Festa di Sant’Agnese

Almo Collegio Capranica, Roma
21-01-2011
    1. Ritornare fra le mura di questo Collegio in occasione della festa della nostra Patrona ha per ognuno di noi capranicensi e per tutti gli amici del Collegio un particolare valore e suscita nel nostro cuore un rincorrersi di sentimenti e di emozioni, che nell’Eucaristia divengono lode e gratitudine al Signore.
    Per me, questa mattina, si fanno presenti i tanti ricordi della formazione a Roma, da giovane studente, quando, insieme ad altri alunni, ho anche avuto modo di respirare il fervore degli anni del Concilio Vaticano II, con tutti i suoi preparativi ed il soffio grande dello Spirito nelle varie sessioni. Questa esperienza ha come indelebilmente segnato il mio ministero sacerdotale ed episcopale, in un servizio alla Chiesa che mi sono sforzato di svolgere sempre con una visione universale che mi ha mosso a maggiore generosità e a maggiore fiducia nel Signore.
    In ogni momento ho sentito forte il legame con i membri della famiglia capranicense, con gli ex-allievi. Un legame che si radica e rinsalda con vincoli di fraternità e reciprocità, che ci fa sentire sempre vicini pur nei diversi ministeri e nell’ambito delle diverse missioni nelle quali il Signore ci conduce a servizio dell’edificazione del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa.
    Ed è sempre motivo di gioia ritrovarci con voi giovani che vivete questo tempo di formazione così impegnativo ed entusiasmante. È un tempo di grazia! Per questo la famiglia capranicense vi guarda con speranza! Vede nei vostri cammini il futuro della Chiesa, qualunque sarà l’apporto che, attenti e disponibili alla volontà di Dio, sarete chiamati a dare. E vi assicuro che le attese dei vostri vescovi, dei formatori, e di tutti noi sono ben poca cosa al confronto delle attese che su di voi dovete avvertire da parte della Chiesa che sin da adesso ripone fiducia nelle vostre persone e nella vostra crescita umana e ministeriale.

    2. La figura di Sant’Agnese, che oggi celebriamo con solennità ci dà occasione di guardare ad un esempio di fedeltà nella donazione totale a Cristo. Nella sua scelta verginale e nel suo martirio, la giovinetta Agnese ci sta davanti come ‘vangelo vissuto’: ci da modo, infatti, di tastare il polso della nostra vita di credenti, del nostro cammino di fede, il polso della nostra disponibilità a lasciarci interpellare dallo Spirito e della risposta che stiamo dando alla chiamata del Signore.
    Con indomita fortezza questa dodicenne non vuole venire meno al suo patto d’amore con Cristo: le tradizioni del suo martirio ci consegnano il suo pudore, la difesa della sua castità, il preciso collegamento tra la sua scelta verginale di offerta al suo Sposo, e il suo sacrificio estremo fino alla morte, che nella Liturgia delle Ore è splendidamente espresso nell’antifona al Benedictus delle Lodi mattutine: ‘In terra ti ho amato senza misura ed ora sono tua per sempre‘.
    Carissimi studenti! L’esemplarità della vicenda di Sant’Agnese ci è particolarmente vicina. Infatti, è vero che la vostra dimensione celibataria e verginale sta in questi anni maturando in attesa che diventi pienamente responsabile e definitiva. Ma è anche vero che il modo di vivere questa dimensione da sacerdoti dipenderà molto da come la state vivendo negli anni della vostra formazione. Un saggio vescovo, già formatore nei seminari, amava dire: ‘Sarete preti come siete seminaristi” E mi pare che questa sia stata anche la precisa convinzione su cui si fondò l’ispirata istituzione dell’Almo Collegio da parte del Cardinale Domenico Capranica, che aprì la sua casa per formare quanti si sentivano interpellati a lasciare tutto per seguire il Signore più da vicino nella vita presbiterale.

    3. Una tradizione vuole che la giovane Agnese sia stata esposta nuda nel Circo Agonale, luogo notoriamente frequentato da prostitute. Lì avrebbe poi subito il martirio, ma, prima di esso, il pubblico ludibrio e l’offesa del suo pudore e della sua scelta verginale.
    La mia impressione è che, a titolo diverso, anche la nostra scelta verginale e celibataria si trovi a vivere oggi entro un simile contesto apertamente canzonatorio e ostile. I valori della castità, della verginità, della purezza e quanti compiono scelte radicali in loro nome sono oggetto di derisione o sono apertis verbis additati come ‘anormali’. Nel moderno Circo Agonale dei media lo stesso celibato ecclesiastico è sottoposto a critiche sempre più feroci che tentano di svilirne il senso profondo e traggono la conclusione ‘ tanto semplicistica quanto ingiusta ‘ che viverlo è impossibile, anzi che è causa di disagio personale e che può arrivare financo a mascherare pericolose deviazioni.

    4. Sant’Agnese ha saputo testimoniare il dono di sé nella castità ‘ ‘Io sono vergine di Cristo!’ (Antifona al salmo nei Vespri) ‘ ed è giunta a testimoniarlo fino al dono di sé nella morte ‘ ‘Ora vengo a te accoglimi‘ (Antifona al Magnificat nei Vespri) ‘ . Il suo martirio è l’evidente sviluppo conclusivo della scelta verginale pensata come progetto di vita fin da bambina, appassionatamente amata nella fede sincera, e per questo difesa a prezzo del sangue.
    Lo esprimeva mirabilmente Sant’Ambrogio, che già nel nome della santa vedeva racchiuso l’elogio: ‘Si ritiri il retore, e ammutolisca l’eloquenza; una sola parola, il suo solo nome, loda Agnese‘ (De virginibus).
    Ben sappiamo che il suo nome, Agnese, reca in sé il tratto della sua castità (l’aggettivo greco agnox vuol dire ‘puro’) e del suo sacrificio unito a quello di Cristo (il termine latino agnus richiama l’immolazione sull’esempio dell’Agnello vittorioso).
    Cari giovani, il nome della nostra patrona, Agnese, sembra ci venga proposto oggi più che mai come impegno di vita! L’impegno di un radicale ed esclusivo innamoramento di Cristo e del dono totale della nostra vita a lui chiede di essere vissuto come una prima e potente martyrìa, una testimonianza controcorrente nel turbinio dell’odierna confusione, una testimonianza che diviene essa stessa annuncio kerygmatico della Pasqua di Cristo, visto che, per mantenere salda tale prospettiva, è necessario possedere chiarezza nelle rinunce e negli stili di vita.
    Tale martyrìa è fatta anche di tagli precisi e radicali, che ancheSant’Agnese, insidiata e offesa, ci insegna a fare: non si può indugiare nell’ambiguità.

    5. Ma per essere autentica, tale martyria di rinuncia abbisogna di un fondamento motivazionale saldo. Il brano evangelico di questa festa ci ha presentato le parabole ‘gemelle’ del tesoro e della perla: è solo l’aver trovato un ‘di più’ che può metterci in discussione e in movimento, che può farci scommettere tutto per dare senso profondo alla nostra scelta di vita. Solo questo ‘aver trovato’ è motivo valido per intraprendere l’ardua strada della scelta verginale, sia pure legata al ministero presbiterale, come nel nostro caso.
    Davanti a questa Parola viene da chiederci: che cosa abbiamo trovato? Chi? Domande che hanno senso per fondare e rifondare ogni giorno la nostra scelta nelle fedele risposta alla nostra vocazione.
    Abbiamo innanzitutto trovato Cristo e il suo amore per noi. Nulla di serio e di bello sarebbe potuto nascere in noi ‘ né continuerebbe a nascere come l’aurora che illumina in maniera nuova e sorprendente ogni nuovo giorno ‘ se non avessimo fatto l’esperienza di essere stati amati, se su di noi non fosse stata pronunciata la medesima Parola di ‘compiacimento’ che il Padre pronunciò sul Figlio nel Battesimo al fiume Giordano. L’Amore di Dio si è reso visibile nell’esempio della luminosità di vita di Gesù: un Amore alto, nobile, mai svenduto a basso prezzo, sempre esigente e coinvolgente.

    6. Chi ha trovato il tesoro nel campo, chi ha trovato la perla preziosa, ‘va, vende tutti i suoi averi” Questo gesto non è tanto una mera rinuncia’ No! È una sorta di ‘sapienza imprenditoriale’! Tutte le mie risorse vengono reinvestite per comperare il campo con il tesoro, per acquistare la perla preziosa’Le mie giovani energie, la mia passione e il mio entusiasmo, e persino quella straordinaria forza che mi ritrovo e che si esprime nel linguaggio della sessualità: tutto viene impiegato, messo a frutto, come talento venduto e trafficato, mai nascosto sotto terra, squalificato o svenduto.
    È la dimensione della totalità di donazione, che per primo Gesù visse in una dedizione piena nel Regno di Dio. È un sacrificio: è far-sacra, render sacra la mia affettività, testimoniando ai fratelli la mia fedeltà ad un impegno d’amore, pur in mezzo alla derisione e all’incomprensione del mondo.
    Ogni donazione, infatti, richiede custodia, prudenza, capacità di reagire alle contrarietà e alle cadute, visione alta e nobile’ E soprattutto un’intensa vita interiore, una sovrabbondanza di visione soprannaturale curata ogni giorno nella preghiera. La testimonianza di fedeltà che Agnese diede al Circo Agonale diventa come il paradigma’
    Forti della testimonianza, avanti, dunque, con determinazione e fiducia! ‘Chi ci separerà dall’amore di Cristo?’ (Rom 8, 35). La mia preghiera è che, per intercessione di Sant’Agnese, vergine e martire, che sperimentò l’unione con Cristo anche quando tutto sembrava separarla dal suo Amore, possiamo percepire la generosità di Dio nei nostri riguardi, per convertirla in una gratuità del dono di noi stessi a Dio stesso e ai fratelli.