1. ‘Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace‘ (cf. Nm 6, 24-26).
Per bocca di Mosè, il Signore comanda di perpetuare in Israele questa triplice benedizione sul popolo. La liturgia ce la propone proprio ad inizio di un nuovo anno, perché non può ignorare che la società civile oggi apre un nuovo cammino carico di attese, di speranze, di interrogativi e trepidazione per il futuro.
Su tutto questo l’antica benedizione invoca la presenza di Dio, perché ricolmi di grazia e di pace il cuore dell’uomo che trepida agli albori di questa mattina del nuovo anno.
La benedizione che abbiamo ascoltato insiste sul ‘volto‘ di Dio: ‘Il Signore faccia risplendere per te il suo volto’ Il Signore rivolga a te il suo volto‘. Il volto di Dio è la sua presenza amorevole, la sua persona protesa sull’uomo in un atteggiamento di cura appassionata, di costante accompagnamento. Nel volto ci sono gli occhi che accompagnano con lo sguardo, e la bocca che può intervenire per raccomandare e correggere. La Scrittura considera il volto di Dio come l’espressione di una sua confidenza amorevole nei confronti dell’uomo.
E noi, oggi, chiediamo al Signore che non distolga da noi il suo volto, che rivolga su di noi il suo sguardo paterno ed amorevole e che ci corregga con la sua Parola forte che può orientare verso il bene ogni nostro progetto.
Con che cosa si interseca oggi l’atteggiamento benedicente ed amorevole del volto di Dio? Con gli auguri che ci facciamo stringendoci insieme le mani. Pur nella trepidazione del tempo che viviamo, ci auguriamo ‘buon anno!’, e nei nostri abbracci e nelle nostre strette di mano sembra quasi che ci scambiamo l’animo e la voglia di migliorare, comunicandoci visibilmente la buona volontà con cui intraprendiamo i nostri progetti. Ognuno di noi sembra voglia far partecipe gli altri del suo desiderio che questo nuovo anno sia davvero migliore, diverso, fatto non di nuove pagine di calendario ma di giorni migliori.
Ecco: il volto benedicente di Dio è orientato alle nostre mani che si stringono, a questi auguri che ci scambiamo con fiducia, vicendevolmente. Perché la benedizione che oggi imploriamo da Dio non ha niente di magico o propiziatorio: non rinnova automaticamente le cose. Essa ha bisogno di incontrare la buona volontà dei singoli, la nostra determinazione nel fare il bene, nel farlo insieme, e nel farlo meglio, nella volontà di costruire un mondo migliore, che sia per questo già benedetto da Dio.
2. La liturgia di oggi ci fa anche contemplare la Vergine Maria, quale Madre di Dio. Ci fa guardare ancora una volta al suo grembo verginale nel quale prende vita il figlio Gesù. Esso è il luogo misterioso nel quale si compie il tempo: ‘Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna’‘ (cf. Gal 4,4). Il luogo nel quale il tempo si fa pieno di senso e di finalità, di mete e di passi.
Ma c’è anche un altro ‘luogo’ che la liturgia oggi ci fa guardare, ed è il cuore di Maria. ‘Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore‘ (Lc 2,19). Siamo chiamati a guardare all’interiorità di Maria, che si immerge poco a poco nel mistero grande del Figlio di Dio fatto bambino, e si fa pronto ad accoglierne, con stupore, la novità scoprendo sempre di più il disegno di Dio negli eventi della vita.
Ora, dinanzi al cuore della Vergine, all’interiorità di Maria, guardiamo alla nostra interiorità, al nostro cuore sempre bisognoso di conversione e di chiarezza nel cammino, come si avverte soprattutto all’inizio di un nuovo anno civile.
Il cuore, l’interiorità, è il luogo della libertà, lo spazio di elaborazione del senso del reale, di maturazione delle scelte e delle decisioni, di determinazioni ponderate ed illuminate. Il cuore, per così dire, è quello spazio sacro ‘ unico! ‘ nel quale la realtà che ci circonda e che viviamo ci interpella davvero, e a partire dal quale possiamo cambiarla.
In questo Palazzo di Città, che è il luogo più rilevante dell’istituzione civile palermitana, mi è doveroso fare appello proprio al cuore di tutti e singoli i palermitani: la Palermo che sogniamo e che desideriamo passa dalla nostra determinazione interiore a renderla più bella, più accogliente, più onesta, più laboriosa. E questo è compito di tutti, compito che matura nel cuore, che si fa strada in una elaborazione interiore quotidiana e feconda, illuminata dalla nostra fede, orientata dai valori umani fondamentali che si pongono alla base della civile convivenza e del vero progresso.
3. ‘Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace‘ (Nm 6,26) Vertice della progressione di tutta la benedizione ascoltata nella prima lettura è il dono della pace.
In questo primo giorno dell’anno, che il compianto Paolo VI ha scelto per celebrare la ‘Giornata mondiale della pace’, l’augurio di riconciliazione e di solidarietà scavalca la sfera dei rapporti strettamente personali e raggiunge gli estremi confini della terra. L’anno nuovo comincia proprio con l’impegno della pace, sottolineato di volta in volta da un particolare tema di riflessione proposto dal tradizionale Messaggio del Santo Padre, quasi a voler mettere sotto un unico grande manifesto programmatico le opere e i giorni di questo nuovo arco di storia.
In particolare, il tema scelto da Papa Benedetto XVI per questo nuovo anno 2012 è ‘Educare i giovani alla giustizia e alla pace‘.
Così scrive il Papa: ‘È vero che nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno‘.
Ma è vero anche che ‘il cuore dell’uomo non cessa di attendere l’aurora‘ e che ‘tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani’ che, ‘con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo’.
I giovani vivono tanti aspetti con apprensione: ‘il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale‘.
Intercettare i desideri più profondi dei giovani del nostro tempo è certamente una priorità da parte della comunità ecclesiale, ma, facendo eco alle parole del Santo Padre, desidero sottolineare che è anche un dovere di tutte le istituzioni educative, a cominciare dalla famiglia ‘piccola chiesa domestica‘ e ‘cellula originaria della società‘.
Il Papa esorta soprattutto i genitori ‘a non perdersi d’animo‘ nonostante le difficoltà, ma riconosce che in questo tempo di crisi l’istituzione familiare deve essere maggiormente tutelata e valorizzata quale soggetto educativo responsabile della costruzione del futuro dei giovani e dunque del futuro dell’intera società civile.
Ed a proposito della famiglia, lasciate che, come Padre e Pastore di questa amata Chiesa di Palermo, rivolga ‘ proprio oggi e proprio all’interno di questo Palazzo di Città ‘ un accorato appello perché tutte le Istituzioni si adoperino responsabilmente per salvaguardare il carattere sacro e di insostituibile valore dell’unione fra un uomo e una donna: è all’interno della famiglia che il dono della vita può fiorire e svilupparsi perché essa è punto di riferimento, è il primo ambiente in cui l’uomo si relaziona, è il primo luogo di formazione psicologica e morale di ogni persona. La sua legge non può essere cambiata, perché è scritta nella natura dell’uomo stesso.
D’altra parte è l’appello che il Santo Padre rivolge a tutti i responsabili politici ‘chiedendo loro di aiutare concretamente le famiglie e le istituzioni educative ad esercitare il loro diritto-dovere di educare. Non deve mai mancare un adeguato supporto alla maternità e alla paternità. Facciano in modo che a nessuno sia negato l’accesso all’istruzione e che le famiglie possano scegliere liberamente le strutture educative ritenute più idonee per il bene dei propri figli. Si impegnino a favorire il ricongiungimento di quelle famiglie che sono divise dalla necessità di trovare mezzi di sussistenza. Offrano ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti‘.
4. Il Santo Padre ricorda anche l’importanza decisiva di un’autentica educazione dei giovani alla libertà e alla giustizia.
‘La libertà ‘ scrive ‘ non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è l’assolutismo dell’io‘. La libertà è oggi minacciata da un imperante ‘relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio ‘io’ ‘.
Circa la giustizia, invece, occorre educare i giovani a riconoscere i rischi di ‘ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere‘. La giustizia ‘non è una semplice convenzione umana‘: infatti ‘ciò che è giusto‘ è determinato non da un contratto ma ‘dall’identità profonda dell’essere umano‘ creato da Dio. Oggi ‘certe correnti della cultura moderna, sostenute da principi economici razionalistici e individualisti, hanno alienato il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti‘ con la conseguenza di separarlo ‘dalla carità e dalla solidarietà‘.
5. Afferma il Papa: ‘La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità‘. ‘È anzitutto dono di Dio‘ ma ‘anche opera da costruire‘. C’è tanto da costruire! La pace ha bisogno di premesse solide nelle quali dobbiamo saper far crescere le nuove generazioni.
Il nuovo anno richiede uno sguardo di speranza che guardi a ciò che è possibile costruire con la buona volontà e l’impegno di tutti. Le nuove generazioni attendono da noi un forte esempio di dedizione e la testimonianza di coerenza e di creatività anche in mezzo ai sacrifici che le contingenze attuali ci richiedono.
Ma ogni sforzo rischia di essere vano se non viene illuminato dalla luce della grazia divina, se non è animato dalla forza dell’amore, se non è proiettato nell’orizzonte della costruzione del Regno di Dio.
La fede che fu di Maria Vergine, Madre di Dio, sia anche la nostra, all’inizio di questo nuovo anno in cui invochiamo la benedizione del Signore sulle nostre vite e sul nostro impegno: il Signore rivolga su di noi il suo volto e ci doni la sua pace, aiutandoci ogni giorno a costruirla e custodirla insieme.