carattere sponsale della consacrazione verginale.Con l’avvento del monachesimo (sec. IV) molte di esse si riunirono in monastero. Nel 398 il Concilio di Cartagine, in base alle usanze del tempo, interdice, a quelle che non avevano più parenti, di vivere sole o a due, e le riunisce con autorità in monastero.
La consistenza di una vita monacale con quella vissuta nel mondo è attestata fino al sec. X dal Pontificale romano germanico che riporta due diversi riti. Dal 1139, col Concilio Lateranense II, viene definitivamente abolito lo stato di vita delle vergini consacrate nel mondo.
Dal Concilio di Trento (1545) fino alle soglie del Concilio Vaticano II, la donazione a Cristo nella verginità si esprimeva o privatamente, o all’interno delle famiglie religiose.
Nel corso di quest’ultimo secolo alcuni vescovi hanno sollecitato una richiesta di ripristino del Rito per quelle donne, che pur vivendo nel mondo e non appartenendo ad una specifica congregazione, hanno offerto privatamente la loro vita a Dio. Nel 1927 la Congregazione dei religiosi nega tale autorizzazione e nel 1950 Papa Pio XII. Con la Costituzione Apostolica “Sponsa Christi”, ribadisce tale disposizione stabilendo che il Rito poteva essere celebrato solo per le monache.
Una svolta decisiva si è avuta col Concilio Vaticano II (1965) con 2147 placet su 2151 i Padri conciliari approvarono la revisione del rito per la Consacrazione delle Vergini (SC 80).
Il 31 maggio 1970 la Congregazione per il Culto divino, per mandato speciale di Papa Paolo VI, ha promulgato il nuovo “Ordo Consecrationis Virginum” che ha ammesso di nuovo al rito di consacrazione anche le vergini che vivono nel mondo, a pari titolo con le monache.
Il nuovo Codice di Diritto canonico, pubblicato nel 1983, colloca l’Ordo Virginum tra le forme di vita consacrata (can. 604).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), cita questa forma di vita consacrata ricordandone l’origine apostolica (art. 922-924); l’Esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II, Vita consecrata (1996) esprime gioia e speranza nel vedere rifiorire l’antico Ordine delle vergini considerando, le donne che ricevono tale consacrazione, una speciale immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura, quando finalmente la Chiesa vivrà in pienezza l'amore per Cristo Sposo.
L’attuale Rito, pubblico e solenne, più semplice nello svolgimento di quelli che lo hanno preceduto, respira della teologia del Concilio Vaticano II. Emergono le due caratteristiche che connotano il carisma della vergine consacrata: il rapporto sponsale con Cristo - sottolineato dal procedere della liturgia e il legame con la Chiesa locale - rappresentato dal vescovo che è ministro del rito.