Benedetto il Signore, Dio della salvezza.
1. Nella pienezza della gioia pasquale e nell’attesa della Pentecoste in preghiera con Maria, dal Cenacolo della nostra Cattedrale si innalza questa sera il canto della benedizione al Signore, Dio della salvezza, che ha cura di noi e rinvigorisce la sua eredità col dono di nuovi leviti che assicurano il futuro al nostro presbiterio.
Nell’ottavo anniversario dell’inizio del mio ministero episcopale nell’amatissima Chiesa palermitana e nel cuore dell’Anno Eucaristico che la rende più innamorata del suo sposo Gesù, l’ammissione tra i candidati agli Ordini Sacri e l’istituzione ai ministeri del lettorato e dell’accolitato di 17 giovani del nostro Seminario è come una pioggia abbondante di benedizione e di grazia che il Dio della salvezza riversa su tutti noi, popolo del suo amore.
Come altre volte ho detto, il dono più grande che il Signore ha fatto alla nostra Chiesa in questi otto anni del mio episcopato palermitano è indubbiamente la promettente efflorescenza vocazionale al sacerdozio ministeriale, sgorgato dal suo amore senza fine nel Cenacolo insieme con l’Eucaristia, centro e cuore della vita della Chiesa, che di essa vive e si nutre.
E alla luce dell’Eucaristia, della quale sono a servizio tutti i ministeri della Chiesa, intendiamo accogliere questi doni ministeriali, guidati dall’esempio di Paolo, espresso nel discorso agli anziani di Efeso, e prima ancora dalla parola viva di Gesù, che nella preghiera sacerdotale ha messo in evidenza il significato più profondo e la destinazione primaria di ogni ministero: la gloria di Dio.
2. Nel discorso di Patmos l’apostolo Paolo ci ha dato una lezione su come si esercita ogni ministero.
È la testimonianza sincera di chi ha servito il Signore con tutta umiltà nonostante le prove e le sofferenze incontrate nel suo ministero.
È l’attestazione verace di chi non si è mai sottratto a ciò che poteva essere utile alla predicazione del Vangelo in pubblico e nelle case, alla conversione a Dio e alla fede nel Signore Gesù.
È la dichiarazione convinta di chi è stato sempre consapevole di essere incatenato e condotto dallo Spirito, che anima ogni ministero e rende capaci di esercitarlo dovunque egli chiama, nonostante le tribolazioni che lo accompagnano.
È, infine, la confessione umile di chi non si ritiene meritevole di nulla e ha un solo intento, condurre a termine il ministero affidatogli da Gesù: annunziare il messaggio della grazia di Dio, del suo Regno, con la coerenza della testimonianza che rende credibile l’annunzio e con la generosità di chi non si è mai sottratto a questo compito, per non essere colpevole riguardo a coloro che si perdono.
Per me è un invito a un esame di coscienza all’inizio del nono anno del mio ministero fra voi, sorelle e fratelli carissimi, nel desiderio di poter far mie le attestazioni di Paolo: e per questo ancora una volta chiedo, con la vostra benevola comprensione, la carità della preghiera.
3. È questo d’altronde il messaggio che prima ancora ci ha rivolto Gesù nel Vangelo, nella preghiera al Padre, che egli ha glorificato compiendo la missione ricevuta fedelmente sino alla fine: ‘Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare’.
Ogni ministero nella Chiesa, come servizio all’unica e universale missione salvifica del Signore, ha un unico intento: glorificare il Padre e far conoscere agli uomini il suo nome, la sua salvezza, la sua misericordia.
Tutta l’opera della salvezza viene annunziata e sacramentalmente attualizzata nella celebrazione eucaristica. Come convito sacrificale e memoriale della Pasqua del Signore, in essa si ha il culmine sia dell’azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono al Padre, adorandolo per mezzo di Cristo Figlio di Dio nello Spirito Santo (cf. SC, 23). Tutti i ministeri nella Chiesa sono finalizzati all’Eucaristia e da essa hanno inizio, sostegno e forza.
‘E’ perciò di somma importanza che la celebrazione della Messa, o Cena del Signore, sia ordinata in modo tale che i sacri ministri e i fedeli, partecipandovi ciascuno secondo il proprio ordine e grado, traggano abbondanza di quei frutti per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il sacrificio eucaristico nel suo Corpo e nel suo Sangue e lo ha affidato, come memoriale della sua passione e risurrezione, alla Chiesa sua dilettissima sposa’ (OGMR, 17).
Per raggiungere questo risultato è necessario che tutta la celebrazione sia ordinata in modo tale ‘da portare i fedeli a una partecipazione attiva e piena, esteriore e interiore, ardente di fede, speranza e carità’ (ib. 18).
4. La celebrazione eucaristica è azione di Cristo e della Chiesa, cioè del popolo santo riunito e ordinato sotto la guida del Vescovo. Perciò essa appartiene all’intero Corpo della Chiesa , lo manifesta e lo implica, anche se i singoli membri vi sono interessati per titoli diversi e con compiti specifici, per cui tutti, sia noi ministri ordinati che quelli istituiti, come anche gli altri fedeli, esercitando il proprio ministero o ufficio, dobbiamo compiere tutto e solo ciò che è di nostra competenza (cf. SC, 28), con fedeltà assoluta alle norme della Chiesa.
È così che il popolo cristiano si manifesta e agisce come ‘stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato’.
Ogni legittima celebrazione dell’Eucaristia è diretta dal Vescovo o personalmente o per mezzo dei presbiteri suoi collaboratori (SC, 42). Questi, in virtù della sacra potestà dell’Ordine, hanno il potere di offrire il sacrificio ‘in persona Christi’ e di presiedere il popolo fedele radunato in assemblea eucaristica. E con loro collaborano, in forza dell’Ordinazione, i Diaconi.
Ma nella celebrazione eucaristica tutti i fedeli sono convocati per rendere grazie a Dio e offrire la Vittima immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma anche insieme con lui, per imparare a offrire se stessi, la vita di ogni giorno con le sue gioie e i suoi dolori, quale sacrificio spirituale gradito a Dio.
Alcuni fedeli laici, tuttavia, sono chiamati a svolgere dei compiti specifici, che la Chiesa affida dopo la doverosa preparazione e formazione: sono i ministeri istituiti del Lettorato e dell’Accolitato.
Ambedue questi ministeri devono essere conferiti a quanti sono stati ammessi tra i candidati agli Ordini Sacri e si preparano a ricevere il Diaconato e il Presbiterato.
5. È quanto hanno chiesto i nostri seminaristi qui presenti, e io con gioia e con fiducia ho accolto la loro domanda dopo essere stato assicurato dai Superiori e dai Parroci circa la loro idoneità.
Mentre ringrazio il Signore per questo segno della sua benevolenza verso la nostra Chiesa, invoco con voi, sorelle e fratelli carissimi, la sua grazia perché questi giovani perseverino nella vocazione e si preparino al ministero al quale sono stati chiamati, impegnandosi seriamente e diligentemente nella formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale, necessaria per accoglierlo degnamente ed esercitarlo fedelmente.
Nello stesso tempo, esprimo gratitudine e compiacimento alle comunità parrocchiali dalle quali il Signore li ha chiamati: è segno di vitalità e di fecondità che fa bene sperare, perché la nostra Chiesa ha bisogno di molti e santi sacerdoti.
Per questo, a tutte le comunità parrocchiali, ai carissimi sacerdoti e diaconi, a tutti i fedeli rivolgo l’invito a intensificare la pastorale vocazionale e ad amare sempre più il Seminario.
6. Intensificare la pastorale vocazionale significa scoprire, riscoprire, approfondire il mistero della vocazione, come dono di Dio.
La vocazione al sacerdozio ministeriale, come d’altronde ogni vocazione nella Chiesa, è un dono di Dio, che va invocato con la preghiera secondo il comando del Signore, il Rogate, tanto caro a S. Annibale Maria di Francia, canonizzato due domeniche fa: ‘Pregate, dunque, il Signore della Messe’. Inseriamo questa intenzione nella preghiera dei fedeli di tutte le Messe Domenicali.
La vocazione è un dono di Dio che va annunziato con la predicazione e la catechesi. Una catechesi organica sul Vangelo della vocazione, offerta a tutte le componenti della Chiesa, ‘oltre a dissipare dubbi e a contrastare idee unilaterali o distorte sul ministero sacerdotale, apre i cuori dei credenti all’attesa del dono e crea condizioni favorevoli per la nascita di nuove vocazioni’ (PdV, 39).
È un dono di Dio, la vocazione al sacerdozio ministeriale, che va testimoniato da noi sacerdoti con la nostra dedizione incondizionata al gregge di Cristo, con l’amorevole servizio al Signore e alla sua Chiesa, con la nostra gioia pasquale anche nelle prove più dure e con la nostra fraternità sacerdotale. E va proposto ai giovani in modo esplicito e sereno: ogni vocazione sacerdotale è germogliata accanto a un sacerdote.
È un dono di Dio, infine, che va accolto con gratitudine dalle famiglie che ne sono le prime e fortunate destinatarie, come hanno testimoniato le famiglie di questi giovani che ringrazio di cuore.
7. Un impegno maggiore nella pastorale vocazionale fa amare di più il nostro Seminario, che è la comunità formativa al sacerdozio ministeriale. Essa nella Chiesa è come ‘la continuazione apostolica stretta intorno a Gesù, in ascolto della sua Parola, in cammino verso l’esperienza della Pasqua, in attesa del dono dello Spirito per la missione’ (PdV, 60).
Mentre ringrazio i Superiori per l’impegno che pongono a rendere sempre più il Seminario una comunità ecclesiale educante che rifletta le espressioni più alte della Chiesa come famiglia di Dio al cui servizio sono preparati i futuri presbiteri, ai Seminaristi rivolgo con affetto e con fiducia l’esortazione a sentirsi protagonisti necessari e insostituibili della loro formazione.
Si! Carissimi seminaristi, voi certamente siete consapevoli che il protagonista per antonomasia della vostra formazione è lo Spirito Santo, perché solo lui, col dono del cuore nuovo, configura e assimila a Gesù buon Pastore. Questa consapevolezza vi aiuti ad accogliere liberamente e gioiosamente non solo l’azione formativa dello Spirito, ma anche le mediazioni umane di cui lo Spirito si serve (cf. PdV, 69), quelle dei vostri educatori, che rappresentano in mezzo a voi il Vescovo col suo presbiterio del quale sarete chiamati a far parte, e tutta la Chiesa di Palermo della quale con l’Ordinazione sarete a servizio.
Vi sia di guida e di sostegno la Madre di Gesù, che questa sera si presenta a voi come modello di risposta vocazionale e di servizio a Dio e ai fratelli. Il suo Fiat sia ogni giorno il vostro Fiat: e l’esercizio dei vostri ministeri nella celebrazione eucaristica rifletta l’amore col quale lei ha seguito, servito e contemplato Gesù, dalla culla di Betlem ai piedi della Croce.