(La Stampa / Domenico Agasso) Il Pontefice lancia un nuovo giro di vite per la trasparenza finanziaria Oltretevere. Dopo il codice su appalti e i contratti, vara un’altra legge anti-corruzione: i dirigenti vaticani, compresi i cardinali capi dicastero o responsabili di enti, e gli amministrativi, devono ora sottoscrivere una dichiarazione nella quale attestano di non avere condanne o indagini per terrorismo, riciclaggio, evasione fiscale. Non potranno avere beni nei paradisi fiscali o investire in aziende che operano contro la Dottrina sociale della Chiesa. Ed è proibito a tutti i dipendenti accettare regali superiori a 40 euro. È quanto stabilisce la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio di papa Francesco con disposizioni sulla trasparenza nella gestione della finanza pubblica.
La legge arriva proprio nei giorni in cui Moneyval, il comitato di Strasburgo che valuta la trasparenza delle finanze degli Stati, dovrà pronunciarsi sui progressi in questo campo fatti dalla Santa Sede ed eventualmente promuoverla nella white list.
Alle norme sugli appalti si aggiungono ora regole che riguardano tutti i livelli dirigenziali della Santa Sede e tutti coloro che svolgono funzioni di amministrazione attiva, giurisdizionali o di controllo. Prima di assumere l’incarico, e successivamente ogni due anni, dovranno firmare una dichiarazione nella quale assicurano di non avere riportato condanne definitive, di non essere sottoposti a processi penali pendenti o a indagini per corruzione, frode, terrorismo, riciclaggio, sfruttamento dei minori, evasione o elusione fiscale, nella Santa Sede ma anche in qualsiasi altro Stato. Dovranno attestare anche di non detenere contanti o investimenti, neanche per interposta persona, in paesi ad alto rischio di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, in paradisi fiscali o partecipazioni in aziende che operino contro la Dottrina sociale della Chiesa. Dovranno assicurare che tutti i beni, mobili e immobili, di loro proprietà o anche solo detenuti, come pure i compensi di qualunque genere percepiti, hanno provenienza da attività lecite. Ed è infine vietato – e questa novità riguarda tutti i dipendenti della Curia romana, dello Stato della Città del Vaticano e degli enti collegati – accettare, in ragione del proprio ufficio, «regali o altre utilità» di valore superiore a 40 euro.
Le nuove regole, dopo quelle del codice su appalti e i contratti, si sono rese necessarie perché «la corruzione può manifestarsi in modalità e forme differenti – sottolinea Jorge Mario Bergoglio – anche in settori diversi da quello degli appalti e per questo le normative e le migliori prassi a livello internazionale prevedono per i soggetti che ricoprono ruoli chiave nel settore pubblico particolari obblighi di trasparenza ai fini della prevenzione e del contrasto, in ogni settore, di conflitti di interessi, di modalità clientelari e della corruzione in genere».
La Segreteria per l’Economia potrà eseguire controlli sulla veridicità delle dichiarazioni dei dirigenti e la Santa Sede, in caso di dichiarazioni false o mendaci, potrà licenziare il dipendente e chiedere i danni eventualmente subiti.
Il Motu Proprio inizia con l’affermazione di Francesco secondo cui «la fedeltà nelle cose di poco conto è in rapporto, secondo la Scrittura, con la fedeltà in quelle importanti».