Chiesa generata dalla Parola

discepoli in ascolto lungo le nostre strade

Arcidiocesi di Palermo | Anno Pastorale 2019/2020

PRESENTAZIONE

Carissime, Carissimi,
vorrei consegnarvi questo sussidio con l’atteggiamento del seminatore che nell’andare va con trepidazione, portando la semente da gettare, ma che nel tornare conosce la gioia dell’abbondanza del raccolto (cfr. Sal 125, 6).
Sì, anche la stanchezza della seminagione della missione è aperta, soprattutto se rimaniamo uniti al Seminatore generoso e magnanime (cfr Mc 4, 3-14), alla serena fiducia del raccolto di domani.
«Il Vangelo ci racconta che quando i primi discepoli partirono per predicare, “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola” (Mc 16, 20). Questo accade anche oggi. Siamo invitati a scoprirlo, a viverlo.
Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida» (EG 275). Comunione con Gesù e missione sono due nomi di uno stesso incontro originario (cfr. Mc 3, 13-14).
Questo semplice strumento presuppone l’audacia gioiosa e creativa della nostra amata Chiesa palermitana che si coinvolge nella missione con afflato comunitario, con lo “stile ecclesiale” del cammino fatto insieme, della corresponsabilità, della stima e gratitudine vicendevole. Nella cordiale simpatia per questa umanità ferita - sempre più amata da Dio nel suo Figlio crocifisso e risorto – che, come terra arida, attende il refrigerio dell’Evangelo, della Bella Notizia. Con il tratto evangelico dell’ascolto, della visita, della compagnia, dell’assumere le domande e le ferite, le attese e le delusioni di chi fa strada con noi, discepoli di Gesù, che nel libro degli Atti veniamo chiamati “quelli della via” (At 9, 2), quelli che camminano.
Cuore dell’annuncio autentico di Gesù è la misericordia (misericors: cor, miseri: cuore vicino ai poveri) del Padre, ‘humus e timbro’ di tutto il Vangelo e ‘forma’ della vita cristiana: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Questo sussidio pastorale ci chiede di vivere e condividere l’annuncio del Vangelo, la gioia e la fatica della missione, con la forza del segno della fraternità, mettendo insieme le tante potenzialità, i doni, i carismi
della nostra Chiesa. Rinfrancandoci a vicenda, forti della testimonianza di Papa Francesco, lui stesso missionario tra noi, a cui va la nostra gratitudine e affettuosa solidarietà, per aver rilanciato il mandato missionario e sinodale alle Chiese italiane consegnato con l’Esortazione pastorale Evangelii gaudium e con il Discorso al Convegno di Firenze del novembre 2015.
Si tratta anche di riconoscere e percorrere il cammino pastorale che stiamo condividendo da quando il Signore mi ha posto tra voi come successore degli Apostoli. Una Chiesa convocata e inviata dalla Parola, consapevole della sfida del primo annuncio e del “secondo primo annuncio” del Vangelo, in vista di una iniziazione cristiana che sia, nel “sacramento fontale” (Battesimo-Cresima-Eucaristia), culmine e fonte di una scelta di vita, di appartenenza ecclesiale e di testimonianza evangelica nel mondo.
Siamo convinti, - poiché noi per primi abbiamo udito, veduto con i nostri occhi, contemplato e toccato con le nostre mani, ossia il Verbo della vita (cfr. 1Gv 1,1) – che anche oggi, per gli uomini e le donne del nostro tempo e della nostra realtà territoriale, credere in Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, è fonte di vita e di vita in abbondanza (cfr. Gv 20,31; Gv 3,14-15; Gv 10, 10).
«Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (EG 273), ci ha ricordato Papa Francesco. La Chiesa è missione. Ogni discepolo non è solo chiamato alla missione ma è missione. Senza annuncio, senza una comunità discepolare che abbia la gioia e l’autorevolezza umana e spirituale di poter dire ad altri: “Venite e vedrete” (Gv 1,39) non ci può essere fede, adesione e appartenenza a Cristo e alla Chiesa.
Chiedo a tutti i confratelli nel presbiterato e nel diaconato, alle comunità parrocchiali e religiose e alle aggregazioni laicali di utilizzare al meglio questo umile prezioso sussidio perché la Chiesa di Palermo cresca
sempre di più nella comunione pastorale per una testimonianza credibile e attrattiva del Vangelo in questo nostro tempo già fecondato di vita eterna dalla Croce gloriosa di Cristo.

Grazie amata Chiesa di Palermo per la tua passione missionaria.

+ Corrado, Arcivescovo

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Chiesa generata dalla Parola

Discepoli in ascolto lungo le nostre strade

Arcidiocesi di Palermo | Anno Pastorale 2018 / 2019

PRESENTAZIONE

Care sorelle e cari fratelli,
anche quest’anno vi presento il sussidio diocesano per gli “Incontri di ascolto della Parola”. Si tratta di un sussidio che accompagnerà nei tempi forti di Avvento e Quaresima il cammino spirituale, comunitario e missionario di tutta la nostra amata Chiesa di Palermo.
Il Vangelo scelto per questo itinerario è quello secondo Luca. Come ben sapete, si tratta di un Vangelo che guarda alle cose essenziali della missione della comunità cristiana. Un Vangelo quindi importante per l’oggi della Chiesa palermitana. In ascolto di questo Vangelo, desidero affidarvi alcuni pensieri che mi stanno a cuore.
Innanzitutto, la missione ai poveri. Come voi ben ricordate, la prima volta che Gesù parla nel Vangelo secondo Luca, ad inizio della sua predicazione, è al capitolo 4, 16-30, laddove ci viene detto che egli, in occasione di una sua partecipazione alla liturgia della sinagoga di Nazareth, legge e commenta un brano del profeta Isaia, tratto dal cap. 6 (vv, 1-2). Si tratta di un brano molto pregnante che, riferito a Gesù di Nazareth, dice la sua consacrazione a messia in vista di un annuncio di liberazione rivolto ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi.
La proclamazione giubilare dell’anno di grazia di Isaia diventa in Gesù la proclamazione della grazia che investe tutto il tempo che intercorre tra la sua venuta nella carne e quella della gloria. Quello però che colpisce di più è lo stretto legame che s’instaura tra l’annuncio della buona notizia e la marginalità dei destinatari di questo stesso annuncio. Sembra che l’annuncio sortisca il suo effetto proprio quando non solo raggiunge tutti gli uomini e tutte le donne – che, almeno a livello di intenzione, è lo stile e la tensione di ogni attività missionaria della Chiesa – ma soprattutto quando intercetta gli esclusi, i marginali della storia e li pone all’interno di un processo di liberazione. Per questo l’annuncio diventa il buon annuncio, un vero e proprio e-vangelo. E attenzione: questi uomini e queste donne non sono solo destinatari e destinatrici della bellezza e della forza di questo annuncio. Sono innanzitutto parte integrale dell’annuncio. Il Dio di Gesù di Nazareth è il Dio del Magnificat di Maria – anch’esso parte integrante del Vangelo secondo Luca – secondo il quale Dio rende giustizia ai poveri/umili, agli affamati, disperdendo “i superbi”, rovesciando “i potenti dai troni”, rimandando “i ricchi a mani vuote”. E così questi uomini e queste donne diventano soggetti, perché viene loro riconosciuta – addirittura da Dio – una così forte centralità nella storia che comporta un prendere il posto di altri, superbi, potenti e ricchi. Il nostro Papa Francesco, così attento a questa tematica squisitamente evangelica, parla anche di periferie storico-sociali-culturali ma anche esistenziali della storia, dove la Chiesa deve rendersi concretamente presente perché da lì si vede bene tutto quello che avviene nella storia degli uomini. Se, invece, si dovesse restare al “centro” c’è il serio rischio di non vedere le periferie. Ecco perché vi dicevo che i poveri, globalmente intesi, non sono solo destinatari, ma parte integrante dell’annuncio e soggetti della storia e della missione cristiana.
Dobbiamo, poi, essere grati a questo Vangelo per l’importanza che esso attribuisce alla prossimità. È grazie alla famosa parabola del “buon samaritano” che si verifica un epocale cambio di rotta sulla concezione dell’amore del prossimo. Se amare il prossimo, infatti, poteva ancora significare ai tempi di Gesù l’amore verso la propria
famiglia, la propria tribù, il popolo di Israele, al massimo i proseliti, con questa parabola si capisce in forma deChiesa generata dalla Parola discepoli in ascolto lungo le nostre strade in forma definitiva che l’unico modo per vivere concretamente l’amore per ogni uomo e per ogni donna è farsi prossimo.
Accogliere la sfida della prossimità universale, accorgersi, camminare e prendersi cura di ogni uomo e ogni donna è vivere la grande avventura della compagnia degli uomini. La Chiesa non è una realtà comunitaria chiusa in se stessa, quasi un recinto chiuso, che vive l’esclusiva del rapporto con Dio. La Chiesa si fa invece compagna di tutti gli uomini, in specie di ogni povero, perché in questa relazione forte e significativa può camminare sulle vie che Gesù di Nazareth le ha tracciato. Così ha già fatto il nostro Maestro, che ha legato il suo annuncio della buona notizia con l’incontro di uomini e donne segnati dal dolore e dal peccato. Non dimentichiamoci, care sorelle e cari fratelli, con quanto scandalo veniva visto Gesù quando incontrava pubblicani e prostitute. Uno scandalo che ancor oggi si ripete per la Chiesa quando essa incrocia la compagnia degli ultimi morali della terra. Ma questo è il Vangelo e la Chiesa non può vivere senza la forza prorompente e provocante del Vangelo.
Quello che allora mi auguro per me e per voi, sorelle e fratelli, è che la proposta di questo itinerario di ascolto con la Parola di Dio ci ponga tutti in un autentico stato di conversione spirituale e pastorale. Non lasciamoci rubare la bellezza di un cammino di conversione!

† Corrado, Arcivescovo

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Chiesa generata dalla Parola

Discepoli in ascolto lungo le nostre strade
PRESENTAZIONE
Care Sorelle, Cari Fratelli,
il Dio che per puro amore ci ha salvati e raccolti in Cristo nel suo corpo, che è il nostro, il corpo vivo della Chiesa, vuole raggiungere e accogliere tutti. Noi, che viviamo di questo amore, siamo chiamati ad annunciarlo così, come il Dio che attende paziente e fiducioso, che cerca appassionatamente, che accoglie con generosità e delicatezza. È questa l’essenza della “pastorale”, come anche di ciò che chiamiamo “missione”: un movimento di apertura alla sorgente dell’acqua viva, che ci ricrea e ci rinfresca, e che senza soluzione di continuità lascia scorrere questa corrente, che non ci appartiene, incontro alle aridità della vita, alle asperità della storia, in una testimonianza umile e quotidiana della speranza che i discepoli di Gesù si portano dentro.
Essere missionari non significa primariamente porre in atto delle iniziative pastorali, o moltiplicarle. Si tratta di condividere una relazione che genera l’«esuberanza di un essere» (G. Dossetti) e che implica una continua trasformazione e rigenerazione pasquale della vita. Quella trasfigurazione iniziata dalla rinascita battesimale che ci costituisce dimora dello Spirito, del Soffio vivificante presente nelle acque originarie e che presiede alla nuova creazione.
Sentiamo l’urgenza e la gioia di ripartire da una solida spiritualità battesimale per condividere la fede nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio che Gesù ci ha narrato. Ciò presuppone un primato reale della Parola di Dio nella vita dei discepoli, germe di vita nuova e di una vita incorruttibile (cfr 1Pt 1, 23); un morire noi per primi ad una identità vecchia. I cristiani siamo chiamati ad essere segno che rimanda alla Parola di Dio; traccia al servizio di un incontro, di un “dialogo”, che rende possibile il toccare, il contemplare il Verbo della Vita, il Crocifisso Risorto, il Testimone fedele dell’amore misericordioso del Padre, Colui che ha il potere di farci diventare figli di Dio e fratelli. Colui che ci rende capaci di riconoscere nel volto dell’altro non un estraneo ma la nostra stessa carne, un parente, un presente, un volto, una storia assunta da Dio e divenuta, come la mia, storia di salvezza, chiamata ad una pienezza di felicità nella Pasqua di Cristo, “fondamento delle cose che si sperano, e prova delle cose che non si vedono” (Eb 11, 10).
Siamo chiamati a dare spessore battesimale alle nostre comunità; ad avere consapevolezza della nostra rinascita battesimale, della prima pasqua dei cristiani che è il Battesimo. Comunità consapevoli che la pasqua battesimale è continuamente rigenerata dalla pasqua settimanale, la Domenica, dal Giorno del Signore e della fraternità cristiana, dall’Eucaristia, dal memoriale del sacrificio e della cena di Cristo, annuncio e anticipo della nuova umanità, dei cieli nuovi e della terra nuova.
Da qui scaturisce e cresce la coscienza della missione della Chiesa! La Pasqua ci costituisce ‘in uscita’, cor- roborati dallo Spirito del Risorto, inviati nella Galilea delle genti, lì dove vivono i destinatari dell’annuncio pasquale, le donne e gli uomini di questo nostro tempo e di questo nostro territorio. «Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento missionario, c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti» (Francesco, Evangelii Gaudium, 127).
Mi sta a cuore reinventare insieme a voi una vera e propria pastorale battesimale, che coinvolga la comunità cristiana e la famiglia. Si tratta di pensare ad una alleanza proficua e feconda a favore anzitutto dei bambini, che già nella prima fase della loro esistenza sono molto sensibili ai dati più importanti dell’esperienza religiosa, e dei giovani perché la fede in Gesù li renda protagonisti nell’inventare l’opera d’arte della loro vita, perché lascino un segno indelebile sulla nostra terra e un’impronta luminosa nella nostra storia
Sorelle e Fratelli amatissimi, aiutiamoci a ripensare la pastorale e la missione da questo centro: dalla fonte di luce della Parola di Dio, dalla roccia della nostra identità che è il Battesimo e dal cibo essenziale della celebrazione domenicale del mistero pasquale di Cristo.
Affido alla mia amata Chiesa palermitana questo Sussidio pastorale perché sia segno e strumento di un comune cammino nella gioiosa condivisione del Vangelo che abbiamo ricevuto come dono prezioso.
+ Corrado, Arcivescovo