Si tratta di un futuro certamente illuminato dalla scelta del Vangelo, anzi, mosso dalla stessa fede cui tutti siamo disposti ad affrontare la nostra esistenza, anche nei suoi aspetti più problematici, nei suoi nodi critici, primo e più urgente fra tutti, quello dell’occupazione giovanile.
Nell’Eucaristia, la celebrazione di questi 15 anni diventa un ‘grazie’ corale davanti a Dio: e dall’Eucaristia traiamo la forza per guardare al futuro e costruirlo con la stessa vitalità ed intensità con la quale abbiamo già lavorato insieme.
Con voi e per voi desidero, per questo, trarre spunto dalla Liturgia della Parola di questo venerdì della terza settimana di Pasqua, che ci fa gustare ancora una volta la potenza della risurrezione di Gesù Cristo, e ci fa confrontare esistenzialmente con la ragione definitiva della nostra fede: Cristo è risorto! È veramente risorto! E questa è la realtà che può ancora e ogni giorno sempre più cambiare la nostra vita.
2. Nella prima lettura si narra della vocazione di Saulo. E Gesù che interviene direttamente nella sua vicenda. La sua vita è orientata verso la città di Damasco nella quale, fornito di ogni strumento datogli dal sinedrio, Saulo sta andando a perseguitare i cristiani. La direzione è morte, odio, violenza! Sulla strada di Damasco c’è prima di tutto la sconfitta dell’umanità vera di Saulo, che della persecuzione dei cristiani crede di poter fare la sua ragione di vita.
Gesù interviene interrompendo questa spirale sterile, anzi mortifera. In altri racconti della vocazione, Paolo si descriverà come ‘afferrato’ da Gesù Cristo: egli lo atterra dalla sua alterigia, lo fa cadere dai suoi propositi, lo stana dal suo egoismo.
‘Sàulo, Sàulo, perché mi perséguiti?‘ Il più temuto dei persecutori della prima comunità di cristiani si trova adesso ‘atterrato’, a parlare con quel Gesù che egli si accanisce a perseguitare nei suoi discepoli. È lo stravolgimento. Saulo ne è protagonista, insieme a ‘quel Gesù che lui perseguita’. L’esperienza è così forte e così inattesa che Saulo si trova a non vedere più nulla perché accecato da una luce che lo supera e lo avvolge.
Viene guidato fino a Damasco. Vi sarebbe dovuto entrare come vittorioso, e invece vi fa ingresso da sconfitto. A Damasco doveva segnare la pretesa di lungimiranza dell’antica religione dei padri, in nome della quale egli entrava a perseguitare la setta del Nazareno, e invece proprio lui, che pretendeva di vedere l’errore dei cristiani, entra da cieco.
Non prende cibo né bevanda per tre giorni. È chiara l’allusione ai tre giorni della morte e sepoltura di Gesù. Soltanto dopo questi tre giorni avviene la svolta: ‘Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Sàulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono’.
A Saulo cadono le squame dagli occhi. Torna a vedere e, dopo essere battezzato, torna a prendere cibo. E subito comincia ad annunciare nelle sinagoghe il Vangelo di Gesù.
3. Quello di Saulo è un percorso affascinante che riguarda tutti noi. È il passaggio dalla vita dell’uomo vecchio, alla novità di vita che ci è stata donata, come fu per Saulo, nel giorno del nostro battesimo.
In forza del nostro battesimo affrontiamo ogni giorno l’esperienza della morte in Cristo, nel peccato e nell’egoismo, ma risorgiamo con lui alla nuova dignità di figli, nell’amore e nella grazia. Le vie di Damasco sono tante, davvero molteplici. Ciascuno di noi potrebbe raccontare la sua esperienza. Ma Gesù continua a raggiungerci e a chiamarci per nome, in forza della vita nuova che ci è stata donata un giorno, e che ci viene proposta ogni giorno.
Noi spesso pensiamo al battesimo come qualcosa di passato, e forse lo consideriamo solo come un momento della nostra vita, un giorno che neppure siamo in grado di ricordare, perché ‘ nella maggior parte dei casi ‘ troppo piccoli per averne memoria.
Eppure quel battesimo va scoperto e riscoperto quotidianamente, nelle sfide da affrontare, sulle nostre vie di Damasco. Quel passaggio che sembra puntuale, fatto in un giorno e in un istante, diventa definitivo nel cammino di vita che ci pone ogni giorno l’interrogativo capitale della strada da scegliere di percorrere: quella dell’uomo vecchio o quella dell’uomo nuovo?
Il battesimo ci propone prospettive alte e ben precise da accogliere. Cosa ne abbiamo fatto del nostro battesimo? Lo viviamo e lo testimoniamo come cifra significativa della nostra vita più che come segno distintivo di una fede qualunque?
4. Penso che l’anniversario del Progetto Policoro, come le tante opportunità che il Policoro ha voluto realizzare nel corso di questi 15 anni, ci possa dare modo di ringraziare il Signore non solo per i progressi e i risultati raggiunti nel campo della rete occupazionale e delle opportunità giovanili. Percorsi in cui praticamente si può aver raggiunto obiettivi forti e sviluppo concreto.
Ma penso anche che dietro le tante iniziative che ci sono state, come pure all’interno di quelle attuali, ci sono tante persone, uomini e donne, soprattutto giovani, che, come Saulo, sono stati incontrati da Gesù Cristo, e hanno voluto fare di questo incontro la cifra significativa di una vita diversa, abbiano voluto testimoniare in un impegno concreto la loro esistenza battesimale nuova.
L’itinerario giovani, Vangelo, lavoro ben fa emergere ciò che l’esperienza personale di incontro con Cristo vuole determinare nell’ambito o del contesto sociale, lavorativo, umano. Una testimonianza che si tocca nelle tante concrete opere per le quali i giovani di Policoro hanno saputo lavorare alla luce di questo incontro e in vista di tanti altri avvenimenti. Una testimonianza che si completa nello stile nuovo e creativo che la speranza cristiana continua a donare.
5. ‘Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono‘: Saulo si ciberà da ora in poi unicamente di Cristo. ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me‘. Si nutrirà, crescerà e vivrà di Cristo e per Cristo. Ci viene da chiedersi se anche noi crediamo fermamente in questo unico nostro nutrimento della nostra vita, che possa orientare il nostro pensare il nostro agire, le scelte di campo, tutto ciò che è necessario assumere con responsabilità per creare differenti condizioni sociali, condizioni di novità autenticamente favorevoli allo sviluppo umano integrale, così come Benedetto XVI ha scritto nella ‘Caritas in Veritate‘.
Gesù è esplicito: l’Eucaristia che egli dona è il suo corpo e il suo sangue. Noi che ci nutriamo dell’Eucarestia ci nutriamo di Cristo. Questo nutrimento è il naturale sviluppo del battesimo che abbiamo ricevuto: è il cibo dell’uomo nuovo, perché è il cibo che costruisce l’uomo nuovo. Come il cibo fa crescere il corpo, così l’Eucaristia definisce la novità della nostra vita personale, della vita nuova in Cristo. ‘Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. (‘). La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda‘ (Gv 6,53-55).
Costruire la vita vera, la vita in abbondanza! Seminare germi di eternità in un contesto in cui si respira troppa disfatta e troppa superficialità.
Ma c’è di più, ed è questo: l’Eucaristia costruisce la novità della vita personale e della nostra vita di relazione con gli altri, della nostra vita sociale, delle nostre proposte concrete del cambiamento di ciò che sta attorno a noi. L’Eucaristia costruisce il Regno di Dio in mezzo agli uomini, perché nutre e fa crescere gli uomini del Regno nuovo.
Carissimi fratelli e sorelle, dietro e dentro Progetto Policoro non ci stanno soltanto giovani che si sono incontrati con il Vangelo, ma anche giovani che si nutrono del Vangelo e dell’Eucarestia, per crescere come uomini e donne che hanno la possibilità di incidere positivamente sul flusso buio e dubbioso, incerto e traballante del futuro della nostra società.
Mentre dunque ringraziamo il Signore per quanta esperienza e quanta strada con il Policoro abbia fatto, questa stessa strada la mettiamo nelle sue mani, perché mettiamo nelle sue mani la vita di coloro che su questa strada si sono impegnati, con risorse e mezzi, ma soprattutto con la capacità di accogliere l’ispirazione di Dio e di far crescere la società ancorandola saldamente alla speranza cristiana.