«Non c’è Natale tutte le volte che non amiamo, quando non contribuiamo al canto della vita», dice Mons. Corrado Lorefice guardando il Bambinello che, nella Chiesa Cattedrale, offre il suo sguardo ai fedeli presenti e a tutti coloro che, idealmente, sono lì, come davanti alla grotta di Betlemme. «S’incarna l’Amato, il Prediletto di Dio: Gesù, il figlio concepito nel cuore e nel grembo di Maria, l’umile donna di Nazaret, nato in una grotta a Betlemme, custodito da Giuseppe e riconosciuto dai pastori. Nato non nel fasto ma nella povertà, non in un palazzo o in una lussuosa clinica, ma da nomade, in un alloggio di fortuna, tra gente marginale ed emarginata come i pastori. È un “avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,16). (…) Non possiamo rifugiarci, da indaffarati, nei trambusti alienanti incorniciati ad hoc nelle ricorrenze di feste ormai esautorate del loro significato umano e spirituale. Né vivere da brontoloni per quello che ci viene vietato di fare. Per quello che non possiamo consumare. Per le tradizioni religiose e le manifestazioni civili che non possiamo realizzare. Questo Natale non è diverso. È il Natale di sempre che chiede di essere accolto nel nostro sacrario interiore, nelle nostre coscienze. È l’avvento di questo amore così grande, così vitale, così irrinunciabile per noi, così bello, così umano, perché totalmente divino. È la venuta del Signore Gesù, l’Emmanuele. Dio è con noi. È tra noi».
(il testo completo dell’omelia dell’Arcivescovo potrete leggerlo nella sezione “Omelie e discorsi di S.E. Mons. Corrado Lorefice” all’interno del sito)