Messaggio alla Città
15-07-2006
Carissime e carissimi palermitani,
concittadini, amici.
1. È con immensa gioia che per l’undicesima volta mi è data la grazia di rivolgere a voi il messaggio della nostra Santuzza, nel giorno della sua festa che da 382 anni vede la sua e la nostra Città tributare a lei il trionfo della venerazione, della gratitudine e dell’amore nel ricordo della liberazione dalla peste nel lontano 1624.
In questi dieci anni del mio episcopato a vostro servizio, che mi hanno dato la possibilità di conoscervi più direttamente e di amarvi con crescente affetto pastorale, ho cercato di farmi voce umile della nostra Santa, che lasciò la Reggia e si ritirò sul Montepellegrino non per evadere dalla Città, ma per vegliare su di essa nella penitenza e nella preghiera.
2. Come palermitana, S. Rosalia invita noi, suoi concittadini, a costruire ‘insieme’ il presente e il futuro della nostra Città con un rinnovato e sempre più consapevole sussulto di responsabilità, attivando le notevoli capacità di bene che il Signore ci ha dato, ridestando, promuovendo e sostenendo le enormi potenzialità di un popolo che nel corso della sua storia non si è mai rassegnato alla fatalità degli eventi, ma ha saputo reagire con coraggio, e da duemila anni con la luce e con la forza che promanano dalla fede cristiana, le cui radici risalgono qui in Sicilia alla predicazione dell’apostolo Paolo.
3. Come cristiana, S. Rosalia ci esorta a restare saldi nella fede, da tradurre della vita; a non lasciarci disorientare dal secolarismo che mette tra parentesi Dio, o dal laicismo che pretende di relegarlo nel privato, ma a professare, difendere e diffondere la nostra fede apertamente, senza vergognarci del segno di Croce che ci è stato tracciato sulla fronte nel giorno del Battesimo e col Crisma in quello della Cresima.
Non è un amuleto, la Croce, che l’iconografia della Santuzza ci fa contemplare stretta dalle sue mani e additata ai suoi devoti. La Croce è il segno della nostra identità, della redenzione del mondo, della salvezza universale.
Memori che, come si esprimeva Tertulliano, ‘cristiani non si nasce ma si diventa’, nutriamo la nostra fede con l’alimento della Parola di Dio leggendo e meditando soprattutto i Vangeli, quelli veri, per non lasciarci turbare da romanzi e films menzogneri, che tentano di demolire il fondamento stesso della fede cristiana, Gesù Crocifisso e Risorto, vero Dio e vero uomo, unica speranza del mondo.
4. Come Santa, Rosalia ci ricorda che tutti, senza distinzioni, siamo chiamati a tendere alla santità nelle ordinarie e comuni condizioni della vita, non operando cose straordinarie, ma compiendo il nostro dovere, ovunque viviamo e lavoriamo, nel modo migliore possibile, per amore di Dio e dei fratelli, mettendo in pratica il comandamento nuovo dell’amore scambievole, che Gesù ha lasciato come tessera di riconoscimento del cristiano.
Saremo così in grado di rinnovare la nostra Città sul fondamento della cultura della vita e dell’amore. Ciò significa non lasciarsi avvelenare dagli odi, dai rancori, dalle liti, dalle vendette, dalle invidie, cause di sofferenze per sé e per gli altri, ma aprire il cuore alla generosità, all’accoglienza, alla condivisione, all’ospitalità, alla solidarietà, al perdono, alla tolleranza, al rispetto degli altri, al culto della legalità, all’amore per la verità.
Sono questi i valori autentici e perenni che fanno grande un popolo e garantiscono una convivenza umana degna di questo nome. Sono queste le armi migliori per combattere la mentalità perversa che è alla base dei mali sociali che ci affliggono, a cominciare dalla mafia con le sue tentacolari proliferazioni, come il racket delle estorsioni, l’usura, il traffico della droga e la tratta delle nuove schiave per la prostituzione. È un bubbone pestifero, la mafia, ma in un corpo sano, da non strumentalizzare con inopportune etichette commerciali di cattivo gusto; un bubbone pestifero inconciliabile con la vita cristiana, tanto più subdolo e pericoloso in quanto, anche se decapitato, tenta di penetrare dovunque, nel mondo delle imprese, della politica e persino delle istituzioni.
5. Come giovane, S. Rosalia si rivolge particolarmente ai giovani. Ricorda loro che la giovinezza, come primavera della vita, va vissuta con la gioia e con l’entusiasmo che scaturiscono dalla serenità del cuore, libero da suggestioni interne e da condizionamenti esterni, oggi quasi imposti dalla società dell’effimero, del provvisorio, dell’immagine, dello spettacolo, della finzione, che porta inesorabilmente alla illusione e alla delusione, al vuoto interiore, alla sfiducia, al pessimismo, alla perdita del senso della vita, che Gesù Risorto, il più grande amico dei giovani, ha voluto rivelare per tenere sempre accesa la speranza.
S. Rosalia sa, carissimi giovani, che a spegnere la vostra speranza è anche il dramma della disoccupazione, che non mi stanco di definire una calamità sociale dalle imprevedibili conseguenze.
Ma anche di fronte a questa calamità S. Rosalia, mentre rinnova ogni anno alle forze politiche, economiche, sociali di ricercare insieme e trovare concordemente possibili e indifferibili soluzioni, esorta voi giovani a non scoraggiarvi, a non deprimervi, a non scendere a compromessi con organizzazioni malavitose, a non lasciarvi sedurre da chi vi lusinga con la promessa di facili ricchezze, ma a reagire, come lodevolmente hanno fatto recentemente i giovani dell’anti-pizzo, e ad essere più fiduciosi in voi stessi, mettendo insieme le vostre capacità e attitudini e competenze, come attestano non poche esperienze già attuale a Palermo e in Sicilia.
6. Come donna, S. Rosalia si rivolge a tutti, uomini e donne, perché si prenda sempre più coscienza di ciò che la donna è e rappresenta nella vita della società.
Anzitutto perché siano riconosciuti, con la sua dignità, i suoi diritti uguali a quelli dell’uomo, e poi perché cessi, una volta per sempre, la lunga e umiliante storia ‘ per quanto spesso sotterranea ‘ di soprusi perpetrati nei confronti delle donne in ogni campo, ma soprattutto in quello sessuale.
Dovete, comunque, essere voi donne le prime ad opporvi allo scempio che certa pubblicità, la pornografia e la pornovisione fanno della vostra dignità: un fenomeno avvilente che non risparmia neppure i minori.
È terribilmente in crescita in Italia il numero di reati a sfondo sessuale, come pure il dilagare della pedofilia e della prostituzione, contro la quale anche nella nostra Città sono insorti gli abitanti dei quartieri più a rischio: un fenomeno di degrado morale, tanto più grave in quanto è favorito da mariti e da padri di famiglia che, con questo turpe mercato, disonorano se stessi, tradiscono la moglie e danneggiano i figli.
Con il fulgore della sua verginità, S. Rosalia invita a riscoprire il fascino del pudore, della purezza, del dominio di sé, del retto uso della sessualità, che aiuta a sviluppare il vero rispetto di se stessi e, al contempo, rende capaci di rispettare gli altri, contro la tentazione di usare le persone come si usano le cose.
7. Come figlia di famiglia, infine, S. Rosalia esorta tutti, cittadini e istituzioni a salvaguardare la vera identità e l’autentica dignità della famiglia, fondata sul matrimonio uno e indissolubile tra un uomo e una donna. Ogni attentato alla famiglia è una minaccia per l’uomo e per la società. Tutto quello che è fatto per sostenere e proteggere la famiglia è la migliore risorsa per il futuro dell’umanità.
Per questo S. Rosalia ai legislatori e agli amministratori ricorda la necessità e l’urgenza di una politica coerente e organica a favore della famiglia, che ne tuteli i valori fondamentali, garantisca l’accoglienza e il rispetto della vita dal suo concepimento al suo termine naturale, la difenda dalla minaccia delle manipolazioni genetiche, riconosca la responsabilità dei genitori per l’educazione, la formazione e l’istruzione dei figli nella libera scelta della scuola senza aggravi fiscali, garantisca il lavoro, valorizzi quello domestico e assicuri la casa soprattutto per le famiglie nuove.
A tutte le famiglie di Palermo S. Rosalia rivolge l’esortazione a restare unite nella fedeltà all’autentico amore coniugale, elevato da Gesù alla dignità di sacramento, ad essere culle che accolgono la vita e mai tombe in cui la vita viene uccisa nel suo sbocciare col facile ricorso all’abominevole delitto dell’aborto, ad essere le prime scuole di educazione dei figli in collaborazione con tutte le altre agenzie educative a cominciare dalle parrocchie.
8. Palermo amatissima, a conclusione del 382° Festino, memoriale del trionfo della vita sulla morte, della grazia sul peccato, del riscatto sul degrado, della speranza sulla disperazione, rinnova il legame di devozione e di amore con la Santuzza che da secoli veglia su di te e con la quale ami identificarti.
Ciò significa non solo esprimere l’entusiasmo popolare che ogni anno desta questo legame secolare, ma, anche e soprattutto, rinnovare l’impegno che questo legame suppone, esige e stimola, perché il Festino non sia semplicemente folklore, ma sia soprattutto memoriale: ricordo di un evento passato che illumina il presente e aiuta a costruire il futuro.
È l’impegno di rimotivare la fede nel Signore Risorto, che nella tua antica e gloriosa storia ha costituito il patrimonio più ricco della tua eredità religiosa, spirituale, culturale e morale.
È l’impegno di ridestare la speranza per non cedere allo scoraggiamento, alla rassegnazione, all’indifferenza di fronte alle pesti antiche e nuove che, al contrario, esigono sussulti sempre nuovi e decisi per combatterle con la forza degli autentici valori sociali e, ‘insieme’.
È l’impegno dell’amore vicendevole, della concordia sociale, dell’unità civica, della carità operosa, che si esprime, da parte degli amministratori, nella volontà di servirti ponendo i tuoi interessi prima e al di sopra di ogni altro interesse, e, da parte dei cittadini, nella volontà di avvertire sempre più vivo il senso civico nel rispetto delle persone, dell’ambiente, dell’igiene e delle cose.
Con questo triplice impegno, Palermo amatissima, guarda fiduciosa in avanti, prendi il largo, avanza nel futuro che auguro migliore del presente.
Non sei sola. Con te è la tua Santuzza. Affidati a lei. Lasciati guidare da lei e dai valori evangelici da lei testimoniati: danno pienezza di significato e di contenuto agli autentici valori umani.
Con questa certezza e con questo augurio, Palermo carissima, ti abbraccio e ti benedico nel Signore, mentre ancora una volta esclamo anch’io: ‘Viva Palermo e Santa Rosalia’.
In questi dieci anni del mio episcopato a vostro servizio, che mi hanno dato la possibilità di conoscervi più direttamente e di amarvi con crescente affetto pastorale, ho cercato di farmi voce umile della nostra Santa, che lasciò la Reggia e si ritirò sul Montepellegrino non per evadere dalla Città, ma per vegliare su di essa nella penitenza e nella preghiera.
2. Come palermitana, S. Rosalia invita noi, suoi concittadini, a costruire ‘insieme’ il presente e il futuro della nostra Città con un rinnovato e sempre più consapevole sussulto di responsabilità, attivando le notevoli capacità di bene che il Signore ci ha dato, ridestando, promuovendo e sostenendo le enormi potenzialità di un popolo che nel corso della sua storia non si è mai rassegnato alla fatalità degli eventi, ma ha saputo reagire con coraggio, e da duemila anni con la luce e con la forza che promanano dalla fede cristiana, le cui radici risalgono qui in Sicilia alla predicazione dell’apostolo Paolo.
3. Come cristiana, S. Rosalia ci esorta a restare saldi nella fede, da tradurre della vita; a non lasciarci disorientare dal secolarismo che mette tra parentesi Dio, o dal laicismo che pretende di relegarlo nel privato, ma a professare, difendere e diffondere la nostra fede apertamente, senza vergognarci del segno di Croce che ci è stato tracciato sulla fronte nel giorno del Battesimo e col Crisma in quello della Cresima.
Non è un amuleto, la Croce, che l’iconografia della Santuzza ci fa contemplare stretta dalle sue mani e additata ai suoi devoti. La Croce è il segno della nostra identità, della redenzione del mondo, della salvezza universale.
Memori che, come si esprimeva Tertulliano, ‘cristiani non si nasce ma si diventa’, nutriamo la nostra fede con l’alimento della Parola di Dio leggendo e meditando soprattutto i Vangeli, quelli veri, per non lasciarci turbare da romanzi e films menzogneri, che tentano di demolire il fondamento stesso della fede cristiana, Gesù Crocifisso e Risorto, vero Dio e vero uomo, unica speranza del mondo.
4. Come Santa, Rosalia ci ricorda che tutti, senza distinzioni, siamo chiamati a tendere alla santità nelle ordinarie e comuni condizioni della vita, non operando cose straordinarie, ma compiendo il nostro dovere, ovunque viviamo e lavoriamo, nel modo migliore possibile, per amore di Dio e dei fratelli, mettendo in pratica il comandamento nuovo dell’amore scambievole, che Gesù ha lasciato come tessera di riconoscimento del cristiano.
Saremo così in grado di rinnovare la nostra Città sul fondamento della cultura della vita e dell’amore. Ciò significa non lasciarsi avvelenare dagli odi, dai rancori, dalle liti, dalle vendette, dalle invidie, cause di sofferenze per sé e per gli altri, ma aprire il cuore alla generosità, all’accoglienza, alla condivisione, all’ospitalità, alla solidarietà, al perdono, alla tolleranza, al rispetto degli altri, al culto della legalità, all’amore per la verità.
Sono questi i valori autentici e perenni che fanno grande un popolo e garantiscono una convivenza umana degna di questo nome. Sono queste le armi migliori per combattere la mentalità perversa che è alla base dei mali sociali che ci affliggono, a cominciare dalla mafia con le sue tentacolari proliferazioni, come il racket delle estorsioni, l’usura, il traffico della droga e la tratta delle nuove schiave per la prostituzione. È un bubbone pestifero, la mafia, ma in un corpo sano, da non strumentalizzare con inopportune etichette commerciali di cattivo gusto; un bubbone pestifero inconciliabile con la vita cristiana, tanto più subdolo e pericoloso in quanto, anche se decapitato, tenta di penetrare dovunque, nel mondo delle imprese, della politica e persino delle istituzioni.
5. Come giovane, S. Rosalia si rivolge particolarmente ai giovani. Ricorda loro che la giovinezza, come primavera della vita, va vissuta con la gioia e con l’entusiasmo che scaturiscono dalla serenità del cuore, libero da suggestioni interne e da condizionamenti esterni, oggi quasi imposti dalla società dell’effimero, del provvisorio, dell’immagine, dello spettacolo, della finzione, che porta inesorabilmente alla illusione e alla delusione, al vuoto interiore, alla sfiducia, al pessimismo, alla perdita del senso della vita, che Gesù Risorto, il più grande amico dei giovani, ha voluto rivelare per tenere sempre accesa la speranza.
S. Rosalia sa, carissimi giovani, che a spegnere la vostra speranza è anche il dramma della disoccupazione, che non mi stanco di definire una calamità sociale dalle imprevedibili conseguenze.
Ma anche di fronte a questa calamità S. Rosalia, mentre rinnova ogni anno alle forze politiche, economiche, sociali di ricercare insieme e trovare concordemente possibili e indifferibili soluzioni, esorta voi giovani a non scoraggiarvi, a non deprimervi, a non scendere a compromessi con organizzazioni malavitose, a non lasciarvi sedurre da chi vi lusinga con la promessa di facili ricchezze, ma a reagire, come lodevolmente hanno fatto recentemente i giovani dell’anti-pizzo, e ad essere più fiduciosi in voi stessi, mettendo insieme le vostre capacità e attitudini e competenze, come attestano non poche esperienze già attuale a Palermo e in Sicilia.
6. Come donna, S. Rosalia si rivolge a tutti, uomini e donne, perché si prenda sempre più coscienza di ciò che la donna è e rappresenta nella vita della società.
Anzitutto perché siano riconosciuti, con la sua dignità, i suoi diritti uguali a quelli dell’uomo, e poi perché cessi, una volta per sempre, la lunga e umiliante storia ‘ per quanto spesso sotterranea ‘ di soprusi perpetrati nei confronti delle donne in ogni campo, ma soprattutto in quello sessuale.
Dovete, comunque, essere voi donne le prime ad opporvi allo scempio che certa pubblicità, la pornografia e la pornovisione fanno della vostra dignità: un fenomeno avvilente che non risparmia neppure i minori.
È terribilmente in crescita in Italia il numero di reati a sfondo sessuale, come pure il dilagare della pedofilia e della prostituzione, contro la quale anche nella nostra Città sono insorti gli abitanti dei quartieri più a rischio: un fenomeno di degrado morale, tanto più grave in quanto è favorito da mariti e da padri di famiglia che, con questo turpe mercato, disonorano se stessi, tradiscono la moglie e danneggiano i figli.
Con il fulgore della sua verginità, S. Rosalia invita a riscoprire il fascino del pudore, della purezza, del dominio di sé, del retto uso della sessualità, che aiuta a sviluppare il vero rispetto di se stessi e, al contempo, rende capaci di rispettare gli altri, contro la tentazione di usare le persone come si usano le cose.
7. Come figlia di famiglia, infine, S. Rosalia esorta tutti, cittadini e istituzioni a salvaguardare la vera identità e l’autentica dignità della famiglia, fondata sul matrimonio uno e indissolubile tra un uomo e una donna. Ogni attentato alla famiglia è una minaccia per l’uomo e per la società. Tutto quello che è fatto per sostenere e proteggere la famiglia è la migliore risorsa per il futuro dell’umanità.
Per questo S. Rosalia ai legislatori e agli amministratori ricorda la necessità e l’urgenza di una politica coerente e organica a favore della famiglia, che ne tuteli i valori fondamentali, garantisca l’accoglienza e il rispetto della vita dal suo concepimento al suo termine naturale, la difenda dalla minaccia delle manipolazioni genetiche, riconosca la responsabilità dei genitori per l’educazione, la formazione e l’istruzione dei figli nella libera scelta della scuola senza aggravi fiscali, garantisca il lavoro, valorizzi quello domestico e assicuri la casa soprattutto per le famiglie nuove.
A tutte le famiglie di Palermo S. Rosalia rivolge l’esortazione a restare unite nella fedeltà all’autentico amore coniugale, elevato da Gesù alla dignità di sacramento, ad essere culle che accolgono la vita e mai tombe in cui la vita viene uccisa nel suo sbocciare col facile ricorso all’abominevole delitto dell’aborto, ad essere le prime scuole di educazione dei figli in collaborazione con tutte le altre agenzie educative a cominciare dalle parrocchie.
8. Palermo amatissima, a conclusione del 382° Festino, memoriale del trionfo della vita sulla morte, della grazia sul peccato, del riscatto sul degrado, della speranza sulla disperazione, rinnova il legame di devozione e di amore con la Santuzza che da secoli veglia su di te e con la quale ami identificarti.
Ciò significa non solo esprimere l’entusiasmo popolare che ogni anno desta questo legame secolare, ma, anche e soprattutto, rinnovare l’impegno che questo legame suppone, esige e stimola, perché il Festino non sia semplicemente folklore, ma sia soprattutto memoriale: ricordo di un evento passato che illumina il presente e aiuta a costruire il futuro.
È l’impegno di rimotivare la fede nel Signore Risorto, che nella tua antica e gloriosa storia ha costituito il patrimonio più ricco della tua eredità religiosa, spirituale, culturale e morale.
È l’impegno di ridestare la speranza per non cedere allo scoraggiamento, alla rassegnazione, all’indifferenza di fronte alle pesti antiche e nuove che, al contrario, esigono sussulti sempre nuovi e decisi per combatterle con la forza degli autentici valori sociali e, ‘insieme’.
È l’impegno dell’amore vicendevole, della concordia sociale, dell’unità civica, della carità operosa, che si esprime, da parte degli amministratori, nella volontà di servirti ponendo i tuoi interessi prima e al di sopra di ogni altro interesse, e, da parte dei cittadini, nella volontà di avvertire sempre più vivo il senso civico nel rispetto delle persone, dell’ambiente, dell’igiene e delle cose.
Con questo triplice impegno, Palermo amatissima, guarda fiduciosa in avanti, prendi il largo, avanza nel futuro che auguro migliore del presente.
Non sei sola. Con te è la tua Santuzza. Affidati a lei. Lasciati guidare da lei e dai valori evangelici da lei testimoniati: danno pienezza di significato e di contenuto agli autentici valori umani.
Con questa certezza e con questo augurio, Palermo carissima, ti abbraccio e ti benedico nel Signore, mentre ancora una volta esclamo anch’io: ‘Viva Palermo e Santa Rosalia’.