Tra di esse ci sono ex insegnanti, commesse, casalinghe ed anche una scrittrice. Tutte accomunate dalla vedovanza che dopo la morte del marito hanno deciso di consacrarsi totalmente al Signore. Sono 23 vedove di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, che martedì scorso nella chiesa Cattedrale, durante una solenne celebrazione Eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice, sono state ammesse all’Ordo viduarum.
“Oggi la nostra Chiesa palermitana si arricchisce con la vostra vita donata a Dio nello stato della vedovanza e contribuire a fare crescere il regno di Dio in mezzo agli uomini”. Lo ha detto mons. Lorefice nel corso dell’Omelia il quale ha aggiunto: “Il vostro Vescovo, vi guarda con affetto e con stima, vi guarda con gli occhi di Gesù e vi ringrazia perché oggi ci dite ancora una volta con il vostro esempio che Dio vuole il culto del cuore e di tutta la vita, quale segno di una Fede operante per mezzo della carità”.
Il rito di consacrazione è stato molto toccante e significativo. Subito dopo la liturgia della Parola hanno proclamato il loro “Eccomi, quindi l’invocazione allo Spirito Santo, le litanie dei santi, la consegna dell’anello sponsale e del Crocifisso.
Attualmente sono una quarantina le donne che fanno parte dell’Ordo viduarum a Palermo da dove è partita questa esperienza voluta dal card. Salvatore Pappalardo nel 1996 e adesso si è diffusa in altre 14 diocesi italiane e la cui coordinatrice nazionale è la palermitana Adalgisa Lazzara.
Le vedove hanno seguito un percorso di formazione spirituale, teologica e umana, sotto la guida del delegato diocesano, don Giacomo Ribaudo con incontri mensili che si sono svolti presso la chiesa di Santa Caterina da Siena prima e successivamente nella Parrocchia di Maria Santissima del Carmelo ai Decollati a Palermo.
“L’Ordo viduarum è stato un’ispirazione dello Spirito Santo – ha affermato don Giacomo Ribaudo – che è stato dimenticato per centinaia di anni, ma che adesso si è diffuso in quasi tutta Italia. Per noi è una grazia che 23 vedove affidano il loro voto a Dio per mezzo del Vescovo ricevendo come segno l’anello nuziale che spesso è quello del marito che assume un particolare significativo per loro, le famiglie e per la Chiesa intera quale segno profetico delle realtà future”.