E’ stato come un dialogo tra un fratello maggiore e i fratelli più piccoli, un dialogo condiviso con l’intera comunità della Chiesa di Palermo: nelle parole rivolte dall’Arcivescovo Corrado Lorefice ai quattro seminaristi ammessi oggi agli Ordini Sacri del Diaconato e del Presbiterato (Francesco Causa della Parrocchia San Gregorio Papa di Boccadifalco, Salvatore Pio Greco della Parrocchia Sant’Atanasio di Ficarazzi, Giuseppe Giovanni Randazzo della Parrocchia Ss. Annunziata di Caccamo e Giovanni Russo, della Parrocchia Maria Ss. Della Lettera nel quartiere Acquasanta), c’è stata innanzitutto la gratitudine al Signore per aver voluto chiaramente indicare un progetto: «Per me che inizio ad essere “ebbro” di anni di sacerdozio e per voi Seminaristi che offrite il vostro “si” perché volete vagliare il progetto di Dio sulla vostra vita, oggi non può che essere un giorno di gratitudine e di esultanza perché sia io e che voi ripartiamo dalle figure di Maria, di Giuseppe e di Anna, figure che custodiscono il desiderio dell’adempimento delle promesse di Dio, quel Dio che ha promesso un suo inviato e sotto i loro occhi c’è la sua stessa Parola fattasi carne. Noi avvertiamo come questo tempo che ci avvolge, il tempo di Natale, sia una rinnovata grazia per la nostra comunità diocesana, così come per tutte le comunità cristiane, per tutte le chiese disperse nel mondo. Si, una grazia: perché abbiamo l’opportunità di essere resi partecipi del mistero che prende il cuore – per alcuni aspetti potremmo dire che lo seduce – di ogni discepolo del Signore, che muove il nostro desiderio, che è quello di contemplare questo bambino che ci è stato donato, il Verbo eterno di Dio che si è incarnato e che ha assunto la nostra condizione umana. Siamo avvolti da questo mistero adorabile dell’incarnazione del Verbo di Dio, del figlio di Dio, e ci riconosciamo ancora una volta in Maria, Giuseppe e Anna, coloro che custodiscono nel cuore, nella mente e nel corpo, il desiderio dell’adempimento delle promesse di Dio; e sotto i loro occhi, come dicevamo, c’è la stessa parola di Dio fattasi carne. Maria, Giuseppe e Anna sono la figura dei discepoli e delle discepole di Gesù che vivono della fedeltà di Dio, che custodiscono questo loro desiderio».
Sempre rivolto ai quattro Seminaristi l’Arcivescovo ha proseguito: «Il contrario del desiderio è la concupiscenza ma Dio vuole liberarci dalla concupiscenza, che è una sorta di sguardo decentrato verso l’esterno; il desiderio invece ci porta a custodire la mostra vera identità, di uomini e donne che non perdono di vista ciò che è essenziale, la promessa di Dio non solo su di noi ma per ogni uomo. In questa giornata il Vescovo e voi, cari Seminaristi, dobbiamo avere la gioia di vagliare ancora una volta cosa portiamo nel nostro cuore: nel vostro “si” pronunziato questa sera c’è la bellezza del desiderio di corrispondere al progetto di Dio su di voi, sulle vostre comunità, sull’intera Chiesa di Palermo. Per quel che riguarda me, dopo 34 anni di sacerdozio, ho certamente molto di cui rendere conto al Signore però il desiderio di 34 anni fa persiste per pura grazia, il mio cuore resta sedotto dal Signore. Tante altre cose, in questi anni, hanno cercato di farmi passare dalla parte della concupiscenza ma fino a oggi prevale, non per mio merito, il desiderio del Signore di appartenere a lui, di non avere un “io” da portare avanti. Voi, cari Seminaristi ammessi questa sera agli Ordini Sacri del Diaconato e del Presbiterato, non state rispondendo “si” in cerca di una realizzazione personale, lo fate per rendere concreto il progetto di Dio, perché lui vi ha scelto. Che la mano del Signore ci custodisca, ci guidi e ci preservi».