Dalla celebrazione del convegno diocesano
alla vita delle comunità cristiane
alla vita delle comunità cristiane
Il nuovo anno pastorale 2016-17 è iniziato all’insegna di un Convegno ecclesiale diocesano, svoltosi dal venerdì 30/09 pomeriggio al sabato 01/10 mattina u.s. nel salone-teatro del Don Orione a Palermo, che ha visto la presenza di una folta partecipazione di presbiteri, religiose-religiosi, laiche-laici. Da dati ancora parziali risulta infatti che i partecipanti complessivi al convegno sono stati 579, in rappresentanza di 109 parrocchie, 4 rettorie, 35 aggregazioni ecclesiali e 12 uffici pastorali diocesani.
Il tema del convegno – “L’Evangelii Gaudium a Palermo” – è stato il frutto di un processo di consultazione e di discernimento che ha visto impegnato l’Arcivescovo insieme ai consigli presbiterale e pastorale diocesano, fin dal mese di giugno scorso. Si voleva infatti individuare una linea unitaria di pastorale per la vita della nostra Chiesa, tenendo presente quanto il Papa Francesco ha consegnato a tutte le Chiese d’Italia nel convegno di Firenze dello scorso autunno. In questa convergente logica si è convenuti per la trattazione di questo tema, che non risulta solo il tema-guida di questo anno pastorale, ma piuttosto una luce che illumina i prossimi anni a venire. L’Arcivescovo ha affidato ad una commissione, composta da don Carmelo Torcivia, don Francesco Machì, don Giuseppe Tavolacci e il dott. Fabio Pace, il compito di preparare tutto quanto occorresse per la celebrazione di questo convegno. La commissione ha lavorato in spirito di profonda unità e cordialità per l’adempimento di questo compito.
Il tema scelto è stato articolato su due specifiche linee: 1) un’esplicita riflessione sull’esortazione apostolica EG che facesse vedere i punti chiave della stessa e mettesse a fuoco le due tentazioni teorico-pratiche – gnosticimo e pelagianesimo – ivi denunciate da Papa Francesco; 2) una correlata riflessione su come queste stesse tentazioni fossero state affrontate e risolte dal beato Pino Puglisi. Riguardo questa seconda linea occorre precisare che la scelta di riflettere su don Pino Puglisi, per parlare di come la Chiesa di Palermo accoglie il messaggio di EG, non è casuale né occasionale, ma intenzionale e permanente: Pino Puglisi va sempre più considerato, nell’autoconsapevolezza della Chiesa di Palermo, come un prezioso e permanente punto di riferimento per la spiritualità e per l’azione pastorale.
I relatori che hanno guidato alla comprensione del tema sono stati don Pino Ruggieri, teologo fondamentale, che ha svolto la relazione su “Le parole chiave dell’Evangelii Gaudium”, mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, cui è stata affidata la riflessione su “Gnosticismo e pelagianesimo: le attuali ‘eresie’ pastorali secondo l’Evangelii Gaudium” e don Francesco Conigliaro, teologo dogmatico, che ha offerto una riflessione su “Gnosticismo e pelagianesimo: le ‘eresie’ pastorali secondo don Giuseppe Puglisi”. Dopo quest’ultima riflessione, svolta sabato mattina, le proff.sse Rosaria Cascio ed Enza Maria Mortellaro hanno ben testimoniato sullo stile di ascolto, accoglienza e accompagnamento del beato Pino Puglisi. Il nostro arcivescovo, don Corrado Lorefice, ha infine tratto le conclusioni del Convegno.
Quali linee portanti sono emerse dalle relazioni? Per lo spazio di questa giornale si offriranno delle brevi sintesi, rinviando alla pubblicazione degli atti per una lettura più completa e meditata.
Una prima notazione va fatta, in prima battuta, sul senso stesso di quello che la Chiesa di Palermo sta oggi facendo, ponendo al centro della sua attenzione l’EG. Si tratta, infatti, di un delicato processo di recezione ecclesiale delle linee portanti del Vaticano II, per il quale non si tratta di obbedire pedissequamente alle indicazioni del papa, ma piuttosto di “reinterpretare nella propria situazione la proposta formulata dal vescovo di Roma” (Ruggieri).
All’interno di EG don Pino Ruggieri individua 6 sintagmi, che a suo modo di vedere risultano centrali per la sua comprensione: gioia del vangelo, cuore del vangelo, chiesa in uscita, segni dei tempi, popolo di Dio, conversione ecclesiale. Il loro filo rosso può essere individuato nello sviluppo di una teologia della rivelazione che pone al centro della Chiesa la gioiosa accoglienza della buona notizia del Vangelo. Grazie a ciò la Chiesa si autocomprende come popolo di Dio in uscita, in uno stato di continua conversione e alla ricerca dei segni dei tempi, veri luoghi della rivelazione incessante di Dio agli uomini. Le conclusioni le lasciamo trarre direttamente a don Pino Ruggieri: «Si tratta di “ricentrare” la vita della chiesa attorno al cuore del vangelo. Tutti siamo chiamati a comprendere la profondità del nostro rapporto con Gesù e del vangelo da lui annunciato per gustarne la forza e la gioia che da esso si sprigiona. Tutti siamo chiamati a uscire da noi stessi per incontrare i fratelli e le sorelle sofferenti, la “carne di Cristo”. Tutti siamo chiamati a leggere la nostra storia individuale e collettiva alla luce della profezia per cogliere le contraddizioni di una storia ancora lontana dalla salvezza, ma anche i segni che annunciano il Regno. Tutta la chiesa, a partire dal papa, deve rinnovare se stessa comprendendo la dignità di ogni cultura, nel ritrovamento di quei rapporti di comunione per cui ogni chiesa radunata attorno al suo vescovo vive legata all’altra e tuttavia resta responsabile in proprio della “propria” storia».
A fronte di questi punti-chiave dell’esortazione e quasi con la tecnica del chiaro-scuro, si collocano le tentazioni teorico-pratiche a cui è soggetta la Chiesa per Papa Bergoglio. Si tratta di due tentazioni, lo gnosticismo e il pelagianesimo, che in un certo senso possono essere considerate come due articolazioni della “mondanità spirituale”. Decisivo è stato qui il contributo di mons. Semeraro. Egli ha, infatti, ricostruito il senso di queste due tentazioni sia nel pensiero di Bergoglio, già prima di essere Papa, sia nelle radici gesuitiche e dei padri del deserto. Il luogo delle tentazioni può essere, per queste tradizioni, non soltanto un ostacolo per la progressione della vita cristiana, ma in primis un luogo di verità di ogni uomo e di tutta la Chiesa e perciò un luogo di grazia. Lo gnosticismo e il pelagianesimo rappresentano, ognuno a suo modo, l’espressione più chiara di una Chiesa autoreferenziale, che parla, ragiona e gira solo attorno a se stessa. Come uscirne fuori? Ancora mons. Semeraro: «L’unica realtà in grado di liberarci dalla seduzione di aderire alle verità astratte (gnostiche) che abbagliano con i loro slogan, ma velocemente disincantano, e dell’autoreferenzialità vanitosa che isola e rende sterili è la carne di Cristo, con tutto ciò che essa implica quanto a verità incarnata di umanità, di sentimenti, di storia, di cultura condivisa. Se qui è il nodo, allora la soluzione sta nella conversione alla carne di Cristo. Sappiamo che nel linguaggio di Francesco la carne di Cristo indica non soltanto l’Eucaristia, ma anche (e molte volte) il povero. La cosa ha sorpreso qualcuno ma è tradizionale nel linguaggio della Chiesa».
La radice di queste due tentazioni, poi, è antica: è l’autosoteria, cioè l’autosalvezza. Don Francesco Conigliaro, parlandone in relazione alla vita e al pensiero di don Pino Puglisi, ha così ripreso e rilanciato il tema. L’uomo che dovesse accogliere queste due tentazioni, immagina che possa darsi salvezza a partire dalla propria intelligenza/conoscenza (gnosticismo) e/o dagli sforzi della propria volontà (pelagianesimo). Si tratta così di impegnare le due tra le più importanti caratteristiche antropologiche – appunto l’intelligenza e al volontà – per renderle strumento di una sola stolta presunzione: salvare se stesso. Facendo così, si pone ad ostacolo della salvezza, che è eslcusivamente dono di Cristo nello Spirito. In Puglisi tutto questo è evitato per il suo profondo radicamento nella Parola che lo porta a vivere affidando tutto se stesso alla grazia dell’incontro con il Signore.
Quali direttrici per la nostra Chiesa?
Innanzitutto, l’idea principale è quella di una Chiesa che sta sotto la Parola di Dio e la pone realmente al centro di tutta la sua esistenza sia negli aspetti pratici sia in quelli teorici. Non si tratta di una cosa scontata. Malgrado, infatti, la Parola sia stata sempre presente nella vita della Chiesa, sovente è stata relegata o alla dimensione intima, privata – sia nella forma devota sai nella forma esistenziale-pratica – o a quella rituale. Poco si è ancora fatto per una profonda e permanente conoscenza della sacra Scrittura, che porti ad una reale destrutturazione di cose/mediazioni del passato (anche ecclesiastiche: cfr. EG 43) e ad una loro nuova ristrutturazione.
La ricerca della centralità del kerygma, dell’essenziale della fede, oltre a riempire di gioia il cuore del fedele, aiuta nel ricentramento di se stessi, sia singoli sia comunità, e nel rinnovato ardore missionario (cfr. EG 165). Questo, poi, libera tutte le energie della Chiesa in uscita, non referenziale, non autocentrata su se stessa e sulle questioni di “sagrestie”, di una Chiesa cioè di “discepoli in ascolto lungo le nostre strade”. Assumendo questo stile, la Chiesa di Palermo cammina in compagnia di tutti gli uomini e scopre i segni dei tempi attraverso cui Dio si rivela dentro i cammini di compagnia, di solidarietà, di amicizia, veri luoghi appunto dove continuare a scoprire il Dio di Gesù che parla nell’oggi della nostra salvezza. Questo stile spirituale e pastorale la Chiesa di Palermo lo vive ancora come Popolo di Dio che cammina in forma sinodale, portando dentro di sé la passione sacramentale dell’unità di tutti gli uomini con Dio e tra di loro (cfr. LG 1) e, grazie alla presenza ancora sacramentale del Vescovo, la sollecitudine di tutte le Chiese.
A partire da quanto detto si comprende il senso di questo anno pastorale 2016-17, che
– prevede un cammino sinodale attraverso la quotidianità delle sue relazioni interpersonali e dei suoi organismi (consigli pastorali diocesani e parrocchiali, consiglio presbiterale, collegio dei consultori, consigli degli affari economici, incontri e organismi vicariali) e attraverso i due momenti specifici previsti nel nostro calendario: l’assemblea pastorale su la “Chiesa sinodale” (24-25 febbraio 2017) e l’incontro congiunto dei consigli presbiterale e pastorale diocesano (12-13 maggio), dove si farà verifica di quanto svolto quest’anno e si programmerà per il prossimo anno;
– puntella la vita spirituale e pastorale di tutte le comunità cristiane della nostra Chiesa nei tempi liturgici forti, attraverso il sussidio “Chiesa generata dalla Parola. Discepoli in ascolto lungo le nostre strade”.
don Carmelo Torcivia