Figlie e figli miei carissimi,
1. La solennità che insieme ci ritroviamo oggi a celebrare è davvero significativa per la nostra Chiesa. La liturgia ci fa fare memoria del giorno in cui questa Cattedrale è stata dedicata, il giorno in cui questo tempio materiale è stato riservato in modo esclusivo e permanente alla celebrazione dei divini misteri, ed è stato destinato unicamente a radunare il popolo di Dio perché si realizzasse, nella fede, un autentico incontro con il Signore.
A dire di questo incontro è la bellezza di un edificio fatto di pietre materiali, preziose e antiche. Pietre preziose, perché l’arte nel corso dei secoli ha espresso in modo sublime il mistero. Pietre antiche, visto che la prima struttura di questo tempio risale a quasi un millennio fa. È così affascinante la storia e la grandezza di questa Cattedrale che i nostri padri ci hanno consegnato come chiesa madre e cuore pulsante di tutta la comunità diocesana! E noi abbiamo il dovere di mantenerla nella dignità e nella bellezza che le sono proprie.
Ma c’è qualcosa di più affascinante e straordinario a cui il nostro cuore vuole rivolgersi questa sera. La bellezza di questa Cattedrale rinvia alla bellezza della Chiesa, tempio costituito dai figli di Dio, edificio spirituale fatto di tutti noi battezzati in Cristo, e quindi pietre vive. La più autentica dimora di Dio non è fatta dalle sapienti mani dell’uomo. Autentica dimora di Dio è la Chiesa stessa, ‘stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, ‘ abbiamo ascoltato dalla seconda lettura ‘ popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui‘ (cf. 1Pt 2,9). Questa è la realtà che contempliamo nel mistero, e che ci ritroviamo a vivere stasera nella liturgia.
2. Tutti noi battezzati in Cristo veniamo impiegati come pietre vive per la costruzione dell’edificio spirituale della Chiesa. Pietre ‘vive’ perché tutti, ciascuno con i propri doni, siamo chiamati ad essere tasselli importanti di quell’unico mosaico che mostra la vitalità dello Spirito Santo. Ma alcuni vengono scelti in modo particolare per edificare la Chiesa nel servizio ai fratelli, un servizio che scaturisce da una chiamata e una sequela più decisa del Maestro, una sequela che è garantita da una speciale consacrazione.
Stasera ‘ lo abbiamo ascoltato ‘ la santa Madre Chiesa chiede che otto dei suoi figli vengano ordinati diaconi. Chiede cioè al Signore un’abbondante effusione dello Spirito Santo perché, ad immagine di Cristo che ‘non è venuto per farsi servire, ma per servire‘ (Mt 20,28), possano essere membra attive nella costruzione varia e molteplice della comunità credente.
Salvatore, Giovanni, Rosario, Ugo, Alessandro, Domenico, Salvatore, Lorenzo, hanno tutti storie diverse e hanno dato tutti risposte che sono il risultato di percorsi di fede e di vita assolutamente unici ed irripetibili. Come questo tempio materiale è impreziosito dalla molteplicità di stili e di apporti artistici ed architettonici, così stasera la Chiesa si arricchisce del loro ‘sì’ ad una sequela radicale e ad una comunione intensa con il Signore per essere così al servizio dei fratelli, per la gloria divina e l’utilità comune. La loro disponibilità ad essere diaconi sarà il prezioso contributo ad una sinfonia in cui ognuno, con i suoi strumenti, esegue l’unica partitura comune, l’unica musica composta di righi diversi ma armonizzati fra di loro.
4. Innanzitutto, figli carissimi, questa sera voi ricevete una speciale consacrazione. Ve lo chiederò: ‘Volete essere consacrati al ministero nella Chiesa per mezzo dell’imposizione delle mie mani con il dono dello Spirito Santo?‘. Come questa Cattedrale è stata un tempo dedicata per rendere presente agli uomini il mistero di Dio, così anche voi sarete dedicati totalmente alla sequela del Maestro, ad una sempre più completa identificazione con lui, per poterlo rendere presente in mezzo agli uomini.
Certo comprendete che si tratta di una scelta di vita piena e radicale. Non state dicendo il vostro ‘sì’ allo svolgimento di una funzione, sia pure importante. State primariamente abbracciando con amore una Persona, lo stesso Cristo che vi ha chiamati ad abitare con lui, ad una comunione di vita con lui che non ammette sconti.
Per questo, come avviene per gli innamorati, la vostra scelta dovrà essere continuamente rinnovata nella fedeltà di ogni giorno. Non è passeggera, piuttosto è definitiva. E questo perché si tratta di un impegno di vita da vivere, non tanto di una funzione da svolgere. Ha a che fare primariamente con ciò che sarete più e prima ancora che con quello che farete.
Siete per questo invitati a fare vostro, ogni giorno, il desiderio del salmista: ‘È meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa‘ (Sal 84,11). Ciò può avvenire coltivando la preghiera e la liturgia, sempre pronti ad offrire ‘sacrifici spirituali’, ad offrire cioè voi stessi nella preghiera ‘per la Chiesa e il mondo intero’, così come vi chiederò.
A questo vi disponete accogliendo come un dono la Liturgia delle Ore, la preghiera della Chiesa con la quale da stasera vi impegnate a ‘custodire e ad alimentare in voi lo spirito di orazione’. La preghiera liturgica, che deve scandire la vostra giornata, vi avvicinerà alla figura del re Salomone che abbiamo visto, nella prima lettura, invocare il Signore per il suo popolo: Dio si volgerà alla sua Chiesa anche grazie alla vostra fedeltà nella preghiera.
Nella celebrazione eucaristica, nella quale chiediamo ogni giorno al Padre ‘la pienezza dello Spirito Santo’, sarete chiamati ad essere ministri dell’altare, a collaborare con i presbiteri. Sull’altare sarete messi a contatto con il corpo e il sangue di Cristo. Sarà per voi uno stimolo costante a conformare a lui tutta la vostra vita. A farla diventare sempre più ‘vita nello Spirito’, e a farvi promotori di unità e modelli visibili di quelle virtù umane e soprannaturali che sono richieste ai ministri di Dio.
5. Amati fratelli miei, vi viene anche affidata la missione di essere annunziatori del Vangelo. Insieme al libro dei Vangeli, che accoglierete dalle mie mani, vi sarà consegnata la sfida di ogni giorno: ‘Vivi ciò che insegni’. L’annuncio infatti non è fatto solo di parole. È una testimonianza autentica di vita che edifica la Chiesa nell’umiltà e nella carità.
Attraverso il vostro ministero il Vangelo dovrà rendersi concretamente visibile come ‘buona novella’, nei gesti di carità che la Chiesa pone nei confronti delle sue membra più fragili e bisognose, dei piccoli, dei poveri, degli emarginati.
Siete chiamati ad essere e mostrare il volto sollecito di una comunità che crede ‘ non soltanto a parole ma anche nei fatti! ‘ che in ognuno dei fedeli che incrociano i nostri passi c’è impresso e splendente il volto di Cristo. Edificherete perciò la Chiesa in tutti quei servizi di carità, che vi faranno portare i pesi più gravosi, quelli più difficili, quelli di uomini e donne che rischiano di vivere ai margini. Da stasera vi rendete disponibili a farvi carico di questa tensione che la comunità ecclesiale pone nei confronti di coloro che rischiano di essere meno amati.
6. Figli carissimi, il giovane re Salomone, di fronte al tempio ormai costruito, si chiede con stupore: ‘Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito!‘.
Questo stupore sia pure il vostro! Siate consapevoli che stasera avviene ben più della dedicazione di un tempio. Dio prende possesso in modo definitivo della vostra vicenda personale, della vostra storia, di tutta la vostra esistenza. Egli l’ha edificata continuamente negli anni della formazione, grazie al contributo di quanti avete incontrato sul vostro cammino, di quanti sono stati significativamente presenti nella costruzione dell’uomo nuovo, nella definizione dei tratti dell’autentico discepolo.
Dio prende possesso di questa vostra vicenda umana, costituita di preziosità e fragilità, di forza e di debolezza, ma con tutte quelle potenzialità che da oggi in poi metterete al servizio dell’intero popolo santo di Dio.
Questo è anche il senso della scelta celibataria che nel corso di questi anni avete meditato, e che da stasera si concretizza come impegno da custodire ‘per il regno dei cieli a servizio di Dio e degli uomini’. Donando a Dio la vostra vita, in modo pieno e assoluto, vi disponete a operare degli inevitabili tagli con gli ambienti che vi hanno visto crescere: le vostre famiglie, le parrocchie di origine, i gruppi ecclesiali, ecc.
Rimarrete loro riconoscenti per essere stati importanti mediazioni per l’ascolto della voce di Dio, ma appartenete adesso ad una famiglia più ampia che, contraddistinta dall’Ordine sacro, richiede un salto di prospettiva: il dono di sé alla Chiesa, pronunciato a parole, deve confermarsi in nuove relazioni di fraternità ed accoglienza, all’interno della realtà del presbiterio, alla quale, come diaconi transeunti, venite già accostati. Il presbiterio vi attende, cari giovani. E attende il vostro contributo di comunione, lontano da ogni subdolo autoreferenzialismo.
7. È proprio vero? Rispondiamo di sì! Rispondiamo che è vero! Rispondiamo con stupore, gratitudine, commozione: è davvero così! Dio vi vuole per sé, e conta non tanto sulle vostre capacità, sulle vostre qualità, piuttosto sulla vostra disponibilità.
La domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli nel Vangelo: ‘Voi chi dite che io sia?‘(cf. Mt 16,15) è la domanda capitale sull’identità di Gesù, una domanda che ‘ in altre forme ‘ vi sentirete anche voi rivolgere, ma piuttosto dagli uomini e dalle donne del nostro tempo: Chi è Gesù?
La dovrete riconoscere ‘ perché sta spesso nascosta in mezzo ad altre ‘ per poi rispondere con l’annunzio fatto dalla vostra vita, con la vostra disponibilità a chinarvi sulle sofferenze degli uomini, ad ascoltarne le esigenze ed i bisogni. ‘L’esempio della loro vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al vangelo e suscitino imitatori nel tuo popolo santo‘.
Simon Pietro non risponde perché è stato istruito a dovere. Non viene da lui la risposta: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente‘ (Mt 16,16). E questo lo sottolinea Gesù: ‘Né carne né sangue te l’hanno rivelato‘ (Mt 16,17). Simon Pietro risponde perché si è fatto accogliente di una ispirazione di Dio, di una presenza che gli riempie la vita. Sarà quindi pietra su cui si edificherà la Chiesa, ma solo perché la sua solidità dipenderà dalla fedeltà di Dio che si innesterà sulla sua disponibilità. La risposta, prima ancora che una risposta dottrinale, dovrà essere una risposta di generosità che sarà alla base dell’edificazione dei fratelli, della conferma nella fede, della condivisione nella Chiesa. Dedizione totale non ad ore, all’ufficio e al ministero.
Sarà proprio la generosità che dovrà contraddistinguere il vostro ministero diaconale. Esso sarà limitato nel tempo perché ‘ a Dio piacendo ‘ sarete ordinati presbiteri. Ma già adesso avete il dovere di imparare lo stile della dedizione totale a quei servizi che la Chiesa, per mezzo del Vescovo, vi affiderà. Fossero anche quelli che richiedono sacrificio e che non presentano immediate gratificazioni.
Voi siete consapevoli che non si può servire la Chiesa part-time. Tanto più che la vostra diaconia non è ‘ad ore’ ma è una configurazione del vostro essere a Cristo Servo. Mi piace allora ricordare quella bella immagine che don Pino Puglisi amava proporre ai giovani, per far comprendere l’esigenza di un servizio senza riserve: un orologio nel cui quadrante mancavano proprio le lancette! Lo slogan completava questa efficace immagine: ‘Per Cristo a tempo pieno’.
E proprio mentre ci prepariamo a concludere l’anno sacerdotale, risplende la figura del Curato d’Ars che nella sua umiltà e nella sua semplicità si dedicò interamente a servizio della popolazione di Ars, divenuta luogo di riferimento e di pellegrinaggio di tanti sapienti che in lui cercavano la sapienza di Dio.
8. E se questo programma, questo slogan può creare titubanze e timori, non abbiate paura. Maria, colei che ci ha dato l’esempio più grande di cosa significa rendersi disponibili a Dio ed essere associati in modo unico ed irrepetibile alla storia della salvezza, sia lei la stella che brilla sui vostri cammini e con la sua luce guidi i vostri passi.
E così sia.