Era il 15 luglio del 1624 quando, mentre a Palermo infuriava la peste, nel luogo indicato da una tal Girolama la Gattuta furono ritrovate ossa umane. Proprio in quel punto S. Rosalia, apparsale in visione, le aveva assicurato che si sarebbero trovati i suoi resti mortali e che portati in processione per la città, la peste sarebbe cessata.
Fu istituita una commissione per stabilire se, tra le ossa ritrovate, vi potessero essere i resti mortali della Santa. Ma la decisione tardava a venire per i tanti dubbi degli esperti chiamati ad esprimere il giudizio.
Nel febbraio del 1625 Vincenzo Bonelli riferiva di avere avuto in visione, sul monte Pellegrino, S. Rosalia, che gli confermava l’autenticità del rinvenimento e la promessa del miracolo.
Il Cardinale Giannettino Doria, informato della nuova visione, riunì una nuova Commissione che certificò l’autenticità di ossa, tra quelle ritrovate, riferite ad una giovane donna; queste il 7 giugno del 1625 furono portate in processione per le vie della città in una teca in argento e cristalli. Da quel giorno la peste regredì fino a scomparire del tutto il 15 luglio del 1625 ad un anno esatto dal rinvenimento delle reliquie. Il 15 agosto il Senato Palermitano proclamò S. Rosalia prima Protettrice di Palermo.
Il 26 gennaio del 1630 Papa Urbano VIII inserì nel Martirologio Romano il nome di S. Rosalia. Nel 1637 le reliquie di Santa Rosalia furono poste nell’urna a reliquiario, capolavoro dell’oreficeria del primo barocco palermitano.