Omelia
Maria Mattarella, donna di solida e profonda fede – fede assimilata dallo sguardo interiore che innervava tutta la sua esistenza –, Lei stessa più di tutti, ci rende ancora partecipi, come già nella prova della malattia, della luce della speranza e della consolazione in cui ormai è immersa, da Lei già pregustata lungo il corso della sua vita.
La sua robusta formazione religiosa è il segreto della sua nobile e attrattiva postura umana, di donna, di sposa, di madre, di professionista, di cittadina, di condiscepola di Cristo, di amica.
Voi, carissimi Giovanni e Piersanti, eterna preziosa eredità della vostra amata mamma Maria, Voi stimati congiunti, porzione prediletta dei suoi affetti più cari, veri e santi, e Voi suoi amici e colleghi, certamente riconoscerete tratteggiato nelle semplici e pregnanti parole di Tommaso Moro – composte oltre cinquecento anni fa, ma oltremodo efficaci in questa nostro tempo –, il suo amabile, nobile profilo di donna e di donna laica-cristiana, di fedele-laica testimone di Cristo nell’altare della vita: «Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”». È quanto in altri termini comunica l’Apostolo Paolo ai Corinti, parlando della relazione dei discepoli e delle discepole con il Signore, attraverso l’immagine della donna non sposata, per esortarli a non essere distratti, tirati qua e là, preoccupati, divisi interiormente (1Cor 7, 32: a-merimnous).
In Maria Mattarella traspariva quello che l’Apostolo Pietro nella sua Prima Lettera chiama «l’uomo nascosto del cuore» (3,4). La sua vita – sposa, madre, professionista a servizio della Regione siciliana –, come anche il suo morire, sembrano rispondere sommessamente alla domanda: cosa vuol dire essere fedeli laici cristiani? Cosa significa testimoniare Cristo nel tratto del travaglio della storia, «della pesante situazione» (1Cor 7,26) che si attraversa – come si esprime S. Paolo immaginando l’imminente Parusia del Signore – prendendo parte agli eventi lieti e struggenti della propria famiglia di sangue e della famiglia umana cha abita la Casa comune, la Città e il Mondo?
Gli eventi che hanno riguardato Maria Mattarella come componente di una famiglia della Palermo di quell’incipiente 1980 che tante verità e domande porta ancora in sé eclissate. La famiglia di Piersanti Mattarella, mentre si recava alla Messa dell’Epifania del Signore – non certamente per abitudine religiosa o per parvenza sociale – e che vedeva, su mandato mafioso, freddare con efferata brutalità il marito e il padre, il congiunto e l’amico, avvocato e assistente ordinario di Diritto privato, Presidente della Regione Siciliana, fulgido testimone di una coscienza indefettibile illuminata dalla fede cristiana. Amante dello Stato e della sua Costituzione. Politico «intento a pensare e realizzare riforme destinate a rendere più efficaci le istituzioni e, dunque, a renderle più credibili e amabili da parte dei cittadini» (P. Castagnetti). Audace uomo di governo che respingeva, stanava e combatteva le collusioni tra mafia e politica, in un momento complesso per la politica siciliana, nazionale e mondiale.
Per la commemorazione del prof. Giuseppe Lazzati a un anno dalla morte, il Card. Martini si chiedeva: «Chi è il discepolo, chi è il cristiano, uomo e donna, che matura in un cammino spirituale?». E affermava: «Possiamo ora rispondere che è colui che non pretende di andare oltre le proprie possibilità ma che fa ciò che è in suo potere con tutto sé stesso, con originalità, dedizione, disinteresse, identificandosi con Gesù, anche senza pensarci molto, perché è il Signore stesso che lo trascina nel suo vortice spirituale» (C.M. Martini, 1988).
Servire il mondo è il compito di tutti i credenti, anche di quelli che non sono direttamente impegnati nelle realtà temporali. In definitiva “essere cristiani” significa, secondo l’etimologia greca, essere testimoni, martiri. Termine che ormai connota esclusivamente la testimonianza estrema dell’effusione del sangue a causa della giustizia o in odium fidei. Ma esiste un’inscindibile corrispondenza fra cristiano e testimone. Fra cristiano e martire. Nel suo riferimento obiettivo a Gesù Cristo, nel suo essere battezzata, cristiana consapevole, Maria Mattarella è stata anche lei ‘martire’, unita alla testimonianza, al martirio del padre Piersanti. Testimone con e come lui, ‘martire’ come lui nelle pieghe della vita familiare, sociale e civile. Fulgida espressione della vera cristiana, della fedele laica cristiana. La sua formazione religiosa, il suo essere cristiana l’ha portata a definire e a vivere un rapporto virtuoso tra fede e vita, tra fede e mondo, tra fede e professione, tra fede e cittadinanza.
Maria Mattarella è una cristiana testimone-martire, afferrata da Cristo, nell’attesa della manifestazione della sua gloria, quando ogni cosa sarà trasformata nel Regno di Dio, poiché il cristiano di una cosa è certo: che «passa infatti la figura di questo mondo!» (1Cor 7,31). Quando questa storia sarà vagliata definitivamente sul criterio delle Beatitudini evangeliche, criterio illogico per la sapienza di questo mondo, assuefatto da «quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”» e che si organizza oltre che in perniciose forme mentali anche in vere e proprie strutture perverse di potere e di peccato. Parole che sembrano essere così paradossali e inattuali, ma che continuano a rendere presente la logica di Dio in mezzo alle donne e agli uomini del nostro tempo, così diversa da quella mondana. Maria Mattarella, è una donna che ha guardato alla storia e ha vissuto la responsabilità della storia con gli occhi di Dio, con la logica delle Beatitudini. Le Beatitudini per i cristiani sono il metro ultimo e definitivo della storia. Il libro della storia non sarà aperto e letto dai potenti, dai grandi, dagli oppressori, dai calunniatori, ma da quanti si sono mantenuti giusti, dagli operatori di pace, dai ricercatori della giustizia, dai miti, dai puri di cuore, da chi non ha un cuore doppio, avvezzo al compromesso, alla idolatria del denaro e dell’io voraginoso. Da chi ha un cuore nobile, limpido e retto come quello di Maria Mattarella, degna figlia e ‘con-martire’ di Piersanti.
“Rallegrati ed esulta”, ti dice ora il tuo Signore, “perché, ecco, la tua ricompensa è grande nel cielo” (cfr Lc 6,23).