1. Ci ritroviamo e siamo tutti qui, ancora profondamente turbati e segnati dalla tragica scomparsa del nostro caro don Franco. Il silenzio si è fatto via via più assordante. La sua assenza via via più incomprensibile.
La morte è sempre un mistero, e la fine della giornata terrena di don Franco è un ulteriore mistero: come ogni mistero è inutile cercare spiegazioni, si può soltanto chiedere la grazia per accettarlo e viverlo nella fede.
Ci confrontiamo, infatti, con il vuoto che la sua morte ci lascia e vorremmo anche noi rimanere nella strana eco di questo silenzio, fatto di dolore, anche se ricco di ricordi e di affetto, di parole e di gesti con cui egli, da uomo e da sacerdote, ha segnato la sua esistenza e si è relazionato con ognuno di noi.
Nei dolorosi silenzi del nostro cuore, risuona allora una domanda lecita: ‘perché?’
Già: cosa è successo, don Franco? Che ti è successo? Amico, fratello, compagno di viaggio, padre’ Perché?
Con questo silenzio e queste domande si ritrovano qui i tuoi familiari più intimi: la tua cara mamma, i tuoi fratelli’ Con questo silenzio e queste domande si ritrova la tua famiglia religiosa, che hai scelto come luogo di elezione e sentiero luminoso per la tua vita di donazione al Signore’ Con lo stesso silenzio e le stesse domande si ritrova tutta la comunità della Madonna della Provvidenza, tutti coloro che hai incontrato con la tua vita ministeriale e che, attraverso il tuo sacerdozio, a tua volta, tu hai aiutato ad incontrare il Signore.
Risuonano soprattutto le domande e lo sgomento dei giovani, ai quali hai dedicato tutte le tue migliori energie’ Quelli che hai sostenuto e incoraggiato, quelli ai quali sei stato capace di donare insieme doverosi rimproveri e misericordia divina’
Cosa è successo, don Franco? Che ti è successo?
2. Non possiamo sfuggire alla terribile morsa di questa domanda, carissimi fratelli e sorelle! Ma non possiamo nemmeno pensare di riandare a quelle circostanze della morte di don Franco che si radicavano nel più profondo del suo cuore.
Ogni ragione, ogni perché, ormai, trovano posto solamente nel dialogo intimo dell’anima di don Franco con la Misericordia di Dio. Perché solo il Signore può scrutare il suo cuore, e solo a lui è dato di avere quell’abbraccio di Misericordia che perdoni, purifichi, rinnovi per l’eternità questo suo sacerdote.
In fondo, carissimi, siamo qui per questo. Siamo qui perché non vogliamo che ci schiacci il silenzio della tragedia, ma ‘ alla luce della Morte e Risurrezione di Gesù ‘ oltre l’amarezza del ‘perché’ e l’angoscia del ‘come’, ci sia la consolazione della Parola di Dio che salva e la speranza dell’Eternità per un ‘servo buono e fedele’ che è stato don Franco.
Noi siamo qui perché bussiamo insieme, tutti, alla porta del cuore di Dio. Il freddo della morte di don Franco ‘ lo crediamo! ‘ non può essere l’ultima parola! L’ultima parola, quella veramente desiderata, sperata, amata, sia solo: misericordia e pienezza di vita nella contemplazione del Volto del Signore.
3. La prima lettura, che abbiamo ascoltato oggi, è tratta dal libro delle Lamentazioni. È inizialmente il canto di chi ricorda lo scoraggiamento, l’angoscia, l’oppressione e la miseria, di chi ricorda l’afflizione della prova, di chi si è trovato a non avere più speranza, ad avere la vita ormai ‘avvelenata’ dallo sconforto: ‘È scomparsa la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore‘.
Ricordare questo buio interiore è però per l’autore, motivo di maggiore confidenza nel Signore: ‘Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza‘. L’autore trasforma il suo lamento doloroso in canto pieno di fiducia nella misericordia di Dio: ‘Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie‘.
Don Franco ha forse attraversato, nella sua anima, lo stesso buio? Le oscurità delle inquietudini nascoste, dello sconforto e dello smarrimento lo hanno forse segnato? Non sappiamo’ Ma crediamo ‘ per quella stessa fede che egli ci ha insegnato ad avere nel Risorto! ‘ che oggi noi siamo la sua voce, una voce insistente presso il cuore misericordioso di Dio, che supera tutti i silenzi e i perché, e continua ad affidargli la sua anima con fiducia.
Per lui noi vogliamo invocare il Signore con la parole della Scrittura: ‘Mia parte è il Signore, per questo in lui io spero‘. La sua creatività, la sua vitalità, la sua generosità sono state un esempio luminoso per tutti: un insegnamento autentico che ogni giorno trasmetteva amore alla Chiesa, secondo il carisma proprio di don Orione. Ci ha insegnato ad essere Chiesa, comunità in cui, pur tra mille difficoltà ‘ anzi, soprattutto nelle difficoltà ‘ si può crescere e ci si può sostenere l’un l’altro come in uno splendido gioco di squadra.
Ecco perché siamo qui: per non arrenderci di fronte a questa morte, per pregare per lui, per confidare nella bontà di Dio, per lasciare vincere non il silenzio del dubbio e dell’orrore ma quello pieno di fede e di speranza, quello che attende da Dio la salvezza: ‘È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore‘.
4. ‘La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato‘. San Paolo ci ha ricordato che quella speranza che nutriamo nella salvezza non può deludere: essa è infatti fondata sull’amore che Dio ha avuto per noi, un amore che è stato riversato nei nostri cuori.
Un amore gratuito che il Padre ha nutrito nei confronti dell’umanità, e che si è concretizzato nell’invio del Figlio Gesù, morto per la nostra salvezza, risorto per la nostra libertà dal peccato e dalla morte.
Nella morte del Figlio Gesù Cristo, Dio ci ha dimostrato un amore grande e gratuito perché ci ha amato ‘mentre eravamo ancora peccatori‘. L’amore misericordioso di Dio si riversa sull’uomo e lo incontra nella sua situazione di peccato: cosa c’è di più gratuito di questo?
Carissimi fratelli e sorelle! È questo lo stile grande e generoso di Dio! È questo il cuore che ama senza riserve ed è pronto a fare di tutto per amare e amare sempre più! Ed è stato questo lo stile di don Franco, uno stile ed un cuore che ‘ come ministro di Dio ‘ egli ha voluto ogni giorno imitare e riproporre in tutte le relazioni che ha intessuto con i fratelli.
Noi vogliamo ricordare proprio questo: vogliamo portare dentro al cuore ‘ ri-cor-dare appunto ‘ le ragioni della donazione della sua vita nei suoi 27 anni di professione religiosa e nei 15 anni di sacerdozio. Desideriamo dare al nostro cuore il don Franco di sempre, quello che mai si risparmiava nella donazione a Dio e al servizio degli altri.
Specialmente ai giovani, ai tanti giovani che gremiscono questa chiesa oggi’ Desidero dire una parola commossa, con il mio dolore di Padre che cerca di intercettare il vostro, che cerca di consolarlo’ È un’unica onda di smarrimento, figli miei’ Credetemi’
A voi, carissimi giovani, desidero dire di non fermarvi al tragico epilogo della vita di don Franco! Egli vi ha insegnato tanto! Ha fatto tanto bene tra di voi, camminando da amico e da padre nei difficili sentieri della vita. Vi ha insegnato a vivere.
Voi non tradite la sua lezione fermandovi solo alla sua morte. Il suo stile tra di voi è stato quello di Cristo compagno di viaggio, come per i discepoli di Emmaus: si è messo a camminare accanto a voi anche quando eravate sfiduciati, stanchi, delusi, e vi ha indicato la strada dell’amore. Continuate a percorrerla, perché sono certo che don Franco continua a desiderare questo per voi.
Ma non lasciatevi vincere mai dalla solitudine: apritevi il cuore a vicenda, e fatelo nella fede in quell’unico Cristo che vi ama e vi chiama alla Vita, e all’abbondanza della Vita.
So bene che il gesto di don Franco appare come l’abbandono del ‘Generale’ che combatteva nella prima schiera di questa avventurosa e difficile battaglia in campo’ So bene che la sua ‘bacheca’ su Facebook si è cominciata a riempire sin da subito non solo di attestazioni di affetto, ma anche dello sgomento per quella che sembra la sua triste ‘uscita di scena” Ma non limitatevi a questo, vi prego! Sappiate, con coraggio, mettere mano a tutto l’amore che trovate in voi e che Dio ha riversato nel vostro cuore, per poter dimostrare al mondo che questo vostro ‘Generale’, anche se non lo vedete più tra voi con gli occhi di carne, affidato alla Misericordia del Signore vive in eterno e continua ad accompagnarci dal Cielo.
A voi dico: coraggio! Fate sì che don Franco sia orgoglioso di ciò che vi ha seminato nel cuore! Andate avanti così come vi ha insegnato, ma andando oltre la sua triste partenza’
5. ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna‘. Il brano evangelico ci ha messo dinanzi alla volontà del Padre: nessuno che crede nel Figlio unigenito deve andare perduto.
E Dio ha voluto custodire la fede di don Franco nella Piccola Opera della Divina Provvidenza, ha voluto che il suo credere nel Figlio si alimentasse e crescesse nella Famiglia Orionina. In questa scelta di vita, don Franco ha sperimentato l’amore di Dio per il mondo, facendosi strumento al servizio dei piccoli e ai poveri del nostro tempo, nella vicina Albania e qui a Palermo. Ha condiviso il linguaggio della carità di Dio di cui parlava don Orione: un linguaggio che si articola nella donazione totale e incondizionata di se stessi: ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio’‘
Carissimi Orionini, la comunità rimane certamente ferita, sgomenta, ma implora anche lei ‘ soprattutto lei! ‘ una sovrabbondanza di amore. La vostra è ‘ ne sono certo ‘ preghiera e sofferenza di famiglia, una famiglia che don Franco ha cercato di amare e servire con quella dedizione che gli era propria. Carissimi figli e fratelli miei, pur sulla scia di questo tragico evento, la vostra comunità ha il dovere di continuare a crescere ogni giorno nell’unità e nella carità, di intercettare ancora il desiderio di Dio che vuole che ‘nessuno vada perduto’.
Da un lato perché il vostro caro don Franco possa continuare a sentirsi accompagnato dalla vostra preghiera, dal vostro ricordo affettuoso, dalla vostra gratitudine. Questo è amore che non ammette perdite’
Dall’altro perché dalla vostra crescita nell’unità e nella carità, dalla vostra comunione vissuta e testimoniata, la Piccola Opera della Divina Provvidenza possa raccogliere frutti al servizio di questo territorio, frutti che possano germogliare anche dal chicco di grano che oggi, caduto in terra, muore.
Sembra strano, ma anche in questo tragico caso la sua fecondità è affidata alla nostra preghiera e al nostro impegno.
4. ‘È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore‘. È questo il silenzio nel quale desideriamo immergerci in preghiera. È il silenzio della Vergine Maria, che sta ai piedi della croce del suo figlio Gesù. Un silenzio pieno di dolore, ma carico di fede nella Risurrezione, di speranza nella potenza misericordiosa di Dio che sa operare prodigi trasformando il dramma della morte in luce gloriosa di Vita eterna.
A lei, stella polare del cammino orionino, alla sua potente e dolce intercessione, affidiamo l’anima di don Franco, rileggendo le stesse parole che San Luigi Orione ebbe a dire in occasione dell’anniversario della morte di don Gaspare Goggi da lui stesso definito ‘il primo figlio della Divina Provvidenza‘, ‘una delle colonne più solide‘ della Congregazione.
Penso che ci faccia bene e ci scaldi il cuore pregare con il dolore che viene dalla paternità di don Orione che si rivolge alla Madre, e che, pur nella solitudine e nello sconforto, si sente da lei accompagnato: ‘Sono tanti anni che in questo santo giorno, venivo ai tuoi piedi col primo figlio della divina Provvidenza’ venivamo qui ai tuoi piedi benedetti, o Vergine Benedetta. Quest’anno quel povero e caro figliolo è morto e sono qua solo. Sono solo, davanti a Te. Ascoltami, o Tu che vedi e sai compatire il cuore che piange. Il mio figliuolo è morto! Io vengo ancora a rinnovarti la consacrazione di me e la mia offerta, ma sono solo. O Maria, cara Madonna mia, ascoltami; guarda le lacrime del mio povero cuore. Vedi quest’anno non so più parlare: perdonami, sono solo. Il mio povero figliuolo è morto! Io piango e mi consolo, pensando che tu sei tanto buona e mi sai compatire. Ma io so che sarà qui anche lui. È da anni che questo giorno lo passavamo insieme; eravamo in tre: Tu, cara Madonna, lui ed io. Anche tu hai pianto tanto, anche tu, o cara Madonna. Lasciami piangere; sono solo. Il mio povero figliuolo è morto!‘ (Scr. 61,205)
A lei, Vergine del silenzio e dell’attesa, Donna forte pur nelle lacrime del dolore, affidiamo la nostra preghiera. Ci rifugiamo nel suo Cuore materno, e nelle sue mani purissime mettiamo, le mani unte e consacrate di don Franco, il bene che ha compiuto e ‘ soprattutto ‘ il cuore generoso da cui così tanto bene è sgorgato. Quel cuore ‘dilatato per amore’ che noi non potremo e non vorremo mai dimenticare.