Esequie don Giacomo Ribaudo

Chiesa S. Giuseppe -Villabate
14-10-2024

Chiesa S. Giuseppe

Villabate – 14 ottobre 2024

Omelia

 

La pagina del Vangelo che è stata proclamata ieri (Mc 10,17-30), XXVIII Settimana del T.O. (Anno B), getta luce su volto di p. Giacomo Ribaudo, su p. Giacomino, come ora lo vogliamo amabilmente continuare a chiamare.

Il Vangelo ci pone dinanzi allo sguardo di Gesù. Per tre volte si fa riferimento allo sguardo di Gesù: quello rivolto all’uomo ricco, ai discepoli e a Pietro.

Mi ha colpito la sottolineatura di Marco sullo sguardo di Gesù e mi ha suscitato la domanda sullo sguardo di p. Giacomino, facendomi individuare un triplice suo sguardo:

Lo sguardo dall’Alto: e cioè del primato del regno: vivere la vita a partire dai beni promessi da Dio, da ciò che si spera. Aperti al dono della grazia che opera tramite le fede. “Ereditare la vita eterna”. “Entrare nel regno di Dio”.

Lo sguardo da bambino: accogliere il Regno come un dono. Finiva così la pagina evangelica proclamata domenica scorsa: “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso” (Mc 10,15).

Lo sguardo del e dal povero: libero dall’illusione di un bene costruito con le proprie mani e dall’idolatria dei beni. Come suggerisce Gesù a questo uomo ricco del Vangelo perché si spogli della falsa sicurezza dei beni su cui confidava più di Dio che egli crede – illudendosi – di servire praticando la lettera della Legge.

Lo sguardo di p. Giacomino: discepolo-prete dallo sguardo dall’Alto, da bambino, da povero. Credo che si possa chiaramente affermare che la sua vita ha riconosciuto e confessato l’unico “Buono”. E che abbia percorso l’unica via per entrare nel Regno! Icona di Dio che ama tutti e predilige i poveri.

Ma il triplice sguardo di Gesù: profondo, che ama, interroga o orienta perché si guadagni nella vita lo sguardo dall’Alto, mi ha suggerito anche il tratto del ministero pastorale di p. Giacomino: un vero animatore vocazionale.

Egli ha guardato e voluto il mondo come lo vede e lo vuole Dio. Ha assunto lo sguardo di Dio sulla storia degli uomini. La storia concreta che si vive con gli uomini e le donne che camminano per le strade del mondo, con quanti la Chiesa affida alla cura dei ministri ordinati. E a questo ha chiamato altri: ad avere lo sguardo di Dio sul mondo.

PiccoloPovero. La logica ‘altra’ del Regno che spinge da dentro. È il volto della Chiesa che il Concilio Vaticano II – il più grande evento dello Spirito del nostro tempo, come lo hanno definito Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – ha disegnato: umile segno del Regno, piccola, senza nessuna supponenza, povera per essere ricca solamente dell’Evangelo che serve con gioia e fedeltà. Una logica e postura umana assimilata attraverso un’intensa relazione con Dio, nell’ascolto della sua Parola, nel dialogo assiduo con Lui. Dialogo performante. Che ti cambia appunto la postura umana, la logica. Che ridisegna un vissuto umano impregnato di Dio. Una postura umana che dice e fa trasparire la postura divina. Un prete, p. Giacomino, secondo lo spirito del Concilio, di grande fede, di una fede che è relazione stabile; che fa stare alla presenza del Signore h24; una relazione che sostiene con intelligenza, sapienza e discernimento la lettura della storia, dei segni dei tempi e tutte le relazioni: con sé stessi, nella Chiesa, con gli altri, con la polis.

Ieri sera un fratello in Cristo che ho salutato qui a S. Giuseppe alla fine della messa mi ha detto che p. Giacomino non ha costruito solamente questa chiesa fatta di cemento e pietre ma soprattutto ha costruito la Chiesa fatta da pietre vive compaginata dal cemento dello Spirito, uomini e donne che hanno consapevolezza di essere Chiesa nel mondo, nella storia, con l’impegno di essere segno della misericordia di Dio, nella ferialità della vita e, dunque, efficaci artigiani della trasfigurazione della storia. Spingeva a guardarsi dentro e a interrogarsi su cosa davvero cerchiamo mentre camminiamo dietro a Cristo, su quale Regno e quale vita desideriamo: quale città umana vogliamo costruire in vista di quella eterna.

Era questo il fondamento dell’impegno sociale di p. Giacomino. Un ‘visionario’ a partire da quello che contemplava. Per questo aveva il desiderio di rinnovare questa Terra, questa Storia, la Città umana dove ha vissuto il suo ministero presbiterale, proprio perché contemplava la Terra nuova, i Cieli nuovi. Respirava già il Regno, in ogni suo respiro umano, in ogni respiro degli uomini e delle donne che dall’eternità il Signore gli aveva affidato.

La cura pastorale, la carità pastorale instancabile e creativa di p. Giacomino ha qui il suo fondamento. Nessuna etichetta gli si può affibbiare. Lui non lo sopportava. È un vero discepolo-prete. Un discepolo-ministro-servitore del Vangelo, un ‘diacono’ del Regno. Sulle sue labbra gli si addicono queste parole di Gesù, divino Banditore del Regno: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15).

Affidiamo p. Giacomino alla misericordia del Signore, lo purifichi il suo sguardo d’amore da ogni umana fragilità che anche lui ha conosciuto come essere fatto di terra. Noi lo affidiamo al Padre di tutte le Misericordie certi che fino alla fine p. Giacomino è rimasto con le braccia aperte e gli occhi capaci di stupore, come gli occhi di un bambino che attende lo svelamento del dono. Con gli occhi del povero che sa che Dio apre la mano e sazia la fame di vita eterna di ogni vivente (cfr Sal 144,16).