“Vegliate e pregate”. È la parola evangelica che più frequentemente risuona dalla Prima Domenica nella liturgia dell’Avvento, tempo di attesa e di preghiera, tempo di preparazione all’incontro con il Salvatore della nostra speranza, autore dei cieli nuovi e della terra nuova in cui avrà stabile dimora la giustizia, che nel mistero liturgico ci fa pregustare la gioia della sua venuta. Essa esprime un atteggiamento della vita cristiana, fondata sulla morte e risurrezione di Cristo, protesa verso la venuta dello Sposo che la Chiesa attende con la lampada accesa, in cammino verso la Pasqua Eterna. Per questo la preghiera nella notte ha sempre esercitato un grande fascino sui cristiani, sull’esempio, del resto, di Gesù che spesso passava intere notti in preghiera. E per questo i cristiani sin dalle prime generazioni si radunarono in veglia comunitaria nella celebrazione della Pasqua, madre di tutte le veglie; e dalla Pasqua annuale la veglia si estese alla Pasqua settimanale (cfr. At 20,7-11).
Oggi la celebrazione vigiliare, ad imitazione della veglia pasquale, con al vertice la proclamazione del Vangelo – che nelle Domeniche del Tempo Ordinario è quello della Risurrezione – viene proposta dalla liturgia della Chiesa per le Domeniche e altre Solennità ad esse assimilabili (“Principi e Norme per la Liturgia delle Ore”, 70-73). Essa si raccomanda particolarmente durante l’Avvento che, mentre ricorda la prima venuta del Salvatore con tutte le speranze e le preparazioni che la precedettero, con i canti e le preghiere dei profeti ci fa implorare ed affrettare la sua venuta gloriosa che porrà termine ad ogni lacrima, sofferenza, discordia e divisione e anche alla morte.
La veglia qui proposta con musiche del Maestro don Giuseppe Liberto, riprende interamente i testi della Liturgia delle Ore della Prima Domenica di Avvento con alcuni adattamenti rivelatisi opportuni negli oltre trent’anni durante i quali essa è stata utilizzata nelle cattedrali di Palermo e di Monreale e in molte altre chiese della Sicilia e di altre regioni. Essa comporta: l’inno “Verbo, Luce da Luce”, che si esegue durante la processione d’ingresso; la salmodia dell’Ufficio delle letture della Prima Domenica del Salterio con le antifone proprie; seguita dalla lettura biblica di Isaia, il profeta dell’Avvento (Is 1,1-18), e da quella patristica di S. Cirillo di Gerusalemme sulle due venute di Cristo; con i relativi responsori (grandioso è quello che segue la seconda lettura, il celebre “Guardo da lontano”). Dopo le due letture con i loro responsori il Vescovo, testimone della fede apostolica nella Chiesa locale, tiene l’omelia. Seguono in crescendo i tre cantici di Isaia.
Durante il terzo cantico dal fondo della Chiesa viene portato solennemente in processione l’Evangeliario, come segno della venuta di Cristo che anticipa simbolicamente la Parusia. La celebrazione ha il suo momento culminante nella lettura evangelica delle Prima Domenica di Avvento, proclamata solennemente dal Vescovo dall’altare, simbolo di Cristo nostro altare. L’assemblea risponde alla proclamazione del Vangelo con il canto della grande Dossologia “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” (in sostituzione dell’inno Te Deum).
La celebrazione si conclude con l’orazione e con la benedizione solenne.
Pietro Sorci ofm