Ho pubblicato recentemente, su Tuttavia.eu, un articolo riguardante la vicenda di don Minutella dove – senza entrare nel merito delle sue posizioni, ma analizzando il tenore delle sue dichiarazioni e dello stile del suo comportamento – ritenevo di poter parlare di un caso di populismo dentro la Chiesa. E mi riferivo all’ irruzione, attraverso i social, di un linguaggio estremamente violento e aggressivo, con cui la “base” contesta l’autorità istituzionale, puntando su “uomini nuovi” e accusando di malafede chi avanza delle critiche o almeno dei dubbi nei loro confronti (si veda, per tutto questo, il mio “Chiaroscuro” intitolato «Fra democrazia e totalitarismo: i social nel dibattito politico attuale»).
Erano trascorsi già alcuni giorni dalla pubblicazione dell’articolo su Tuttavia.eu, quando esso è apparso anche sul sito della diocesi palermitana. Solo in ritardo ho appreso che su quel sito (che io non avevo più consultato) era intervenuto anche lo stesso padre Minutella, per contestare la mia definizione di “populista” e chiedere, su questo, un confronto pubblico con il sottoscritto.
Naturalmente sono andato subito a vedere il messaggio ma, per la verità, ho dovuto constatare che la richiesta non era stata avanzata col garbo di una gentile proposta, ma in termini che a me sono sembrati imperativi e minacciosi. Lascio giudicare il lettore: «Rifiutare l’invito», scriveva don Minutella, «significherà non solo mancare di carità verso un presbitero di tale Chiesa amata, ma anche rivelarsi faziosi, intellettualmente disonesti e asserviti a un regime occulto».
Non solo. Sul sito di Radio Domina Nostra, da lui gestito, Minutella, nel ribadire la sua “pressante” istanza, definiva il sottoscritto come «un uomo che, pur intelligente, si è chinato al regime», riferendosi alla mia appartenenza alla Chiesa palermitana, «occupata da uno dei peggiori gerarchi di Bergoglio, l’eretico Corrado Lorefice».
Non mi è sembrato, devo dirlo, un buon modo di invitare qualcuno a un dialogo. Per come io lo concepisco, esso comporta un atteggiamento di rispetto e di ascolto, mentre qui si dava già per scontato un mio cedimento morale al potere ecclesiastico (per paura? per interesse?) e dunque la scarsa attendibilità, comunque, di quanto avrei potuto dire. Inoltre, si offendeva platealmente, accusandolo di eresia, la persona del mio vescovo. Come se uno, in un tentativo di chiarimento amichevole, esordisse dicendo all’altro che sua madre è una prostituta…
Con tutto ciò, non ho risposto negativamente all’invito, perché mi è sembrato giusto non agire d’impulso. Solo che, mentre riflettevo, mi è stata segnalata una valanga di interventi di amici e sostenitori di don Minutella, sia sul sito della diocesi, sia sulla mia pagina FB, sia su Radio Domina Nostra, in cui non solo veniva contestato il mio articolo, ma il mio silenzio sull’ “invito” a un confronto veniva considerato come un netto rifiuto e aspramente criticato. Cito qui in particolare Radio Domina Nostra, perché è il sito di don Minutella e posso dunque considerare anche lui, in una certa misura, responsabile di quanto vi viene pubblicato.
Sulla home page, sotto una mia grande foto (tra le migliori, in verità), si susseguivano numerosissimi commenti. Nessuno metteva in discussione le argomentazioni da me svolte nell’articolo incriminato. Le critiche – ma forse è più appropriato parlare di attacchi – riguardavano la mia persona, anche se io non conosco nessuno degli autori.
Alcuni hanno trovato molto da ridire sul mio aspetto fisico (e dire, ripeto, chela foto era una delle più riuscite!). «Che faccia da diavolo», scrive Michele (cito solo il nome proprio, anche se nei post c’è pure il cognome). Per Jessica «l’occhio è lo specchio dell’anima, e questo Savagnone che proprio è un signor nessuno ha l’occhio luciferino». Marialuisa pensa piuttosto a dei miei limiti intellettuali: «Lancia il sasso e poi ritira il braccio…tipico di chi è “studiato”, ma poco intelligente e pieno di sudditanza… si vede dagli occhi». E Giuseppe: «Il suo volto dice tutto». Tra tutte, devo dire che mi è sembrata la più fantasiosa e mi ha fatto ridere di cuore la considerazione di Lucio: «Andrebbe bene a fare pubblicità di insetticida per scarafaggi. La faccia ce l ‘ha».
Altri erano esasperati dal mio (mai espresso) rifiuto del dibattito, e ne traevano tutte le funeste conclusioni sulla mia persona già prefigurate dal loro leader: «Hanno paura questi clown senza anima», scrive Ioia [sic]. E Annamaria: «E’ pure un vile… il laureato… Ma va’ a nasconderti!». Rincara la dose (con qualche problema grammaticale) Barbara: «Temi il confronto professorone, questo perché sapeva già a priori che è in torto ed errore. Allora invece di infamare la volontà di Dio quale sia, stia e statevene zitti… Savagnone hai fatto una figuraccia, meglio che tacevi». «Codardi che sanno pugnalare alle spalle e quando vengono chiamati ad un confronto…» sottolinea Fina.
Alcuni cercavano di dare una spiegazione del mio inqualificabile comportamento. Scrive Nadia: «Chissà perché, hanno tutti paura di un confronto con don Minutella! Se lo facessero scivolerebbero su tutti i fronti. Sanno di essere nell’errore e ci vogliono rimanere. Diabolico». E Rosanna: «Non possono reggere il confronto con lei, caro Don Minutella. Sono solo sepolcri imbiancati…. avanti con Maria». Un’altra sostenitrice, col nome un po’ strano di Aspa, esprime tutta la sua entusiastica stima per la guida carismatica: «Caro Don. Ma chi ha il coraggio di sostenere un confronto con lei. Ci vuole S. Tommaso d’Aquino, e forse anche Lui ci penserebbe due volte. Figuriamoci Savagnone».
In questa tempesta di contumelie nei miei confronti, mi ha fatto quasi tenerezza Germana, che è rimasta sconsolata per le critiche (peraltro molto sobrie) da me rivolte, nell’articolo, a don Minutella: «Ormai manca ogni forma di rispetto».
Giudichi il lettore se questo è il clima in cui tenere un confronto sereno e fruttuoso. Nel mio piccolo – senza volermi paragonare a Tommaso d’Aquino… – ho avuto occasione di confrontarmi con molta gente di idee opposte o almeno diverse rispetto alle mie, da Vattimo ad Odifreddi, a Mori (chi vuole troverà su YouTube qualcuno di questi dibattiti). Non credo di offendere don Minutella se dico che non avrei alcun motivo di temere di confrontarmi con lui.
Ma in quei casi c’era, da entrambe le parti, il rispetto per la buona fede e le capacità di giudizio dell’altro. E c’era un pubblico che, per quanto favorevole in partenza all’uno o all’altro, era disponibile ad ascoltare e a valutare gli argomenti che ciascuno portava. In questo clima dialogico era possibile perfino riconoscersi a vicenda, su questo o quel punto, delle buone ragioni. E poteva capitare che qualcuno del pubblico uscisse dalla serata con un’idea diversa da quella che aveva all’inizio.
Qui niente di tutto questo. Come del resto sui social dove si discute di politica. Il populismo, purtroppo, con la sua rabbia, con l’assoluta impreparazione di molti dei partecipanti a un discorso razionale, con la sua arroganza travestita da franchezza, ha avvelenano le sorgenti del confronto razionale. A me dispiace sinceramente che questo accada anche all’interno della comunità ecclesiale. Ma il sito di padre Minutella è un perfetto spaccato di ciò che io chiamo “populismo”. E che ci sia chi protesta per questa definizione – ma senza rendersi neppure conto di inverarla e confermarla proprio con il tono e le modalità della sua protesta – sottolinea la tragicità di una situazione, come quella odierna, in cui sembra riprodursi il dramma della Torre di Babele.