Festa di Maria SS. di Gulfi

Omelia del Cardinale Arcivescovo
02-05-2004

1. Ho accolto ben volentieri l’invito del vostro carissimo Vescovo di celebrare con voi e per voi l’Eucaristia di questa quarta Domenica di Pasqua nello storico Santuario della vostra amatissima e veneratissima protettrice, Maria SS. di Gulfi.
Ricorre quest’anno il cinquantesimo della incoronazione della sua bellissima Statua, fatta dal mio venerato Predecessore il Cardinale Ernesto Ruffini. E io, suo successore nella Chiesa di Palermo, sono lieto e mi sento onorato di farne la memoria giubilare: una memoria che voi conservate sempre viva e lodevolmente desiderate tramandare alle nuove generazioni.
La festa odierna coincide liturgicamente con la IV Domenica di Pasqua, chiamata del buon Pastore, e con la 41ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Non è una coincidenza puramente cronologica: è una coincidenza significativa, perché ci offre l’opportunità di guardare a Maria come alla Madre del buon Pastore e al Modello esemplare di risposta vocazionale alla chiamata del Signore.

2. Maria è la madre del buon Pastore. Si! Quel bimbo che ella regge con le mani sul suo petto è colui che nel Vangelo si è presentato come il Buon Pastore.
Il brano del Vangelo odierno conclude il discorso col quale Gesù si è presentato con questa immagine espressiva e stimolante, che mette in luce il suo amore infinito per noi, ma anche l’esigenza che noi rispondiamo col nostro amore a lui, alla luce dell’esempio di Maria.
Nella civiltà agricola orientale il ruolo del pastore era considerato di particolare importanza, come quello del proprietario e del padrone. Per questo anche nel mondo extra biblico, veniva chiamato pastore il re, il signore di una città, un condottiero.
Non c’è allora da meravigliarsi se l’appellativo di pastore sia stato attribuito nell’Antico Testamento, in modo eminente, a Dio. Anzi solo lui veniva considerato il vero pastore d’Israele e di ogni israelita.
E se anche i re venivano chiamati pastori, lo era perché, consacrati nel suo nome dovevano farne le veci, in mezzo al popolo: cosa che non sempre accadeva, per cui Dio, attraverso il profeta Ezechiele, promise di prendersi cura direttamente lui stesso del suo popolo. È quanto avvenuto con l’incarnazione del suo Figlio divino.

3. È Gesù l’unico vero e buon Pastore, che conosce le pecore ad una ad una, le chiama per nome, le guida con la parola, le precede con l’esempio, le conduce in ottime pasture, le raduna da ogni parte, le difende dai lupi, dà per loro la vita e dona a loro la sua vita, perché nessuna vada perduta e nessuno le rapisca dalla sua mano e dalla mano di suo Padre col quale è una cosa sola.
Maria ci invita a rivolgere il nostro sguardo di fede, di speranza, di amore al Figlio suo, l’unico buon Pastore, con gli occhi dell’apostolo Giovanni, che nella visione della liturgia celeste, descrittaci nella seconda lettura, lo ha contemplato e additato a noi come il Pastore e l’Agnello immolato nel cui sangue sono state lavate e rese candide le vesti dei martiri.
Nel suo sangue siamo stati lavati dal peccato tutti noi attraverso il Battesimo ed egli ci guida alle fonti delle acque della vita, sorgente della vera gioia e della felicità senza fine.
Nel salmo responsoriale noi abbiamo espresso la nostra fede e la nostra fiducia in lui: ‘Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida’.
Si! Ci guida alle fonti delle acque della vita.

4. E quali sono queste fonti?
È anzitutto la sua parola, che è lui stesso, parola di Dio, la luce vera che illumina il cammino incerto, oscuro, faticoso di questa vita terrena. Ascoltiamolo, se vogliamo uscire dalla confusione che ci avvolge e nella quale siamo spinti prepotentemente dalle ideologie e dalle culture dominanti, come il secolarismo, il materialismo pratico, il consumismo, l’edonismo, il terrenismo che ci illudono di poter vivere e costruire il nostro futuro senza Dio, se non addirittura contro Dio.
Ma l’uomo non può prendere il posto di Dio, e se tenta di farlo, inesorabilmente opera contro se stesso. Quando si perde il senso di Dio, del vero Dio che è amore, si finisce per perdere anche il senso dell’uomo: si giunge ai delitti più feroci come purtroppo sta avvenendo non solo col terrificante divampare delle guerre e dei terrorismi nel mondo, ma anche all’interno delle famiglie, che da luoghi della più garantita sicurezza rischiano di trasformarsi in luoghi della più paurosa insicurezza.
Si, sorelle e fratelli carissimi, ascoltiamo la voce del Buon Pastore. Cerchiamo di conoscere di più il suo Vangelo attraverso il quale ci parla e ci guida.
Questo è il primo messaggio che vi rivolge la Madonna di Gulfi. Lei è stata proclamata Beata dalla cugina Elisabetta proprio perché ha creduto all’adempimento della Parola del Signore, anche quando questa si presentava, umanamente parlando, difficile e impossibile ad attuarsi, come avvenne nell’annunciazione dell’Angelo e come sperimentò nella umiliazione di Betlem, nella fuga in Egitto e ai piedi della Croce.
Il migliore elogio della sua fede le fu fatto indirettamente da Gesù stesso, quando alla popolana che gli gridava: beata quella mamma che ti ha concepito e ti ha allattato, precisò: ‘Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e l’osservano’.
Vero devoto di Maria è chi si comporta come lei.

5. La seconda e più zampillante fonte delle acque della vita è la grazia dei Sacramenti, e soprattutto dell’Eucaristia. L’Eucaristia è vero sacrificio, memoriale di quello compiuto dal Buon Pastore sulla croce e coronato dalla sua Risurrezione (questo significa l’immagine dell’Agnello che sta in mezzo al trono) e convito al quale il Buon Pastore c’invita per nutrirci col suo Corpo immolato e col suo Sangue versato.
Al suo invito non possiamo sottrarci, soprattutto la Domenica, giorno del Signore e Pasqua settimanale.
Disertare senza una grave ragione la Messa Domenicale non solo è una offesa al buon Pastore, che c’invita, ma è un grave danno che facciamo a noi stessi, che nel primo giorno della settimana – questo è la Domenica – ci priviamo dell’incontro con lui, del suo aiuto, del suo sostegno, della sua benedizione.
Ma è un offesa fatta anche alla Madre del Buon Pastore. Lei, donna eucaristica in tutta la sua vita, primo Tabernacolo della storia, ha portato nel grembo verginale quel corpo e quel sangue che il suo Figlio ci offre in cibo e bevanda durante la celebrazione eucaristica.
Lei, presente in ogni celebrazione eucaristica, esorta ciascuno di noi a parteciparvi attivamente e con devozione, con quei sentimenti che lei manifestò ai piedi della Croce unendosi spiritualmente al sacrificio del Figlio suo, che la Messa ci ricorda e ci fa rivivere, nell’attesa della sua seconda venuta nella gloria.

6. La terza fonte dell’acqua della vita è la carità, l’amore di donazione che è sgorgato dal petto squarciato del buon Pastore, l’amore di servizio che il Buon Pastore ha manifestato nell’ultima Cena col gesto della lavanda dei piedi agli apostoli, l’amore scambievole che egli ha lasciato a noi come comandamento nuovo, e tessera di riconoscimento del cristiano. ‘Da questo sapranno che siete miei discepoli se vi amerete gli uni gli altri come io ho amato voi’.
Ciò significa che noi dobbiamo amare tutti, anche i nostri nemici, con lo stesso amore col quale Gesù ci ha amati dando la vita per noi. E come lui ha perdonato ai suoi crocifissori, anche noi dobbiamo essere disposti a perdonare a chi ci ha fatto del male.
Anche in questo Maria è modello insuperabile. ‘Eccomi, sono la serva del Signore’: dice all’Angelo. E nel momento in cui diventa la madre del Buon Pastore diventa come l’ombra, la proiezione del suo servizio, del suo amore, del suo perdono.
Corre sui Monti dell’Ebron a dare aiuto alla cugina Elisabetta appena viene a sapere dall’Angelo che questa nella tarda età è in attesa di un figlio e quindi ha bisogno di aiuto.
Sollecita a Cana il primo dei segni rivelatori della divinità del suo Figlio per sottrarre a una brutta figura due giovani sposi, alla cui festa viene a mancare il vino.
Ai piedi della Croce si unisce spiritualmente a Gesù, perdonando anche lei ai suoi crocifissori.
La nostra devozione a Maria è sincera nella misura in cui anche noi, conformandoci all’insegnamento e all’esempio del buon Pastore da lei perfettamente testimoniati, siamo uomini e donne di amore, di servizio, di pace, di perdono. Deponiamo oggi davanti a lei ogni sentimento in contrasto con l’amore di Cristo, – odii, rancori, ritorsioni, vendette – e promettiamo di essere costruttori di pace nella famiglia, nella società, nella Chiesa, annunziando e testimoniando l’unica vera civiltà degna di questo nome: la civiltà dell’amore. È così che diventiamo e siamo la corona vivente di Maria, immensamente più preziosa di quella che contempliamo e ammiriamo sul suo capo. Si! Siate voi, chiaramontesi, la corona vivente di Maria, con la coerenza della vita cristiana, sostenuta dalla recita quotidiana del S. Rosario, la preghiera a lei particolarmente grata, corona di amore che ci lega a lei nel ricordo delle sue gioie, i dolori e della sua gloria.

7. Con questa coerente disposizione di animo possiamo accostarci a Maria per implorare la sua intercessione e la sua benedizione su Chiaramente, per la vostra Diocesi di Ragusa, per la nostra Sicilia, per l’Italia, per il mondo.
Chiediamo che cessino le guerre e terrorismi, le violenze di ogni genere, la macro e le microcriminalità.
Chiediamo quanto ciascuno di noi legittimamente anela nel suo cuore. In particolare in questa 41ª Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, chiediamo che interceda presso il Buon Pastore, perché mandi molti e santi operai nella sua messe, molti e santi sacerdoti, molti e santi religiosi e religiose, molti e santi missionari e missionarie, e che ispiri a quanti sono chiamati la gioia di una risposta affermativa e generosa, come fu quella di Maria: ‘Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che tu hai detto’. Amen.