Ordinazioni Presbiterali

Chiesa Cattedrale
20-04-2013
At 13,14.43-52; Ap 7,9.14b-17; Gv 10,27-30
    1. Nella quarta domenica di Pasqua, nel ciclo dei tre anni, si proclamano brano del capitolo 10 del vangelo di Giovanni, interamente dedicato ad una immagine, con la quale il Signore ci rivela qualcosa del suo mistero: ‘Io sono il buon pastore’ Io sono ‘ dice più letteralmente ‘ il pastore quello buono, quello bello‘.
    L’aggettivo greco che viene usato ‘ kalòs ‘ significa innanzitutto ‘bello’, ma anche ‘buono’, nel senso di esemplare: Gesù è il Pastore unico e autentico, non ce ne sono altri come lui; è il pastore modello a cui guardare. Per questo proviamo a descrivere la sua bellezza attraverso quattro suoi tratti: la vita, la voce, l’odore, la mano.

    2. La vita del Pastore. Gesù la dona senza riserve. Questo è il motivo della sua bellezza: ‘Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore‘ (Gv 10,11). È la bellezza della sua Pasqua, la bellezza del suo passaggio dalla morte alla risurrezione. È la paradossale bellezza di un pastore che per divenire davvero tale si è fatto ‘agnello mansueto condotto al macello‘: il Pastore bello è l’Agnello immolato.
    Nel suo Sangue ‘ come abbiamo ascoltato dall’Apocalisse ‘ uomini e donne possono lavare le vesti della loro esistenza, e possono essere guidati dall’Agnello-Pastore alle fonti delle acque della vita. Egli guida alla vita perché offre la sua vita: è questa la sua bella missione.
    Carissimi Salvatore, Leonardo, Mario, Alessandro! La bellezza di questo Pastore che dona la vita, negli anni di discernimento, vi ha attratti, provocati e conquistati. Ed oggi anche voi date la vostra bella risposta con la donazione di voi stessi, senza riserve, nel sacerdozio ministeriale. Tutta la Chiesa vi accompagna con la preghiera ed invoca lo Spirito Santo che stasera prenderà definitivamente possesso di voi per farvi sacerdoti, fedeli cooperatori del Vescovo al servizio del popolo: come Gesù, agnelli che si offrono e pastori secondo il cuore di Dio.

    3. La voce del Pastore. Con noi, sue pecore, Gesù ha un rapporto particolare: ‘Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono‘ (Gv 10,27). Gesù guida le sue pecore con la sua voce sicura, e ‘noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo‘ ‘ ci ricorda il Salmo ‘ perché riconosciamo in questa voce la voce di Uno che ci ha amato fino a donare la sua vita. Gesù ci ha fatti ‘sue’ pecore perché con il suo amore è entrato nella nostra vita, ed è diventato il Pastore ‘nostro’ che ci conosce ad uno ad uno.
    La voce di questo Pastore bello vi chiama, carissimi Salvatore, Leonardo, Mario, Alessandro, a farvi anche voi voce di questo amore di Dio per gli uomini, a farvi voce della sua voce divina: tanti ascolteranno nella vostra voce la voce del Pastore che li ama.
    Ma, nello stesso tempo anche voi per primi dovrete essere disponibili ad ascoltare la voce delle pecore, come fece Gesù: per presentarvi, prima che con la voce, con l’umile silenzio di chi sa ascoltare.
    Qui c’è il cuore di ogni pastorale che voglia essere fatta di prossimità e relazioni con la gente prima che di sperimentazioni e fantasismi sulla gente.
In questo intreccio di voci, le ‘sue’ pecore diventeranno anche le ‘vostre’: tante persone saranno ‘vostre’ nella misura in cui pregherete per loro, vi prenderete cura di loro, con delicatezza e dedizione, donando loro senza riserve il vostro tempo, le vostre energie, la vostra compassione. Saranno ‘vostre’ nella misura in cui vorrete servirle, guidarle, riprenderle e ‘ soprattutto ‘ cercarle se esse si smarriscono e riportarle a casa una volta riavute sane e salve.

4. L’odore del Pastore. Nell’omelia della Messa crismale di quest’anno il Santo Padre Francesco ha rivolto ai sacerdoti questa esortazione: ‘Questo io vi chiedo: siate pastori con ‘l’odore delle pecore’ ‘.
    Il Papa è esplicito: le pecore riconoscono il pastore non soltanto dalla voce, ma anche dall’odore. Il loro odore’
    Allora guardiamo all’esempio di don Pino Puglisi, sacerdote e martire della nostra Chiesa. Lungo i 33 anni della sua vita sacerdotale, nei diversi ministeri svolti in adempimento degli uffici confidatigli dal suo Vescovo, egli è stato un pastore ‘con l’odore delle pecore’.
    Perchè ciascuno ha potuto riconoscere il proprio odore nella sua accogliente disponibilità, nel suo stile semplice e immediato, nella sua povertà autenticamente vissuta, nella sua amabilità accogliente, nel suo farsi fratello nella fede.
    Ma è anche vero che, insieme a questo, don Pino mai dimenticò di esser portatore anche di un buon profumo: il ‘bonus odor Christi‘, il buon odore di Cristo buon Pastore, di quella Vita che egli promette, della libertà che dona, dell’amore che è continuamente pronto a elargire.
    La sua azione pastorale, al servizio della gente che egli accostò fino al punto da condividerne l’odore della vita, non ha smesso di annunciare con fermezza Cristo, fino a quell’ultimo sorriso regalato al suo killer. La sua azione ha mostrato la possibilità che il Vangelo potesse fiorire nel cuore dell’uomo, per cambiare l’odore della vita, l’odore della parrocchia, persino l’odore di un quartiere.
    L’esempio di don Pino sia per voi, carissimi Salvatore, Leonardo, Mario, Alessandro, riferimento costante per incarnare l’offerta del Vangelo che salva nella vita concreta degli uomini del nostro tempo, e per coniugare un’opera costante di evangelizzazione con quella necessaria promozione dell’uomo e della sua dignità.

5. La mano del Pastore. Dice Gesù: ‘Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano’ E nessuno può strapparle dalla mano del Padre‘ (Gv 10, 27-30). La mano di Gesù e la mano del Padre si identificano, e da quest’unica presa, nessuno può strappare, rubare, razziare.
    Certo la realtà sembra dirci altro’
    Sembra che la mano di Dio venga depredata ogni giorno, derubata di figli e figlie che vivono tristemente fuori dalla sua azione amorosa.
    Perché?
    Il motivo è un cattivo uso della libertà: con le sue scelte l’uomo può sfuggire dalla presa amorosa di Dio, dalla custodia sicura della sua legge, dalla guida premurosa del Pastore.
    Eppure Gesù è categorico: ‘Nessuno le strapperà dalla mia mano‘. Perché?
    Se è vero che ognuno di noi, con il peccato, può decidere di fuggire dalla presa amorosa di Dio, è ancora più vero che c’è qualcosa di più definitivo: nella mano del Pastore si può sempre ritornare, perchè il Pastore bello custodisce fino alla fine le sue pecore, sia quelle al sicuro nell’ovile, sia quelle disperse. Proprio queste egli cerca. E lo fa rischiando, sporcandosi le mani, anzi lasciandosele trafiggere: le mani di Gesù Risorto portano i segni della Passione, i fori dei chiodi, il ‘posto’ dei chiodi, che è il posto di ogni uomo che chiede Vita.
    Carissimi Salvatore, Leonardo, Mario, Alessandro! Contemplate la mano di Gesù Cristo’ E guardate anche le vostre, che da oggi verranno unte come mani che ripropongono e ripresentano quella del Pastore bello.
    Oggi, nel mettere le vostre mani nelle mani del Vescovo, voi mettete il vostro ministero totalmente sotto l’azione dello Spirito Santo, nella collaborazione filiale con il Pastore diocesano, che custodirà la vostra obbedienza. Così sarete i primi testimoni di questa mano di Dio, che mai si stanca di proporre agli uomini il suo amore.
    Annuncerete con gioia la possibilità per ogni uomo di un rimanere salvifico nella mano di Cristo, che dà alle sue pecore la vita eterna.
    L’imposizione delle mie mani e la preghiera di ordinazione vi costituiranno testimoni di questo continuo ‘tendere la mano’ da parte di Dio perché nessun figlio vada perduto (cf. Gv 6,39), perché ‘ come ci ha ricordato papa Francesco ‘ Gesù ‘ci perdona sempre, è il nostro avvocato: ci difende sempre!‘. Testimoni di questa mano che cerca la pecora smarrita e la riprende per riportarla all’ovile. Testimoni di questo cuore che sente compassione per le folle sfinite come pecore senza pastore (cf. Mt 9,36).
    Mentre ricevete l’imposizione delle mani, ed entrate nell’azione di grazia della mano di Dio, donate generosamente le vostre, perché ripresentino questa stessa opera ogni giorno.

    6. Pastori belli nella vita donata, nella voce e nell’ascolto, nell’odore buono da spandere, nella mano forte sempre da tendere. Quattro punti cardinali che vi orientino nel ministero! Per questo preghiamo stasera per voi!
    I primi discepoli, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, annunciavano il Vangelo tra consolazioni e difficoltà, eppure ‘erano pieni di gioia e di Spirito Santo‘ (At 13,52). Allora vi sia compagna la Vergine Maria, prima discepola, che ricevette dall’angelo proprio l’annunzio della gioia e dello Spirito Santo: ‘Rallegrati’ Lo Spirito Santo scenderà su di te‘ (cf. Lc 1,28.35).
    E vi guardi dall’alto don Pino, vostro confratello nella stessa gioia e nella stessa unzione dello Spirito che tra poco verrà effusa su di voi. Entriamo nel mistero, e riempiamo i nostri occhi di stupore e di gratitudine.